stagno
Il fratello del piombo
Lo stagno è un elemento metallico che in passato veniva confuso con il piombo.
È bianco – argenteo, molto malleabile, poco diffuso sulla Terra. Utilizzato fin dall’antichità, in lega con il rame dà il bronzo, mentre a contatto con l’aria si ossida e diventa inalterabile; per questo viene utilizzato in molti processi industriali, in particolare come rivestimento protettivo
Scoperto e adoperato sin dall’antichità, lo stagno era spesso confuso con un altro metallo assai conosciuto, il piombo. Il grande naturalista latino Plinio il Vecchio chiamava infatti stannum (da cui l’italiano stagno) una lega di argento e piombo, mentre lo stagno vero e proprio veniva chiamato piombo bianco, perché ritenuto una varietà di questo metallo. Questa confusione durò a lungo: i famosi soldatini di piombo in realtà erano di stagno e la celebre favola di Hans Christian Andersen, Il coraggioso soldatino di piombo, in realtà si riferiva a un coraggioso soldatino di stagno! L’equivoco nacque per aver dato troppa importanza alle apparenze: il colore bianco-argenteo dello stagno, infatti, lo rende confondibile con altre leghe o sostanze metalliche. A complicare le cose esistono più forme dello stagno: stagno grigio, stagno bianco e altre.
Quando è esposto all’aria, lo stagno reagisce con l’ossigeno ricoprendosi di uno strato di ossido che lo protegge dall’ulteriore ossidazione; a temperatura elevata brucia con una luce intensa formando un composto con l’ossigeno dell’aria (il biossido di stagno). Lo stagno è in grado di reagire anche con sostanze organiche, dando luogo a composti che trovano numerose applicazioni pratiche nell’industria e nell’agricoltura.
Lo stagno è piuttosto scarso e poco diffuso sulla crosta terrestre; la sua principale fonte naturale è un minerale chiamato cassiterite (denominata anche pietra di stagno, costituita dal biossido di stagno), dalla quale si estrae per riduzione e fusione o per mezzo dell’elettricità (elettrolisi).
Fin da epoche antichissime lo stagno ha dato luogo a consistenti attività di produzione mineraria e metallurgica, così come ha alimentato significativi flussi commerciali. All’inizio del 19° secolo la produzione e la lavorazione dello stagno era quasi esclusivamente concentrata nel Regno Unito, poi venne trovato in Malesia, Australia, Indie Olandesi, Bolivia, India, Cina, Sudafrica, Congo, Nigeria.
Lo stagno è molto ricercato e utilizzato in numerosi processi industriali: nella fabbricazione della latta utilizzata per i contenitori dei prodotti alimentari, nella metallurgia speciale e nell’industria chimica. Lo stagno è usato principalmente per ricoprire, a scopo protettivo, superfici di acciaio, di rame e di altri metalli con un’operazione chiamata stagnatura, allo scopo di proteggerle dagli agenti atmosferici o da altre sostanze e di prevenirne l’ossidazione; oppure è usato in lega con il piombo per saldature elettriche e idrauliche per mezzo della brasatura, in cui a fondere è soltanto la lega di stagno che, raffreddando, mantiene unite le parti metalliche.
Lo stagno è utilizzato anche per la preparazione di leghe, la più celebre delle quali è quella col rame, chiamata bronzo, adoperata sin dall’epoca che prende il suo nome, cioè l’Età del Bronzo. Altre leghe importanti sono quelle già citate stagno-piombo, stagno-piombo-antimonio (per i cuscinetti a sfera), stagno-titanio (per l’industria aeronautica).
Fino a pochi anni fa il mestiere dello stagnino o stagnaio era assai diffuso.
Era esercitato da artigiani ambulanti che ripristinavano le coperture in stagno dei manufatti di altri metalli (ferro, rame) o che saldavano con lo stagno parti di oggetti meccanici o idraulici, anche di uso comune.
La stagnina, invece, è un recipiente in latta o in lamiera stagnata, di forma simile a un bricco, con beccuccio a cannello, in cui si tiene l’olio per gli usi di cucina. È molto diffusa nelle case, soprattutto in quelle regioni d’Italia dove si fa grande uso dell’olio d’oliva.