STABIA (XXXII, p. 432)
Gli scavi più recenti hanno confermato che la Stabiae romana, risorta sulle rovine dell'antica città osco-sannita distrutta da Silla il 30 aprile 89 a. C., sorgeva sulla collina di Varano che, ad oriente di Castellammare di Stabia, fra la gola di Scanzano e il torrente S. Marco, chiude con un ampio pianoro digradante dai Monti Lattari (Lactarius mons) l'ultima insenatura del golfo di Napoli. Ma, pur appartenendo al sistema appenninico, rientra anche S. nella zona vesuviana perché la terrazza su cui risorse l'abitato romano non è che un banco tufaceo formato dalle ceneri proiettate dal Vesuvio in età preistorica, solidificatosi in altura e pianoro (collina di Varano) e profondamente eroso dalle acque torrentizie (Cupa S. Marco).
I primi scavi (1749-62; 1775-82), promossi da Carlo di Borbone, misero in luce nel settore orientale del pianoro, che s'apre verso la via pedemontana di Nocera, una via porticata con taberne, rustiche abitazioni, un edificio identificato per mercato, e, ai piedi del colle, un tempietto dedicato al Genius Stabiarum; mentre sul resto del colle, prospiciente come una terrazza panoramica sul Vesuvio e sul golfo, si rinvennero, sul luogo delle moderne masserie, numerose ville signorili e edifici destinati presumibilmente ad uso di palestra e, più dubbiosamente, secondo alcuni, ad uso di valetudinarî per la cura delle acque, del clima e del latte di cui Stabiae restò celebre anche dopo il seppellimento dell'a. 79. Ma volti quegli scavi al solo scopo di raccogliere sculture, pitture e mosaici per il Museo della Real Villa di Portici, vennero quegli edifici spogliati della loro decorazione e suppellettili e risepolti, lasciandosene dagli ingegneri preposti ai lavori, piante e disegni preziosi per l'intelligenza dell'edilizia stabiana.
Ripresi gli scavi nel 1950 con l'intento di riscoprire nella loro integrità gli edifici ancora superstiti lungo il ciglio della collina, essi hanno messo finora in luce due ville ancora ben conservate e con importanti resti della loro decorazione pittorica: l'una minore nel settore occidentale, che richiama per la sua ubicazione e dispozione la villa di Pomponiano ove Plinio il Vecchio passò l'ultima sua notte durante l'eruzione (Plinio il Giovane, Epist. VI, 6, 12); l'altra, più grandiosa, con due peristilî e un bagno nel settore orientale: l'una e l'altra di carattere climatico e panoramico perché, disponendo e alternando portici e logge a stanze di soggiorno e di riposo, venivano a godere la veduta della valle e del mare e della frescura dei vicini monti boscosi.
Bibl.: Oltre quella della voce sopra citata, v.: per la storia e topografia: F. Di Capua, Dall'antica Stabia all'odierna Castellammare, Napoli 1936. Per gli scavi e scoperte: M. Ruggiero, Sugli scavi di Stabia dal MDCCXLIX al MDCCLXXXII, Napoli 1881 (preziosa documentazione tratta dagli archivî, corredata dalle piante degli edifici dovute a Carlo Weber e Fr. La Vega); Fr. Di Capua, Ritrovamenti archeologici nel territorio dell'antica Stabia negli a. 1931-3, in Rivista di Studî pompeiani, I, fasc. II, 1934-5. Sui nuovi scavi: A. Maiuri, Riscoperta di Stabia, in Passeggiate campane3, Firenze 1957, p. 311 ss.; L. D'Orsi, Gli scavi di Stabia, Napoli 1954 (a cura del Comitato per gli scavi di St.). Sulle ville stabiane: F. Di Capua, I valetudinari e le stazioni di cura a Stabia al tempo degli antichi romani, in Atti del XIX Congr. Naz. d'Idrologia, Napoli 1929. Opere d'antichità e d'arte: A. Rocco, Una testa romana d'epoca imperiale in Castell. di Stabia, in Bullettino del Museo dell'Impero romano, X (1939), p. 35 ss. (append. del Bull. d. Comm. Arch. di Roma, LXVII); O. Elia, Iconografia aulica romana in pitture stabiane, in Boll. d'Arte, 1938, p. 101 ss.; id., Pitture di Stabia, Napoli 1957; id., Le coppe ialine di Stabiae, in Boll. d'Arte, apr.-giugno 1957, p. 57 ss. Sulle antichità cristiane: F. Di Capua, Le antichità stabiane conservate nella Sala capitolare e le origini del cristianesimo a Stabia, Caserta (s. data).