Sri Lanka
Stato insulare dell’Oceano Indiano. Sede dell’antico regno singalese di Anuradhapura (3° sec. a.C.-10° sec. d.C.) e nel Nord di un regno tamil dal 13° sec., all’inizio del 16° sec. l’isola di Ceylon fu raggiunta dai portoghesi, che si insediarono sulla costa, mentre all’interno si costituiva un nuovo regno singalese, indipendente fino al 1815. Al dominio portoghese subentrarono quello olandese (1658) e poi quello inglese (1796). Nei primi decenni del 20° sec. furono gradualmente introdotte forme di autogoverno e nel 1948 il Paese divenne indipendente nell’ambito del Commonwealth, con una Costituzione di tipo parlamentare e un governo conservatore, formato nel 1947 dallo United national party (UNP). A metà degli anni Cinquanta emersero difficoltà nel sistema economico, ereditato dall’epoca coloniale. Il malcontento sociale favorì nel 1956 la vittoria elettorale dello Sri Lanka freedom party (SLFP), nazionalista e progressista: Salomon Bandaranaike adottò una politica moderatamente riformista e nel 1957 ottenne la chiusura delle basi militari inglesi, ma alcuni provvedimenti di stampo nazionalista (adozione del singalese come lingua ufficiale; rafforzamento dell’identità buddhista) provocarono tensioni con la minoranza tamil. Nel 1959 Bandaranaike fu assassinato; gli successe la vedova Sirimavo Bandaranaike che costituì un nuovo governo (1960), nel quale entrò anche il partito trockista (1964). Dopo un governo conservatore (1965-70) S. Bandaranaike tornò (1970) alla guida dell’esecutivo (formato da una coalizione fra lo SLFP e i partiti comunista e trockista) e nel 1972 proclamò la Repubblica di Sri Lanka. La politica di nazionalizzazioni e di rafforzamento del ruolo dello Stato fu incrementata in risposta alla crisi energetica internazionale e a una difficile situazione economica del Paese. Alle forti tensioni sociali il governo rispose con una politica autoritaria; di conseguenza, i partiti trockista (1975) e comunista (1977) uscirono dalla coalizione. L’UNP tornò alla guida del governo nel 1977 con R. Jayawardene, che nel 1978 varò una nuova Costituzione (Repubblica democratica socialista di S.L.) e adottò una politica economica liberista. Dai primi anni Ottanta si inasprì il contrasto fra maggioranza singalese e minoranza tamil. Il governo adottò una linea intransigente, favorendo fra l’altro l’insediamento di singalesi nella provincia orientale, mentre in quella settentrionale i gruppi separatisti davano vita alla lotta armata. Nel 1987 un accordo fra il governo di Colombo e quello di Nuova Delhi (che aveva appoggiato i tamil) accolse alcune rivendicazioni dei separatisti, proclamando fra l’altro il tamil (in aggiunta al singalese) lingua ufficiale del Paese. Fu dispiegata una forza di interposizione indiana (IPKF), che assunse nel 1988 il controllo della provincia settentr. ed entrò in contrasto con le forze separatiste. Fra queste, le Liberation tigers of tamil Eelam (LTTE) occuparono la Penisola di Jaffna nel 1990. Il People’s liberation front diede vita (1987-89) a una violenta campagna terroristica nel Sud del Paese, duramente repressa. A R. Jayawardene subentrarono nel 1989 R. Premadasa (UNP) e, dopo il suo assassinio (1993), Dingri Banda Wijetunga. Nel 1994 divenne presidente Chandrika Kumaratunga, leader dello SLFP, con un governo di coalizione e la madre S. Bandaranaike come primo ministro. Nel 2005 è stato eletto presidente Mahinda Rajapaksa. Dal 1995-96 il governo diede vita a ripetute violente offensive nella provincia settentrionale, ma senza risultati significativi fino al 2009, quando venne sferrato l’attacco decisivo alle roccaforti dell’LTTE. Con la morte di Vellupillai Prabhakara (maggio 2009) ebbe fine la guerra civile, in cui trovarono la morte ca. 80 mila persone.