Squadrone bianco
(Italia 1936, bianco e nero, 100m); regia: Augusto Genina; produzione: Francesco Giunta per Roma Film; soggetto: dal romanzo L'escadron blanc di Joseph Peyré; sceneggiatura: Augusto Genina, Joseph Peyré, Gino Valori, Gino Rocca; fotografia: Anchise Brizzi, Massimo Terzano; montaggio: Fernando Tropea; scenografia: Guido Fiorini; costumi: Vittorio Accornero; musica: Antonio Veretti.
Il tenente Mario Ludovici, ufficiale di cavalleria, deluso dal comportamento di Cristiana, una donna di mondo di cui è innamorato, chiede di essere trasferito in Libia, dove viene assegnato a un reparto di meharisti. Si trova così ad affrontare la diffidenza del comandante del forte, il capitano Santelia: il severo ufficiale, infatti, ha intuito che Ludovici è in Africa per ragioni sentimentali. Il carattere del tenente viene temprato dalla dura esperienza di vita ai confini del deserto, ma il giovane soffre per l'atteggiamento del suo superiore. L'occasione di dimostrargli le proprie capacità di soldato si presenta con un'operazione di rastrellamento che ha per obiettivo una banda di ribelli. Viene quindi formato un apposito squadrone che dovrà lanciarsi all'inseguimento degli indigeni. Durante uno scontro, alcune truppe distaccate vengono accerchiate, ma grazie a un'azione di grande coraggio Ludovici riesce a salvare la situazione e Santelia riconosce i meriti dell'ufficiale. Nell'infuriare della battaglia il capitano rimane ucciso, ma il combattimento termina con la vittoria dello squadrone, mentre i ribelli si danno alla fuga. Santelia viene sepolto con gli onori militari e Ludovici, assunto il comando dello squadrone, riesce a ricondurre i sopravvissuti sani e salvi alla base. Nel frattempo un gruppo di turisti italiani è arrivato al forte; tra di loro vi è anche Cristiana, venuta a chiedere perdono, nella speranza che il tenente ritorni in Italia insieme a lei. Ma l'ufficiale rifiuta: ormai il suo posto è insieme ai soldati e il suo dovere difendere la terra duramente conquistata e prendere il posto del capitano caduto in combattimento.
Augusto Genina, habitué degli studi parigini dove aveva diretto, tra gli altri, Prix de beauté (Miss Europa, 1930) con Louise Brooks, in un primo momento aveva pensato di girare Squadrone bianco in Francia e nel Sahara. Ma poiché nessun produttore si era dimostrato interessato, come ultima risorsa il regista rientrò in Italia ‒ dove del resto si auspicava da tempo il suo ritorno ‒ per tentare di portare a termine il proprio progetto. Dopo diversi rifiuti, finalmente Francesco Giunta decise di produrre il film. Ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giunta era un uomo influente che aveva deciso di dedicarsi al cinema creando la Roma Film, società di produzione distribuita dall'ENIC (Ente Nazionale Industrie Cinematografiche). Con Squadrone bianco Giunta aveva intuito la possibilità di realizzare un film di qualità, capace al tempo stesso di affascinare il pubblico e di rappresentare un'operazione politica gradita al regime. In Italia, Genina rielaborò la sceneggiatura scritta in Francia assieme a Joseph Peyré, avvalendosi di nuovi collaboratori: l'azione venne spostata dal sud dell'Algeria al deserto libico, mentre gli aspetti ideologici della vicenda furono accentuati al fine di concedere maggiore spazio alla celebrazione della presenza militare italiana nell'Africa del nord. I protagonisti del film vennero reclutati ricorrendo ad attori debuttanti: Antonio Centa, a cui venne affidato il ruolo del tenente Ludovici, era stato notato sul set di Ballerine di Gustav Machatý (1936) e preferito ad attori già affermati quali Mino Doro e Marcello Spada. Fosco Giachetti era invece già noto come attore teatrale. La scelta di questi interpreti si rivelò indovinata: negli anni successivi Giachetti, insieme ad Amedeo Nazzari, sarebbe diventato uno dei beniamini del pubblico. Con il suo viso severo e l'aria un poco rigida, egli rappresentò uno dei veicoli più coerenti dell'immaginario ufficiale.
Rispetto al romanzo di Peyré, il film di Genina sviluppa maggiormente l'intreccio sentimentale, che nel libro era soltanto abbozzato in modo assai vago: il rifiuto di seguire in Italia la donna amata conferisce così una dimensione aggiuntiva all'eroismo di Ludovici. D'altra parte, Squadrone bianco sovverte un dato essenziale della vicenda: nel romanzo il giovane ufficiale muore in combattimento ed è il capitano a sopravvivere, mentre nel film avviene il contrario, col risultato di accentuare ulteriormente l'esemplarità del comportamento del tenente. Ludovici, che ha superato tutte le prove e ha assimilato tutte le qualità del suo superiore, è ormai in grado di resistere anche alla tentazione amorosa. Diventa così una sorta di santo laico, che decide di dedicare la propria vita e di votare il proprio cuore all'esercito e ai nobili ideali.
Come hanno giustamente sottolineato i critici dell'epoca, Squadrone bianco riesce nel difficile compito di sviluppare contemporaneamente una trama romanzesca e un apologo militare. Il film, dedicato "alle valorose truppe sahariane che, al comando di Sua Altezza Reale il duca d'Aosta, hanno riportato la Libia sotto le insegne di Roma", esalta il mestiere delle armi attraverso i suoi due protagonisti: da un lato il soldato ligio al dovere, l'uomo coraggioso che agisce con abnegazione totale, dall'altro l'ufficiale mondano che, a contatto con il deserto, acquisisce nuove qualità. Seppure di sfuggita, il film descrive così anche due mondi: da un lato la città, luogo di perdizione, di dissoluzione morale, di disgregazione dello spirito ‒ tema peraltro presente in numerosi film degli anni Trenta; dall'altro il deserto, luogo che esige moralità e coraggio. Presentato al Festival di Venezia nell'agosto 1936, Squadrone bianco ottenne la Coppa Mussolini per il miglior film italiano.
Interpreti e personaggi: Fosco Giachetti (capitano Santelia), Antonio Centa (tenente Mario Ludovici), Fulvia Lanzi (Cristiana), Francesca Dalpe (Paola), Guido Celano (tenente Fabrizi), Olinto Cristina (capitano Donati), Cesare Polacco (El Fennek), Mohamed Ben Mabruk (Belkeir), Nino Marchetti (aiutante del capitano Santelia), Olga Pescatori (Anna), Loris Gizzi, Giorgio Covi, Doris Duranti, Donatella Gemmò, Enrico Marroni, Jole Tinta (turisti), Bernardino Molinari (direttore d'orchestra alla basilica di Massenzio).
"Cinema" n. 3, 10 agosto 1936, in partic. A.R. Cades, Da 50 chilometri a 2.500 metri, D. Meccoli, La basilica di Massenzio è inattinica.
J. Comin, Cinque film: quattro successi, in "Lo schermo", ottobre 1936.
M. Gromo, Squadrone bianco, in "La Stampa", 23 ottobre 1936, poi in Davanti allo schermo, Torino 1992.
Anonimo, Squadrone bianco, in "Cinema", n. 8, 25 ottobre 1936.
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J. Peyré et al., Rassegna della stampa, in "Bianco e nero", n. 2, febbraio 1937.
S. Grmek Germani, V. Martinelli, Il cinema di Augusto Genina, Pordenone 1989.