STANISLAO AUGUSTO (Stanisław August) Poniatowski, re di Polonia
Nato il 17 gennaio 1732 a Wolczyn nel voivodato di Brześć (nad Bugiem), morto a Pietroburgo il 12 febbraio 1798. Figlio di Stanislao P. (v.) che, pur appartenendo alla media nobiltà, era riuscito a crearsi una ragguardevole posizione politica e sociale, e di Costanza Czartoryska, sorella di Michele, cancelliere lituano, e di Augusto, voivoda ruteno (v. czartoryski), St. A. ebbe un'educazione accuratissima, schiettamente occidentale. Dal 1748 al 1764 visse più all'estero che in patria. In questo periodo partecipò anche, di tanto in tanto, ma più per volontà del padre che per ambizione personale, alle faziosità politico-elettorali (a diciotto anni era già deputato alla dieta) della Polonia, ancora "sarmatica" dei tempi di Augusto III; con passione invece, e con adesione completa di sé stesso, prese parte alla vita mondana e culturale dell'Occidente. E ovunque, a Potsdam e a Dresda, a Vienna e a Parigi - il giovane St. A., bello, elegante, colto, conoscitore perfetto delle principali lingue europee, fu bene accolto alle corti e più ancora nei salotti (M. me Geoffrin conservò sempre una materna simpatia per il suo pupillo). A Londra poi egli ebbe occasione di conoscere e di ammirare le istituzioni liberali del paese e di comprendere, meglio che altrove, l'importanza delle industrie e del commercio. Nel 1755 la "famiglia" Czartoryski, in cerca di relazioni e appoggi esteri, dopo avergli procurato una modesta carica lituana, lo mandò a Pietroburgo, aggregandolo all'ambasciatore sir Hanbury Williams, col quale egli era già da tempo in rapporto di buona amicizia. E fu proprio per l'intervento di questo abile diplomatico che St. A., poco dopo il suo arrivo nella capitale russa, divenne l'amante di Caterina, moglie dell'erede al trono. Questo amore, il più grande e più costante di una vita ricca di galanti avventure, ingrandito dall'ammirazione, altrettanto costante, per la futura zarina, divenne l'avvenimento decisivo della sua vita. Caterina procurò a St. A. la nomina di ambasciatore sassone alla corte russa e lo immischiò negl'intrighi suoi e del cancelliere Bestužev contro Elisabetta. Quando però questi intrighi divennero di dominio pubblico, ella non esitò a sollecitare l'allontanamento da Pietroburgo del suo favorito, che nel 1758 dovette ritornare in Polonia.
Negli avvenimenti che si susseguirono in Russia St. A. non ebbe più alcuna ingerenza, e poca ne ebbe anche nelle agitazioni politiche dei Czartoryski, che non esitarono più ad appoggiare sull'aiuto militare russo la loro aspirazione al trono e i loro progetti di riforma costituzionale. Ma nell'agosto del 1762 St. A. ebbe una notizia rassicurante da Caterina: il suo ambasciatore avrebbe fatto il possibile per procurargli la corona polacca. Poco dopo anche Federico II, che non aveva simpatie né per i Czartoryski né per le loro riforme, manifestò la sua preferenza per il candidato meno pericoloso e certamente più malleabile di Augusto Czartoryski o di suo figlio Adamo. La "famiglia", pur essendo riuscita proprio allora ad accaparrarsi in Polonia quasi tutto il potere, dovette inchinarsi al volere concorde dei due potenti vicini: il 7 settembre 1764 St. A. fu eletto re a unanimità.
Le ulteriori vicende della sua vita sono strettamente connesse alle sorti della Polonia (v. polonia: Storia): animato di buona volontà, spesso abile e talvolta persino intraprendente, ma quasi sempre incerto di sé e nei momenti decisivi, di fronte alla tutela russa (dalla quale, dissipatore impenitente, dipendeva anche finanziariamente) e al controllo prussiano, più servo che padrone, St. A. non seppe impedire lo sfasciarsi a tappe dello stato polacco, e anzi, con il suo comportamento oscillante, ne fu in alcuni momenti lo strumento involontario. Ma nello stesso tempo spetta a lui in primo luogo il grande merito dell'enorme progresso compiuto dalla Polonia, durante il trentennio del suo governo, nel campo amministrativo, sociale e soprattutto culturale. Nel periodo anteriore alla prima spartizione (1772) e in quello tragico che a breve distanza (1793, 1795) condusse alle due spartizioni successive, si manifestarono soprattutto le qualità negative di St. A.; tra il 1772 e il 1791 rifulsero invece, in condizioni pur sempre difficilissime, anche le sue doti migliori. Il Consiglio permanente dove egli, contro la volontà della Russia che lo aveva istituito a controllo del re e della dieta, era riuscito, con tatto e accortezza, ad assumere una posizione preponderante - assicurò al paese, che via via andava raccogliendosi intorno al re, un periodo di relativa pace e benessere, con opportune riforme nell'amministrazione delle città; con un fecondo, anche se affrettato, impulso dato alle industrie; con la riorganizzazione dell'esercito e con un lieve miglioramento del bilancio. La Commissione educatrice rinnovò completamente l'istruzione e introducendo la lingua polacca nell'insegnamento secondario accelerò il formarsi di una coscienza nazionale. Le regolari riunioni private presso il re, i cosiddetti pranzi del giovedì, costituirono una specie di accademia, con animate e fertili discussioni su ogni branca, delle lettere e delle arti. Rifiorirono, così, la letteratura e la storiografia, ambedue con chiara impronta illuministica; il mecenatismo del re fece accorrere in Polonia artisti stranieri (v. polonia: Arte); e, quello che più importa, ci si avviò in Polonia a un'ardita riforma della struttura politica e sociale (Dieta dei quattro anni, 1788-1792). Ma la proclamazione della costituzione del 3 maggio (1792) ebbe esito fatale: nella guerra che ne seguì tra gl'innovatori da un lato, gli elementi conservativi e l'esercito russo dall'altro, il re, scoraggiato, finì con schierarsi con i confederati di Targowica. A nulla valsero i suoi tentativi di resistenza alla dieta di Grodno, convocata per ratificare la seconda spartizione. La sorte dello stato e di St. A. era suggellata. Nell'insurrezione di Kościuszko, il re non ebbe che la parte di uno spettatore passivo. Per ordine di Caterina dovette abbandonare Varsavia e stabilirsi, in una specie di confino, a Grodno; qui, in mezzo ad angustie finanziarie, abdicò il 25 settembre 1795. Dopo la morte della zarina, sua protettrice e tiranna, fu costretto, per invito dello zar Paolo, a ritirarsi a Pietroburgo, dove morì di colpo apoplettico.
Bibl.: La bibl. intorno all'epoca di St. A. è ricchissima. Fra le opere polacche vanno rilevate T. Korzon, Wewnétrzne dzieje Polski za A. Augusta (Storia interna della Polonia durante A. A.), voll. 6, Varsavia 1897-1898; W. Kalinka, Sejm Czteroletni, voll. 3, Cracovia e Leopoli 1880-1898. In traduz. italiana, O. Forst de Battaglia, Poniatowski, l'ultimo re di Polonia, Milano 1930. Inoltre: S. Askenazy, Die letzte poln. Königswahl, Gottinga 1895.