stagno
Metallo bianco con riflessi argentei, è molto malleabile, facilmente lavorabile a freddo e poco resistente alla trazione. Fonde a 231,9 °C e bolle a 2270 °C; all’aria si ricopre di uno strato di ossido che lo protegge dall’ulteriore attacco e, a temperatura elevata, brucia con luce intensa formando il biossido. Esiste in più forme allotropiche: lo s. grigio α (densità 5,77 g/cm3), lo s. bianco β (densità 7,29 g/cm3; si tratta dello s. comunemente in commercio), lo s. γ (densità 6,54 g/cm3). Poco diffuso in natura (costituisce il 4·10−3 della crosta terrestre), si trova soprattutto sotto la forma di ossido (cassiterite, SnO2).
Lo s. mostra comportamento anfotero e può presentarsi con valenza 2 o 4: nel primo caso si hanno i composti stannosi e gli stanniti; nel secondo, i composti stannici e gli stannati.
Per la sua inalterabilità all’aria e la sua resistenza all’attacco di molte sostanze chimiche, lo s. è usato principalmente per rivestire, a scopo protettivo, acciaio, rame e altri metalli e per la preparazione di leghe. L’operazione più frequente di stagnatura è quella effettuata nel ferro dolce per ottenere la latta; la più antica è quella del rame, che risale perlomeno alla civiltà etrusca. Per quanto riguarda le leghe, lo s. ne forma diverse d’interesse tecnologico: leghe antifrizione, bronzi (rame e s.), leghe per saldatura, per rivestimenti superficiali, per caratteri di stampa, peltri e altro ancora. Lo s. è impiegato nell’industria elettrica per la stagnatura dei fili conduttori; nell’industria chimica per la costruzione di apparecchiature e la preparazione di pigmenti; nell’industria farmaceutica per la creazione di tubi e recipienti; nell’industria meccanica per placcature, rivestimenti di materiali ferrosi e così via. Lo s. viene utilizzato in metallurgia anche per la sinterizzazione delle polveri di ferro e per migliorare la struttura molecolare delle ghise in particolari applicazioni (per es., nella costruzione dei monoblocchi dei motori automobilistici).
Per la produzione dello s. si ricorre principalmente al minerale cassiterite, che viene macinato e lavato (per eliminare la ganga, complesso dei minerali non utilizzabili), quindi sottoposto a una cernita magnetica per separare i composti del ferro e infine a un arrostimento. Da un ulteriore passaggio in un forno (1200-1300 °C) risulta una scoria ricca di s., che viene rimessa in ciclo. Lo s. grezzo così ottenuto è successivamente affinato. ● Lo s. può anche essere recuperato dai rottami di latta, sia per elettrolisi (i rottami di latta costituiscono l’anodo di un bagno elettrolitico con un catodo di ferro e una soluzione di soda e soda caustica per elettrolita), sia per azione di una corrente di cloro sui rottami di latta preessiccati, da cui si forma tetracloruro di stagno.
Nel 2010 la produzione di s. è stata di 261.000 t, lievemente in calo rispetto alla quota raggiunta alla metà della prima decade del 21° sec. (300.000 t), ma sempre in netto incremento se confrontata con la produzione degli anni 1990. La Cina (115.000 t) è il principale produttore ed esportatore mondiale; il secondo posto spetta all’Indonesia (60.000 t) e il terzo al Perù (38.000 t). Seguono Bolivia (16.000 t), Brasile (12.000 t) e la Repubblica Democratica del Congo (9000 t). Particolarmente sensibile è la divaricazione tra le aree di produzione e quelle di consumo e sono pertanto molto sostenuti gli scambi internazionali.