spuola
Presenta due sole occorrenze, nella Commedia. In If XX 122 (Vedi le triste che lasciaron l'ago, / la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine) sta a indicare " quella quasi barchetta che chi tesse manda qua e là per l'ordito con dentro il cannello, da cui si svolge il filo per la trama e ripieno della trama " (Venturi), ed è quindi usato nel suo senso proprio. Nel contesto denota l'abbandono delle attività femminili da parte delle triste, che si dedicarono a " far l'arte de lo indovinare " (Daniello), " per darsi a le malíe e agli incanti " (Vellutello). In Pd III 96 presenta un senso traslato: la tela / onde [Piccarda] non trasse infino a co la spuola, cioè non portò a termine la s., " imperò che la spuola è quella che conduce el filo della trama di qua in là, tanto che la tela s'empie " (Lana). " Vaga metafora - osserva il Cesari - per dinotar l'opera del voto, che ella aveva lasciato imperfetto. Dante era assai pratico de' profeti... e forse da Isaia prese la metafora della tela, per proponimento divisato et ordinato; come si fa dell'orditura legata con la trama ". In effetti in Is. 25, 7 " tela ", in un'identica " vaga metafora ", sta come in questo caso a indicare la volontà preordinata di Dio sugli uomini. Per la variante spola, data da parecchi codici, cfr. Petrocchi, ad locum. Nell'apparato di Pg XXXI 96 si registra la forma spola, " sia nel significato appartenente all'arte della tessitura... sia in quello metaforico di ‛ navicella ' " (Petrocchi, ad l.), come variante di scola.