STAFFARDA (A. T., 24-25-26)
Paese del Piemonte (provincia di Cuneo), frazione del comune di Revello, con 302 ab. (1931); sorge a 269 m. s. m., presso la riva sinistra del Po, circa 12 km. a NNO. di Saluzzo.
L'abbazia di Staffarda fu fondata verso la metà del sec. XII da Manfredo I, allora marchese del Vasto. La chiesa, recentemente restaurata, è nel solito schema cisterciense; ha le tre navate in vòlte a crociera, il transetto in vòlte a botte; è preceduta da un nartece di forme gotiche.
Sul chiostro, assegnabile alla fine del sec. XIII o principio del XIV, s'apre la sala capitolare, di forme decisamente gotiche.
Nella chiesa esisteva un tempo un coro ligneo, ora asportato e diviso fra la chiesa di Pollengo e il museo civico di Torino: le sue parti migliori sono di stile gotico francese tardo; ma la sua esecuzione dovette protrarsi per circa un secolo, fino al principio del Cinquecento, partecipandovi artisti di varie tendenze. Nella chiesa rimane tuttora il pulpito compagno degli stalli, e un'ancona lignea scolpita e dorata, recante la data 1533, munita di sportelli dipinti, firmati Paschalis Odonis de Trinitate (Savigliano), 1531.
Bibl.: G. Casalis, Dizionario geografico degli stati del re di Sardegna, Torino 1850, XX; D. C. Finocchietti, Il coro dell'abbazia di Staffarda, in L'arte in Italia, VI (1872), p. 121; F. Gabotto, G. Roberti, D. Chiattone, Cartario dell'abbazia di Stoffarda fino all'anno 1313, in Bibl. Soc. storica subalp., XI-XII (1901-1902); A. K. Porter, Lombard Architecture, New Haven 1917, I, p. 179 e III, p. 440; A. Bonino, I restauri dell'Abbazia di Staffarda, in Miscell. art. prov. di Cuneo, 1927, p. 133 segg.; C. F. Savio, L'abbazia di Staffarda, Torino 1932.
La battaglia di Staffarda. - Combattuta il 18 agosto 1690 fra un esercito austro-piemontese (15 mila uomini) capitanato da Vittorio Amedeo di Savoia e uno francese (12.000 uomini circa) agli ordini del Catinat. Il duca di Savoia, lungamente incerto fra la Francia e la lega di Augusta, risoltosi a far causa comune con i nemici di Luigi XIV, dopo aver fatto arrestare l'ambasciatore francese in Torino, mosse con l'esercito dei collegati, lievemente superiore di numero, contro il Catinat in marcia dal Piemonte meridionale su Torino. L'incontro degli avversarî avvenne presso l'abbazia di Staffarda, fra il Po e il torrente Giandone. Da ambo le parti si combatté valorosamente, ma le schiere del duca di Savoia ebbero la peggio, sopraffatte dalla manovra aggirante del Catinat e da un audace schieramento dell'artiglieria francese. La ritirata dei collegati su Torino fu protetta dall'azione di alcuni reggimenti di cavalleria, che manovrarono animosamente agli ordini del giovane principe Eugenio di Savoia. Il Catinat, uniformandosi alle istruzioni di Parigi, fece saccheggiare Saluzzo e i borghi vicini e infierì crudelmente contro gruppi di contadini che mostrarono velleità di resistenza. Gli Austro-Piemontesi perdettero circa 4000 uomini, lievissime furono le perdite nel campo opposto.