SQUILLACE (A. T., 27-28-29)
Piccola antica città calabrese della provincia di Catanzaro, situata su di un'altura a 344 m. s. m. e a 5 km. dal punto centrale del golfo al quale dà nome.
Corrisponde probabilmente all'antica Scillezio (Σκυλλήτιον, Scyllaceum) che era forse in posizione più prossima al mare ed era famosa come sede del diffuso culto di Athena Skyletria o Skylletia, protettrice dei naviganti. Di leggendarie origini calcidiche o ateniesi, è ricordata la prima volta nel 415 a. C. e fu colonia di Crotone alla quale fu tolta da Dionisio I che la diede ai Locresi (377).
A nord di Scillezio, dove era stato un campo di Annibale (La Roccelletta), dedussero i Romani (122), ad opera di C. Gracco, una colonia chiamata, in omaggio ad Atena, Minervia, indi comprensivamente con la città Scolacium Minervium, ampliata poi da Nerva, che le diede il nome di Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium (prevalse, però, la denominazione greca Scyllaceum).
Sede vescovile fra le più antiche della regione (sec. IV), fu occupata e devastata più volte dai Saraceni nel sec. IX e nel X; fu poi dei Normanni che la fecero sede comitale e vi eressero un castello, rifatto in età più tarda. Nel 1296 fu presa da Ruggiero di Lauria e nel sec. XIV infeudata dagli Angioini ai Del Balzo e ai Ruffo; nel 1497 dagli Aragonesi fu data in principato a Goffredo Borgia, conte di Cariati, figlio naturale di papa Alessandro VI, al quale si deve anche la fondazione del vicino paese di Borgia (6 km. a nord). Squillace aveva 3007 ab. nel 1871, 3122 nel 1901, 2737 nel 1931, di cui 2288 nel capoluogo. La stazione della linea Metaponto-Reggio è a 5 km. dal capoluogo. La sede vescovile fu nel 1928 riunita a quella di Catanzaro.
Alla ricchezza delle memorie storiche si accompagnano soltanto pallide tracce dei monumenti medievali. Dopo la bellezza del paesaggio, il maggiore interesse è offerto dai ruderi grandiosi della Roccelletta, basilica triabsidata in laterizî di età bizantino-normanna, e dagli avanzi del vecchio castello che mostra ancora sull'alto della collina la mole severa di due sole torri, poligonale e cilindrica. Ogni caratteristica medievale è scomparsa invece nel duomo, abbattuto dal terremoto e rifatto sulla fine del sec. XVIII; alla più antica chiesa appartengono la statua giacente del vescovo Galeota, un dossale marmoreo con santi in bassorilievo, e alcune eleganti candeliere del Rinascimento.
Nessun vestigio rimane dei due celebri monasteri Castellense e Vivariense, fondati nel sec. VI da Cassiodoro, che tanta luce di sapere diffusero, in pieno Medioevo, fin oltre i confini della penisola brezia.
Bibl.: D. Marincola Pistoia, Scillezio, Catanzaro 1869; E. Pais, Storia della Sicilia e della Magna Grecia, I, Torino 1894, p. 164; H. Nissen, Ital. Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 947; Ed. Scheer, Lycophr. Alexandra, Berlino 1908, p. 40. - Per i monumenti medievali, v.: É. Bertaux, L'art dans l'Italie Méridionale, Parigi 1904, p. 126 segg.; E. Caviglia, in Rass. d'arte, 1903, pp. 51 seg. e 189 segg.; G. Foderaro, La basilica della Roccelletta presso Catanzaro, Catanzaro 1890; H. A. Freshfield, Cellae trichorae, Londra 1913; C. Priess, in Berliner Zeitschrift für Bauwesen, 1904; J. Strzygowski, Kleinasien, Lipsia 1930, p. 220 segg.; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927, p. 144, nn. 50, 599, 637.