STADIO (στάδιον, stadium)
Prende tale nome il luogo, usato originariamente nelle gare di atletica, in cui la pista per le corse podistiche aveva la lunghezza di uno stadio (= 6oo piedi). Questa distanza, pur rimanendo costante il numero dei piedi, è assai variabile a causa del diverso valore delle varie unità di misura: si hanno, pertanto, nella lunghezza della pista, oscillazioni che vanno dai 178,35 m (Delfi), ai 184,96 (Atene), ai 191,27 (Olimpia).
È la stessa sua destinazione che condiziona la forma dello s., in origine semplice area pianeggiante, in seguito quadrangolo addossato con uno dei lati alle pendici di un colle (Coo, Efeso) e sorretto da contrafforti (Delfi, Delo, Mileto, Rodi), a volte tra due pendii più o meno naturali i quali fornivano un conveniente punto di vista per gli spettatori (Atene, Epidauro, Istmo di Corinto, Magnesia al Meandro, Messene).
Nella piena età ellenistica, lo s. si fissa nella forma di rettangolo allungato, con il lato corto di partenza rettilineo ed il lato opposto di arrivo curvilineo (σϕενδόνη). A questa forma, che peraltro subisce localmente delle varianti (lati lunghi leggermente incurvati a Delfi; ambedue i lati brevi curvilinei ad Afrodisiade, Laodicea e Nisa, ecc.) si ricollega in età romana l'architettura degli s., i quali, al pari di teatri ed anfiteatri, sono generalmente costruiti in pianura ed hanno le gradinate sorrette da vòlte ed arcate (Afrodisiade, Aizani, Laodicea, Perge, ecc.). La pista, che rimase sempre in terra battuta, è delimitata da una soglia in pietra (Olimpia, fase ellenistica), da una zoccolatura (Delfi), o da un parapetto (Atene, ricostruzione di Erode Attico). Sui lati lunghi corre a volte un euripo (Olimpia), in cui alcune vaschette, inserite alla distanza di 50 piedi (Epidauro), suddividono i sei πλέϑρα indicati dà cippi lignei o marmorei. La larghezza della pista oscilla tra i 17,50 m (Delo) e i 44 m (Nisa) ma generalmente si aggira intorno ai 30 m, su una misura di 100 piedi. La partenza (ἄϕεσις) era segnata, nella sua forma più antica, da una linea tracciata sul terreno e da una serie di blocchi lapidei recanti i fori per l'inserzione di pioli (Delfi, Epidauro, Mileto, Olimpia, Priene), disposti ad una distanza media oscillante intorno a m i1,5o; al centro rimaneva uno spazio maggiore destinato probabilmente al giudice di partenza (m 2,36 a Priene). Ad Olimpia, Epidauro, Delfi si sono trovate delle soglie lapidee incise con due linee che dovevano servire per la partenza degli atleti; in base a quanto si conosce negli S. di Olimpia (fase del IV sec. a. C.) e di Epidauro si potrebbe pensare che l'arrivo fosse in genere negli S. antichi uguale alla linea di partenza e che ἄϕεσις e τέρμα fossero dunque reversibili. Nel tardo ellenismo alla semplice incisione sulla soglia lapidea si sostituiscono veri e propri dispositivi di partenza (Coo, Priene, Mileto) che presuppongono un meccanismo per lo scatto simultaneo di tutti i concorrenti (ὕσπληξ: talvolta con tale nome si designò tutta l'aphesis. Cfr. Liddel-Scott, Greek English Lexicon, s. v.; v. inoltre E. N. Gardiner, in Journ. of Hell. St., xxiii, 1903, p. 263). In particolare ad Olimpia (21 blocchi di partenza contro 20 di arrivo) ad Epidauro e a Mileto sembra di poter riconoscere un apprestamento per la gara del δίαυλος. Un dispositivo di partenza insolito è quello rinvenuto nel più antico S. dell'istmo di Corinto, recentemente scavato nella zona S-E del santuario di Posidone. Si tratta di un congegno (βαλβίς ovvero ἀϕετηρίαν, in Scol. ad Aristoph., Caval., 1169) desinente in una trave di legno, disposta trasversalmente alla pista, che veniva fatta cadere al momento della partenza.
Nei primi s. il posto per gli spettatori è costituito da gradoni, intagliati nella roccia (Marathos) o in terra battuta (Epidauro), o dal semplice pendio naturale o artificiale del terreno circostante la pista (Olimpia). Ancora in età ellenistica in alcuni S. le zone provviste di vere e proprie file di sedili (prima di legno e poi di pietra) sono limitate e in particolare alla tribuna dei giudici di gara. Ad Olimpia una simile situazione perdura fin nel II sec. d. C. (Paus., vi, 20, 5 ss.).
Assai varia è comunque la disposizione e il numero delle gradinate le quali possono essere limitate ai lati lunghi (Epidauro, Mileto) o seguitare in una σϕενδόνη (Eraclea Salbake, Magnesia al Meandro, Perge) o in ambedue nel caso i lati corti dello S. siano entrambi curvilinei (Afrodisiade, Laodicea e Nisa). Ovvero possono essere in numero diverso o mancare in uno dei lati lunghi (Kibyra, Priene, Coo). La pendenza delle scarpate oscilla tra il 17 e il 50%. In età romana, come si è già accennato, l'architettura degli S. subisce una radicale modificazione: le gradinate vengono sostruite artificialmente e divise in settori più o meno regolari con ingressi e scale autonome. È questo il tipo di costruzione comune a gran parte degli S. dell'Asia Minore: ivi molto spesso la mancanza di edifici adatti fa sì che alle gare di atletica si aggiungano negli s. audizioni musicali, venationes e giochi gladiatori. In alcuni S. (Laodicea, Efeso, Perge, Aspendos, Afrodisiade) si sono rinvenuti dei muri che limitano l'arena appunto in funzione di simili manifestazioni. In relazione a questa così varia utilizzazione è la frequenza di S. nell'Oriente greco-romano e la capienza eccezionale accertata per alcuni di essi (più di 30.000 spettatori ad Afrodisiade, Laodicea e Nisa, città che oltretutto si trovano nella stessa regione) di fronte al loro ridotto numero nell'ambito occidentale.
È da ricordare infine che S. furono costruiti (o ebbero nuove fasi costruttive) anche in età tardo-antica e bizantina (Antiochia sull'Oronte, Efeso).
Città per le quali è accertata l'esistenza di uno stadio: Afrodisiade. Lunghezza e larghezza totali m 273,80 × 85. La pista misura m 227,70 × 39 ed è lunga m 188,70 senza sphendònai. Lo s., inserito nel lato settentrionale delle mura, è una costruzione romana probabilmente della fine del I sec. d. C. In seguito la pista fu modificata presso una delle sphendònai per permettere lo svolgimento dei giochi gladiatori. Vi dovevano essere in origine 30 file di sedili con posto dunque per più di 30.000 spettatori. L. Crema, I monumenti architettonici afrodisiensi, in Mon. Ant. Linc., xxxviii, 1939, p. 240 ss.
Aigai. Lo s., posto su un terrazzamento naturale a S del teatro è complessivamente lungo m 225, largo m 20. R. Bohn, Altertümer von Aegae, in Jahrbuch, Ergänz., II, Berlino 1889, p. 46; R. Duyuran, Le rovine dell'Anatolia Occidentale, Ankara 1952, p. 45.
Aizani. Lo S. ha la pista lunga m 207,50; larga m 38,20. La lunghezza e la larghezza totali misurano rispettivamente m 221,30 e m 46,40. Uno dei lati corti è occupato da una sphendòne; l'altro è stato utilizzato per la costruzione di un teatro. Ch. Texier, Description de l'Asie Mineure, i, Parigi 1839, p. 114; Ph. Le Bas, Voyage archéologique, Parigi i888, p. 147, tav. ii.
Antiochia sull'Oronte. L'arena dello S. si estende per circa 200 metri. Gli scavi hanno dimostrato trattarsi di una costruzione bizantina riferibile alla fine del V o inizî del VI sec. d. C. Probabilmente lo S. non fu più utilizzato dopo il 526. W. A. Campbell, Antioch-on-the-Orontes. The Excavations of 1932, Princeton 1934, p. 32 ss. Sul cosiddetto "stadio olimpico" v. in E.A.A., ii, p. 654, s. v. Circo.
Apollonia ad Rhyndacus. Lo s., adagiato sulle pendici di un colle, sembra avesse due sphendònai. Dalla pianta riprodotta in Ph. Le Bas, Voyage arch., p. 38, tav. 47, sembra potersi dedurre una lunghezza superiore ai 150 m.
Aspendos. Dello s., lungo m 194,50 e largo m 28,50, restano tracce delle gradinate; il lato S non è completamente identificato. K. Lanckoronski, Städte Pamphyliens und Pisidiens, i, Vienna 1890, p. 91, tav. a p. 85.
Atene. Il primo impianto dello S. ateniese risale al 330 a. C. (Ps. Plut., Vita X orat., 841 d). Erode Attico ne rinnovò completamente le strutture ricostruendolo in marmo pentelico verso il 140 d. C. (Paus., i, 19, 6). La pista propriamente detta misura in lunghezza m 184,96 (lunghezza e larghezza complessive m 204,7 × 33,36). Vi potevano intervenire oltre 50.000 spettatori. W. Judeich, Topographie von Athen, in Handb. d. Altert., xiii, 2, 2, Monaco 19312, p. 417 ss.; P. Graindor, Herode Atticus, Il Cairo 1930, p. 182; I. Thallon Hill, The Ancient City of Athens, Londra 1953, p. 213.
Cadianda. Lo s. aveva sei ordini di sedili ed era lungo più di 100 m. Tituli Asiae Minoris, ii, 2, 1930, p. 240, tav. a p. 241.
Cirene. Nella zona N-E della città restano tracce del grande s. romano, scavato in gran parte nella roccia. Per un accenno si v. E. Ghislanzoni, Notizie archeologiche sulla Tripolitania, in Not. Arch. Minist. Colonie, i, fasc. i-ii, Roma 1915, p. 141.
Coo. Il primo s. sembra risalga all'epoca di fondazione della città (366 a. C.). È comunque nel corso della prima metà del II sec. a. C. che venne costruita l'àphesis con tutto il complesso meccanismo di partenza. In età romana fu eretta la tribuna occidentale su terreno pianeggiante mentre per tutto il periodo greco era destinato agli spettatori il solo lato lungo orientale, appoggiato alla collina. La lunghezza della pista non doveva essere superiore ai 180 m; la larghezza era probabilmente di circa 30 m. A. Neppi Modona, L'isola di Coo nell'antichità classica, in Mem. Ist. stor. archeol. di Rodi, i, Bergamo 1933, p. 164; L. Morricone, Scavi e ricerche a Coo (1935-43). Relazione preliminare, in Boll. d'Arte, xxxv, 1950, pp. 222-224.
Delfi. Lo s. è scavato a monte del recinto del santuario. Le gradinate del lato lungo N (12 ordini di gradini divisi in 12 settori), poggiano sul pendio mentre quelle del lato S erano sorrette da poderose sostruzioni. Al centro del lato N si trova la tribuna per la proedria. La pista, lunga m 178,35, è più larga al centro (m 28,50) che alle estremità (m 25,60), per permettere la massima visibilità da ogni parte delle gradinate. L'àphesis consiste di alcune lastre marmoree scanalate in cui sono segnati, dai fori per i picchetti di legno, i posti per i concorrenti. P. Graindor, op. cit., p. 188 ss. (con bibl. prec.).
Delo. Lo s. è sistemato su una terrazza sostruita ad E da un muro di granito a contrafforti esterni. Le gradinate corrono su tutto il lato lungo O; una tribunetta del lato E lunga 36 m, sporgendo nella pista (lunga 187 m e larga alle estremità 23 m) la riduce verso la metà a poco più di 17 m; R. Vallois, L'architecture hellénique et hellénistique à Délos jusqu'à l'éviction des Déliens, in Bibl. Écol. Franç., CLVII, Parigi 1944, p. 178.
Efeso. D'età ellenistica nel suo primo impianto lo s. fu restaurato sotto Nerone ed in età bizantina per essere utilizzato anche in spettacoli gladiatorî e venatorî. Le gradinate, che dovevano essere certamente numerose, sono completamente scomparse. Lunghezza totale m 229,50, larghezza m 30. Fr. Adler, Zum Stadtplane von Ephesos, in Abh. Berl. Ah., 1872, p. 38; Burchner, in Pauly-Wissowa, v, 1905, c. 2817.
Eleusi. È privo di gradinate sui lati corti; la pista misura all'incirca m 190 di lunghezza e 28 di larghezza. J. Travlos, The Topography of Eleusis, in Hesperia, xviii, 1949, p. 146, n. 21, pianta a p. 139.
Epidauro. Lo s., situato in una depressione naturale del terreno a S-O del santuario di Asklepios, è privo di sphendònai. Lunghezza totale m 196,72; lunghezza e larghezza della pista m 181,30 × 22,30. P. Kavvadias, in Πρακτικά, 1902, p. 85 ss., tav. A.
Eraclea al Latmo. Di dimensioni assai notevoli questo s. aveva una sola sphendòne. L. de Laborde, Voyage de l'Asie Mineure, Parigi 1838, p. 100.
Iasos. Non resta parte visibile dello S. che, di modeste dimensioni, fu descritto dal Texier e riconosciuto dal Guidi. Ch. Texier, Description, cit., iii, p. 635, tav. 145; G. Guidi, in Ann. Atene, iv-v, 1921-22, p. 345 ss.
Isthmia. Vi si sono riconosciuti due stadi. i) Nei pressi della zona in seguito occupata dalla fortezza giustinianea, questo s., di cui avanzano pochi resti d'età romana, aveva le gradinate dei lati lunghi sistemate sulle pendici di due opposte colline. P. Monceaux, Fouilles et recherches archéologiques au sanctuaire des jeux isthmiques, in Gaz. Arch., ix, 1884, tav. 38; x, 1885, p. 207 ss. ii) Nella zona a S-E del santuario di Posidone, è stato rinvenuto in recenti scavi uno s. con un complesso congegno per la partenza dei corridori. Non si conoscono ancora le misure della pista. O. Broneer, The Corinthian Isthmus and the Isthmian Sanctuary, in Antiquity, xxxii, 1958, pp. 85; 87.
Kibyra. La lunghezza e la larghezza misuravano rispettivamente m 198 × 24. Sembra che esistessero 21 file di sedili solo su uno dei lati lunghi e sulla sphendòne. Spratt-Forbes, Travels in Lycia, Londra 1847, p. 259; E. J. Davis, Anatolica, Londra 1874, p. 266.
Laodicea. Lo s., costruito nella prima ètà flavia, ha l'aspetto di un anfiteatro molto allungato a causa delle due sphendònai contrapposte. Fornito di 23 file di gradini tutt'intorno, ha una lunghezza totale di 350 m ed una larghezza di m 6o. J. Davis, Anatolica, cit., p. 93; Antiq. of Ionia, ii, p. 31, tav. xlvii; R. Duyuran, Le rovine dell'Anatolia, cit., p. 55.
Magnesia al Meandro. Dopo il passaggio della città sotto il dominio romano (129 a. C.) lo s. venne ricostruito integralmente. Con una sola sphendòne, ha 26 file di gradini di marmo poggianti direttamente sulla roccia di una depressione collinosa. Una galleria limitata verso l'esterno da un muro a nicchie, costituisce la parte superiore delle gradinate, i cui sedili terminano sulle scalinate con zampe di leone. Lunghezza della pista m 185,90. C. Humann-J. Kohte-C. Watzinger, Magnesia am Meander, Berlino 1904, p. 28 s.
Marathos. Lo s., riferibile secondo i più recenti scavi al III sec. a. C., misura m 225 in lunghezza e m 30 in larghezza. Il lato lungo N e la metà di quello S sono intagliati nella roccia. E. Rénan, Mission de Phénicie, Parigi 1864, p. 90, tav. viii; M. Dunand, in Ann. Archéol. de Syrie, iv-v, 1954-55, p. 204; S. Abdul-Hak, ibid., viii-ix, 1958-59, p. 89.
Messene. Tracciato in base all'andamento del terreno, lo S. ha la sphendòne e i due lati lunghi formati dai pendii che lo circondano a N, E ed O. Su questi tre lati si notano resti di portici. L'arena misura m 181 di lunghezza. A. Blouet, Expedition scientifique de Morée, i, Parigi 1831, p. 27, tav. 24.
Mileto. Costruito nella prima metà del II sec. a. C., questo s. è privo di sphendònai ed ha sui due lati lunghi le gradinate disposte ognuna in 20 ordini. Il lato S è appoggiato alla roccia; il lato N era sostruito artificialmente da un terrapieno. Sul lato breve E restano infisse nel terreno le basi dei pali di legno che servivano per l'allineamento e la partenza dei corridori. Lunghezza della pista m 194,45; larghezza m 29,50. A. v. Gerkan, Milet, ii, i, Das Stadion, Berlino 1921, p. 38.
Nel Didymeion, lungo il lato s del tempio d'Apollo restano tracce di una gradinata destinata probabilmente agli spettatori delle gare di corsa delle Διδύμεια. Th. WiegandH. Knackfuss, Didyma, I, Berlino 1941, p. 140 ss.
Nemea. Resti di uno S. sono stati identificati a 5-E del tempio di Zeus. C. W. Blegen, in Am. Journ. Arch., XXXI, 1927, p. 435.
Nicopoli d'Epiro. Nel quartiere ἐν ἄλσει (Strab., vii, 7, 6) si trova 10 5., con due sphendònai, costruito su arcuazioni in età romana.
Nisa. Con due sphendònai contrapposte, lo S. conserva ancora sul lato E possenti sostruzioni che sorreggono trenta file di gradini (posto per circa 30.000 spettatori). L'arena, le cui dimensioni (m 192 × 44) dimostrano chiaramente trattarsi di uno s. e non di un anfiteatro come detto da alcuni, era costruita mediante una galleria a vòlta sopra un torrente che attraversava da N a S tutta la città. H. Pringsheim, Nysa ad Maeandrum, in Jahrbuch, Ergänzungheft., x, 1913, p. 42 ss.; R. Duyuran, Le rovine dell'Anatolia, cit., p. 66.
Olimpia. Dopo varie trasformazioni nelle dimensioni, l'impianto dello s. si fissa verso la metà del IV sec. a. C. nella forma di rettangolo allungato con le scarpate in terra battuta per gli spettatori. Sul lato lungo meridionale la tribuna per i giudici di gara ebbe sostruzioni in pietra. In seguito, per gli atleti e per i giudici, venne costruito sotto il terrapieno occidentale un passaggio a vòlta dall'Altis alla pista. Il rettangolo dell'arena misura m 212 di lunghezza per 30 di larghezza ed è bordato da un canaletto per lo scolo delle acque. La distanza tra le due metae della corsa, rimaste ancora in situ, è di m 191,27. Si sono conservate la linea di partenza e quella di arrivo, le quali essendo ambedue munite del dispositivo caratteristico dell'àphesis, potevano dunque essere invertite. E. Kunze-H. Schleif, in Olympiabericht, ii, Berlino 1937-38, pp. 5-27; E. Kunze, ibid., v, 1956, pp. 10-34, tavv. i-x; id., ibid., vii, 1956-58, pp. 17-28.
Pergamo. Connessa con il ginnasio era una pista da corsa coperta a vòlta, lunga in totale m 195,70 e larga circa 10, quanto cioè permettevano le sostruzioni del terzo terrazzamento. P. Schazmann, Das Gymnasion, in Altertümer v. Pergamon, vi, Berlino-Lipsia 1923, p. 35.
Perge. Orientato quasi esattamente da N a S e con una sola sphendòne, lo S. è lungo in totale m 234. La pista misura m 191,50 di lunghezza per m 34 di larghezza; in seguito subì una riduzione. I dodici ordini di gradini (11.500 spettatori) sono sostenuti da vòlte: nei locali delle sostruzioni pare fossero ricavate alcune botteghe. K. Lanckoronski, Städte Pamphyliens, cit., i, p. 55; R. Paribeni-P. Romanelli, Studi e ricerche archeologiche nell'Anatolia meridionale, in Mon. Ant. Linc., xxiii, 1914, c. 55.
Priene. A causa della configurazione del terreno in forte pendenza, lo S. ha tredici file di gradini soltanto sul lato N; in alto termina con un porticato. Lunghezza della pista m 191,39; larghezza m 20. Th. Wiegand, Priene, Berlino 1904, p. 258 ss.
Phaselis. Attualmente non rimangono tracce dei sedili scorti dal Beaufort (F. Beaufort, Karamania, Londra 1817, p. 58). Dimensioni totali: lunghezza m 122 (circa), larghezza m 9. Tituli Asiae Minoris, II, 3, 1944, p. 416.
Philippopolis (Plovdiv). Interamente in marmo dei mont Rhodopi, è databile alla prima metà del III sec. d. C. Orientato NO-SE, la pista superava in lunghezza la misura di uno stadio; la larghezza era di circa 25-30 m; conteneva probabilmente 30 mila spettatori. È ricordato da Erodiano (Hist. rom., 8, 4) e da altre fonti. D. Tsontchev, Contributions a l'histoire du stade antique de Ph., Sofia 1947.
Rodi. Lo s., non anteriore al Il sec. a. C., è sito nella parte alta occidentale della città, ed è evidenziato da un avvallamento regolare del terreno. Ne sono stati messi in luce alcuni gradini della sphendòne. A. Maiuri, Rodi, Roma 1922, p. 34; id., Topografia monumentale di Rodi, in Clara Rhodos, i, 1928, p. 48 ss.
Roma. Lo s. eretto da Domiziano (Suet., Domit., V, i; Eutr., vii, 23; Chron., a. 354, in Mommsen, Chron. Min., i, p. 146; Not. reg., ix) nel Campo Marzio, aveva la pista nell'arena attualmente occupata dalla piazza Navona. Le gradinate divise in due maeniana erano sorrette da una serie di arcate laterizie disposte su cinque file parallele. Aveva una sola sphendòne sul lato N. La pista misurava m 276 di lunghezza per 54 di larghezza. Conteneva 30.088 (Curiosum) o 33.888 (Notitia) loca pari a circa 20.000 posti. G. Lugli, I monumenti antichi di Roma e Suburbio, iii, Roma 1938, p. 218 ss.; A. M. Colini, Stadium Domitiani, Roma 1943, passim.
Il cosiddetto "stadio" (hippodromus nelle fonti) fatto costruire da Domiziano sul Palatino, sembra debba interpretarsi piuttosto come un giardino, non escludendo tuttavia che possa essere stato utilizzato anche per gare di atletica. A. M. Colini, op. cit., p. 101.
Sardi. Lo s., a N dell'acropoli, è parzialmente interrato. É lungo m 230; la pista misura m 190 di lunghezza. G. Lampakis, Οἱ ἑπτά ἀστέρες τοῦ ᾿Αποκαλυψεως, Atene 1909, p. 348; R. Duyuran, Le rovine dell'Anatolia, cit., p. 83.
Seleucia di Cilicia. Per un accenno alle dimensioni (430 passi di lunghezza per 86 di larghezza) ed alle gradinate, si v. L. de Laborde, Voyage, cit., p. 130.
Selge. Sul lato lungo settentrionale, cinque file di sedili poggiano direttamente sul pendio roccioso; in quello meridionale sono sorretti da vòlte. Lunghezza dell'arena circa 170 passi; larghezza massima 32 passi. K. Lanckoronski, Städte Pamphyliens, cit., ii, p. 182.
Sicione. Il Blouet riconobbe il sito dello S. ed alcuni ruderi riferibili alle gradinate. A. Blouet, Expedition de Morée, cit., iii, p. 39, tav. lxxxi. Cfr. inoltre E. Beulé, Etudes sur le Péloponnèse, Parigi 1885, p. 359.
Sillion. Lo s., che aveva gradinate su ambedue i lati lunghi, misura m 175 in lunghezza e circa m 30 in larghezza. K. Lanckoronski, Städte Pamphyliens, cit., i, p. 73.
Smirne. In questo s., che aveva una sola sphendòne, le gradinate in marmo sono completamente scomparse. Sembra fosse lungo circa 142 m e largo 35,50. G. Lampakis, Οἱ ἑπτὰ ἀστέρες, cit., p. 174 ss. Secondo C. I. Cadoux, Ancient Smyrna, Oxford 1938, p. 178, era lungo 183 m e largo 36,50.
Tralles. Lo s., di cui un lato è addossato alla collina e l'altro è sorretto da un muro di sostruzione, ha l'asse maggiore parallelo alla scena del teatro. C. Humann, in Ath. Mitt., xviii, 1893, p. 399.
Bibl.: S. Dorigny, in Dict. Ant., V, p. 1449 ss., s. v. Stade; J. Durm, Baukunst der Griechen, Lipsia 1910, pp. 490-492; E. N. Gardiner, Greek Athletic Sport and Festivals, Londra 1910, pp. 251-269; id., Athletics of the Ancient World, Oxford 1930, pp. 128-143; Fiechter, in Pauly-Wissowa, III A 2, 1929, s. v. Stadion, cc. 1968-1974; L. Moretti, La capienza dei teatri e degli stadi di alcune città d'Anatolia, in Arch. Cl., VI, i, 1954, pp. 154-57; H. A. Harris, Greek Athletes and Athletics, Londra 1964, passim (in particolare pp. 136-145), a p. 226 s. elenco delle città in cui, da fonti epigrafiche o letterarie, si ha notizia di gare sportive.