MELIO, Spurio (Spurius Melius)
La tradizione lo rappresenta come un ricco plebeo, che, per lenire gli effetti di una grave carestia degli anni 440 e 439 a. C., raccolto molto grano dall'Etruria e da Cuma, cominciò a distribuirlo gratuitamente al popolo, onde fece nascere il sospetto che aspirasse alla tirannide, e fu ucciso da C. Servilio Ahala, o a istigazione del senato, o per essersi egli rifiutato di ottemperare all'ordine di presentarsi al tribunale di Cincinnato, dittatore, del quale Servilio sarebbe stato maestro dei cavalieri. La sua casa fu distrutta e il sito su cui essa sorgeva ebbe il nome di Equimelio. La tradizione non merita fede, in quanto può ritenersi certo che M. altri non sia che l'eponimo dell'Equimelio, e il racconto della sua uccisione è un mito etimologico destinato a spiegare il cognome in uso presso i Servilî di Ahala o di Axilla, dal pugnale che Servilio avrebbe portato sotto l'ascella. Sono evidenti i tratti che la leggenda di Sp. Melio ha comuni con quella di Sp. Cassio, e caratterizzano l'una e l'altra come proiezioni in tempo più remoto delle forme che le lotte sociali e politiche assunsero tra i Romani in età più recente. Non è da credere, come è stato sostenuto, che la fusione degli elementi che fanno capo a Sp. Melio, con quelli che fanno capo a L. Minucio, sia avvenuta per influenza delle vicinanze dell'Equimelio al porticus Minucia, costruito nel 110 a. C. e adibito a scopo frumentario soltanto al tempo di Claudio.
Bibl.: Th. Mommsen, Römische Forschungen, II, Berlino 1879, p. 199 segg.; E. Pais, Storia di Roma, I, i, 1ª ed., Torino 1898, p. 539 segg.; cfr. III, 3ª ed., Roma 1927, pp. 61 segg. e 198 segg.; G. Cardinali, in Dizionario epigrafico di E. De Ruggiero, II, p. 226 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 14 segg.; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, 1928, col. 239 seg.