spronare
Ricorre sempre in contesti figurati, nel senso di " stimolare ", " incitare ".
In If III 125 D. vuol mettere in luce la potenza della giustizia divina, la quale fa sì che i dannati siano quasi impazienti di sottoporsi alla pena che li attende: pronti sono a trapassar lo rio, / ché la divina giustizia li sprona [" impellit et urgit ", Benvenuto], / sì che la tema si volve in disio: " quasi con volontà di fare vendetta di sé medesime... vanno con volontà al tormento " (Anonimo).
In qualche caso è implicita l'idea dell'incitamento al bene o al male: Sì mi spronaron le parole sue, / ch' i' mi sforzai carpando nella faticosa ascesa del monte del Purgatorio (Pg IV 49; analogamente l'affezion ch'ad ir ci [gli avari] sprona / ora a maggiore e ora a minor passo [XX 119], cioè " ad un incedere nel canto, come ad una corsa canora, ora più veloce... ora con passo più lento ", quindi con voci ora più alte ora più basse [Petrocchi, ad l., da confrontare anche per la lezione del verso]). Si noti che qui è espresso anche il fine dell'azione, come, con costrutto diverso, nell'invocazione alle Muse: O sacrosante Vergini... / cagion mi sprona ch'io mercé vi chiami (Pg XXIX 39).
Ancora nel Purgatorio, nella parafrasi del Pater noster, s'invoca da Dio la liberazione dall'antico avversaro che sprona la fragile virtù umana, cioè " la spinge al male " (Andreoli, a Pg XI 21). Cfr. anche If XII 50.
Come esempio di attuazione di due virtù, la temperanza e la fortezza (che sono freno e sprone di cui la ragione si serve: Cv IV XXVI 7), D. ricorre alla figura di Enea: E quanto raffrenare fu quello, quando... si partio, per seguire onesta e laudabile via... Quanto spronare fu quello, quando esso Enea sostenette... a intrare ne lo Inferno...! (§ 9; l'infinito è sostantivato).
Un accostamento analogo, con costrutto assoluto, in Rime CXI 3 so com'egli affrena e come sprona, detto di Amore (e cfr. il v. 12 Ben può con nuovi spron punger lo fianco).
Quella di Pd XVII 106 (Ben veggio... sì come sprona / lo tempo verso me, per colpo darmi) è una " fugace immagine da alta tragedia " (Momigliano), in cui " il tempo è raffigurato come cavaliere che, spronando il cavallo, s'avanzi veloce contro il nemico "; perciò il verbo vale, contestualmente, " si avanza veloce " (Scartazzini-Vandelli), secondo la chiosa già proposta dal Buti e ripresa da altri moderni. Anche il Daniello parla di " translazione tolta dai giostranti che spronano l'un verso l'altro per colpirsi " (v. SPRONE). Non diversamente il Lombardi (" come corre il tempo verso di me a spron battuto "), mentre il Sapegno insiste piuttosto su un'altra notazione: " incalza minaccioso ". Da notare il complemento verso me.