Sport
Nell'analizzare la situazione dello s. agli inizi del 21° sec. appaiono sempre più evidenti i forti legami con ambiti nei quali risultano dominanti aspetti talora antitetici rispetto ai valori tradizionali dello s. stesso, in primo luogo con il mondo dell'economia e della finanza. Decisamente in primo piano rispetto al versante tecnico-agonistico appaiono anche il problema del doping e la costante e condizionante attenzione mediatica nei confronti degli eventi sportivi.
Nell'ambito delle discipline più importanti per quanto concerne impegno organizzativo e seguito popolare, si darà conto della stagione 2006 di calcio, automobilismo, motociclismo e ciclismo (mentre per le stagioni precedenti v. le singole voci), e degli eventi principali riguardanti i primi anni del 21° sec. del rugby e del tennis.
Il calcio italiano nel 2006: la vicenda 'calciopoli'
La vicenda comunemente denominata calciopoli, che si è imposta all'attenzione nel corso del 2006, ha evidenziato, al di là di responsabilità specifiche, una serie di fatti in cui patologia e fisiologia del sistema-calcio sono risultate strettamente intrecciate, rivelando l'inadeguatezza dell'ordinamento giuridico sportivo vigente a regolare i casi così clamorosamente emersi e ad attuare una procedura dai tratti stabiliti e riconosciuti in modo unanime, indipendentemente dalle decisioni di merito. Nello stesso tempo destava stupore la capacità di talunicomportamenti equivoci di diffondersi a livelli neppure sospettati, coinvolgendo dirigenti di club e di federazione, mondo arbitrale, operatori dell'informazione; cresceva la sensazione generale di una tendenza dei soggetti interessati a difendere il proprio operato e i propri interessi molto più della credibilità dell'intero movimento calcistico.
I fatti. - Nella primavera del 2006 una serie di intercettazioni telefoniche effettuate dalla magistratura ordinaria, nell'ambito di una precedente inchiesta, portava alla luce una complessa vicenda di possibili condizionamenti, connivenze e privilegi in cui sembravano coinvolti importanti dirigenti di alcune squadre di serie A, ma soprattutto alcuni vertici della Federazione italiana gioco calcio (FIGC) e del mondo arbitrale. In particolare, le designazioni dei direttori di gara, teoricamente legate in parte a un meccanismo casuale, in parte alla discrezionalità degli organi preposti, si rivelavano invece rispondere, in un torbido gioco di contatti in apparenza assai abituali, e quindi poco convincenti dal punto di vista deontologico, a una logica di attenzione e deferenza verso alcuni specifici soggetti. Una logica dai contorni difficili da definire, come hanno dimostrato gli esiti dei diversi gradi di giudizio in sede sportiva e le violente polemiche innescatesi. Nel giro di poche settimane, a partire dal maggio 2006, si susseguivano le dimissioni del presidente della Federazione F. Carraro e dei responsabili delle strutture di indagine federali; l'autosospensione, al vertice dell'AIA (Associazione Italiana Arbitri), di T. Lanese; successivamente, pur dichiarando l'estraneità della scelta rispetto alle vicende in atto, lasciava il proprio incarico anche il presidente della Lega calcio A. Galliani (al cui posto, all'inizio di agosto, sarebbe stato eletto A. Matarrese, personalità assai nota nel calcio, ex presidente federale e della stessa Lega). Per quel che riguarda le società, un autentico stravolgimento riguardava la struttura della Juventus (il club italiano più popolare e titolato a livello nazionale), che vedeva radicalmente rinnovati sia il consiglio di amministrazione sia l'organigramma societario.
A metà maggio la Giunta esecutiva del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) nominava quale commissario straordinario della Federazione G. Rossi, ex presidente della CONSOB, uno dei massimi esperti italiani di diritto societario, con il compito esplicito di far uscire la Federazione stessa dalla crisi e dagli ultimi scandali, e sostanzialmente, come sottolineato dal presidente del CONI, G. Petrucci, di riscrivere le regole, anche etiche. Ribaditi il rilievo di questo s. per la vita sociale del Paese, il nodo rappresentato dalla giustizia sportiva e dai possibili conflitti di interesse e la necessità di maggiore trasparenza, il primo atto pubblico del nuovo commissario, pochi giorni dopo l'insediamento, fu quello di confermare la fiducia a M. Lippi, commissario tecnico della nazionale. Rossi, inoltre, nominava responsabile dell'ufficio indagini della FIGC l'ex capo della procura di Milano ai tempi della vicenda 'tangentopoli' e della cosiddetta inchiesta 'mani pulite', F.S. Borrelli. Commissario straordinario dell'AIA veniva nominato l'ex arbitro L. Agnolin, che conferiva il ruolo di nuovo designatore arbitrale a S. Tedeschi. In un panorama così compromesso da irregolarità, si inserivano gli interrogativi su una struttura di assistenza a professionisti dello s., la Gea World. L'apertura delle inchieste da parte di diverse procure nonché lo scandalo ormai inarrestabile nei mesi successivi rappresentarono la fine, di fatto, di tale soggetto.
Il Campionato del mondo 2006. - Contemporaneamente alle complesse vicende interne, il calcio italiano doveva affrontare la prova dei Campionati del mondo, in programma in Germania dal 9 giugno al 9 luglio; l'appuntamento, importante di per sé, si caricava di significati particolari, in cui i confini tra diversi piani, tecnico, psicologico, politico e di immagine, diventavano difficili da distinguersi. Additato pubblicamente, e non solo dall'interno, come creatore di un pesante scandalo, il calcio italiano cercava rivincite sul campo, ma al tempo stesso temeva di poter pagare la scarsa credibilità internazionale, danneggiata in maniera così grave.
Motivati a dimostrare il proprio valore anche dal clima di scetticismo e critica che avvolgeva l'intero mondo del calcio azzurro, atleti e tecnico formarono un gruppo compatto e determinato sul piano psicologico prima ancora che su quello agonistico, riuscendo a trasformare in stimoli gli svantaggi che si presentavano sulla loro strada. Tra questi le precarie condizioni di forma del giocatore più rappresentativo della nazionale, F. Totti, infortunatosi gravemente pochi mesi prima dei mondiali e giunto all'appuntamento tedesco dopo una preparazione molto faticosa, che lo aveva restituito al campo recuperato, dal punto di vista delle possibilità di utilizzo, ma inevitabilmente privo del pieno potenziale atletico. Il campione azzurro dette un apporto necessariamente limitato ma utilissimo al gruppo, attirando comunque su di sé le attente marcature avversarie e lasciando così più libertà d'azione ai compagni (A. Pirlo in particolare), e regalando anche qualche giocata efficace e spettacolare. Nel girone del primo turno gli azzurri superarono il Ghana per 2-0 (reti di Pirlo e V. Iaquinta), pareggiarono con gli Stati Uniti per 1-1 (rete di A. Gilardino per l'Italia e autorete di C. Zaccardo per gli americani) e vinsero con la Repubblica Ceca, ancora per 2-0 (reti di M. Materazzi, che aveva sostituito l'infortunato A. Nesta, e di F. Inzaghi): concludevano così al primo posto nel proprio raggruppamento e si apprestavano a disputare la fase finale, a eliminazione diretta.
La gara degli ottavi di finale contro l'Australia, con la squadra ridotta a dieci giocatori per l'espulsione di Materazzi, veniva decisa da un penalty trasformato in rete da Totti, entrato in campo a un quarto d'ora dalla fine, e provocato da un atterramento di F. Grosso, lanciato a rete dallo stesso Totti. L'Italia, superata nei quarti l'Ucraina con il risultato di 3-0 (rete di G. Zambrotta e doppietta di L. Toni) approdò alla semifinale contro la Germania. Quest'ultima appariva temibile non solo per essere la formazione padrona di casa, ma anche per avere eliminato, seppure ai calci di rigore, l'Argentina, squadra assai accreditata alla vigilia. La gara di Dortmund, caratterizzata da una sostanziale prevalenza territoriale degli azzurri, aveva comunque portato le due squadre, sullo 0-0, ai tempi supplementari, che videro però gli azzurri più concreti nei minuti finali, in cui prima Grosso e poi A. Del Piero determinavano con due splendide reti l'accesso alla finale. Nell'altra semifinale la Francia eliminava il Portogallo (1-0) dopo aver superato negli ottavi il Brasile (1-0), altra compagine annoverata tra le favorite. Si preparava quella che tutti consideravano una sorta di rivincita del Campionato europeo del 2000, in chiave ancor più prestigiosa.
Il 9 luglio, a Berlino, gli azzurri si trovarono in svantaggio dopo pochi minuti per un calcio di rigore realizzato da Z. Zidane in seguito a un fallo di Materazzi; ma era lo stesso difensore a portare, di testa, le squadre in parità nel corso del primo tempo. L'incontro proseguiva poi su un piano di sostanziale equilibrio nelle occasioni da rete, con la Francia più brillante nel cercarle. Si arrivava comunque ai supplementari e ai calci di rigore finali. Tutti i tiratori azzurri (Pirlo, Materazzi, D. De Rossi, Del Piero e Grosso) realizzavano il proprio calcio di rigore, mentre per la Francia segnava S. Wiltord, sbagliava D. Trezeguet, realizzavano ancora E. Abidal e W. Sagnol; ma l'abilità dei rigoristi azzurri rendeva inutile l'esecuzione dell'ultimo tiro riservato ai francesi. L'Italia si aggiudicava il Campionato del mondo per la quarta volta, a ventiquattro anni dall'ultima vittoria nei Campionati disputati in Spagna. Di particolare rilievo si erano rivelate le prestazioni del portiere G. Buffon (che aveva subito, a parte i rigori di spareggio in finale, appena due reti in sette partite: un autogol e il rigore di Zidane) e del difensore F. Cannavaro, che a fine stagione veniva insignito del Pallone d'oro, premio giornalistico annuale riservato al miglior calciatore militante in Europa. La sensazione generale che con l'impresa in Germania si fosse concluso un ciclo veniva confermata dalle dimissioni, pochi giorni dopo la conquista della Coppa, del tecnico Lippi, al posto del quale veniva chiamato R. Donadoni.
Le sentenze e i successivi eventi. - Per quel che concerne il corso della giustizia sportiva, mai interrottosi ma condizionato dall'enormità del materiale a disposizione e dalle controversie sulla sua ammissibilità giuridica, le richieste della procura federale furono pesanti, così come indignate e accorate risultarono molte difese, che lamentarono sostanzialmente di non essere state messe nelle migliori condizioni di spiegare fatti e responsabilità e minacciarono in più occasioni il ricorso alla giustizia ordinaria, seguendo in qualche caso anche questa strada. Al termine dei diversi gradi di giudizio sportivo in ambito federale e in seguito alle sentenze pronunciate della Camera di conciliazione e arbitrato del CONI, le decisioni principali riguardavano la Juventus, che veniva privata dei titoli italiani del 2005 e 2006, retrocessa d'ufficio in serie B e sottoposta a una ulteriore penalizzazione di 9 punti nel campionato seguente; il Milan, sanzionato con 8 punti di penalizzazione; la Lazio (3 punti); la Fiorentina (15); e, successivamente, la Reggina (11 punti). A questo si aggiungevano la perdita del titolo a disputare eventuali competizioni internazionali grazie alla classifica acquisita nel proprio torneo (il Milan, tuttavia, riusciva a riguadagnare l'accesso alla Champions League disputando una fase preliminare), ma anche una sostanziale riduzione di alcune singole inibizioni e squalifiche precedentemente comminate dagli organi federali; caso a parte quello dell'ex dirigente della Juventus L. Moggi, subito dimessosi all'emergere dello scandalo, squalificato per cinque anni dagli organi federali, per il quale la Camera di conciliazione e arbitrato del CONI si dichiarava non competente a dirimere la controversia.
L'effetto della vicenda non ha tardato a farsi sentire in termini di affezione da parte del pubblico. In particolare, in serie A si è registrato un consistente calo degli abbonamenti rispetto al campionato 2005-06; la Juventus ha inoltre dovuto ridiscutere i suoi rapporti commerciali con i principali sponsor.
In ogni caso, neanche la vittoria ai Campionati mondiali della nazionale e l'avvio di un processo di rinnovamento sono serviti a riportare una completa serenità nel calcio italiano. A quattro mesi dalla nomina Rossi rimetteva il suo mandato, insieme al suo staff, soprattutto, come denunciò in maniera chiara, in base alla constatazione che non esistevano le condizioni per poter continuare l'opera di risanamento intrapresa. Fino a quel momento il commissario aveva gestito la crisi del calcio con le priorità di dare tempi brevi al corso della giustizia sportiva e di non far saltare la ripresa del campionato. Il 21 settembre la Giunta nazionale del CONI, su proposta del presidente Petrucci, nominava all'unanimità l'avvocato L. Pancalli nuovo commissario straordinario della FIGC e con lui due vicecommissari, M. Coccia, per il settore 'norme e regolamenti', e L. Riva, indimenticato attaccante azzurro, da tempo inserito nello staff della nazionale, per il settore 'squadre nazionali'.
L'esistenza di problemi strutturali del calcio in Italia veniva confermata, nelle successive settimane, anche in sede istituzionale: A. Catricalà, presidente dell'Antitrust, l'autorità garante della concorrenza e del mercato, intervenendo nel mese di ottobre alla Commissione cultura della Camera dichiarava che il sistema delle regole in vigore nel settore del calcio professionistico risultava inadeguato rispetto alla necessità di garantire competizione libera e corretta nel mercato e nei campi sportivi; e in seguito chiedeva una revisione delle norme che disciplinano l'indipendenza degli arbitri, la connessione tra Lega e governance della FIGC, i controlli sulla contabilità delle società calcistiche, l'attività dei procuratori. In particolare, su quest'ultimo punto il commissario Pancalli pochi giorni dopo presentava un nuovo regolamento, che tra l'altro introduceva elementi di incompatibilità dovuta a parentele o affinità fino al secondo grado e il divieto di operare in conflitto di interessi, con la previsione di un relativo sistema sanzionatorio. Contemporaneamente veniva affrontato il tema degli statuti federali e la necessità di metterli in sintonia con quelli di FIFA (Fédération Internationale de Football Association) e UEFA (Union of European Football Associations), federazione mondiale ed europea rispettivamente, al centro di un incontro a Nyon tra la delegazione della FIGC, guidata dal commissario Pancalli, e il presidente della UEFA, L. Johansson, che pochi mesi dopo avrebbe lasciato il suo posto a M. Platini, già calciatore, commissario tecnico e dirigente federale francese.
Il mandato conferito dalla Giunta al commissario straordinario, che richiedeva tra l'altro la ricostituzione degli organi elettivi della Federazione, aveva inizialmente una scadenza prevista per il 28 febbraio 2007. Tale termine è stato in seguito spostato in avanti per un fatto drammatico avvenuto proprio nel mese di febbraio, ossia la morte di un ispettore di polizia, F. Raciti, nel corso di gravi incidenti verificatisi a margine dell'incontro di serie A Catania-Palermo, che ha rafforzato la generale sensazione di emergenza e sostanziale incontrollabilità del mondo del calcio, sia pure nelle sue forme deviate e collaterali. Il mandato dell'avvocato Pancalli è stato prolungato anche per poter provvedere alla piena attuazione delle normative sulla sicurezza già vigenti e per dare risposte forti ai problemi di questo s. nel nostro Paese. Nel frattempo a novembre 2006 era stato eletto a capo dell'AIA, con 173 voti su 295, C. Gussoni, medico e imprenditore, ex arbitro internazionale, che ha dovuto subito affrontare il problema posto dalle dimissioni del designatore Tedeschi, alla fine del dicembre successivo, a causa delle molte polemiche sugli arbitraggi già in atto a pochi mesi dall'inizio del campionato. Dopo alcune incertezze lo stesso Gussoni è diventato designatore ad interim, avvalendosi della consulenza tecnica di P. Collina, ex arbitro soltanto da pochi mesi. Il 18 dicembre l'assemblea della Lega aveva dato l'assenso alle nuove norme che vietano che un presidente di Lega sia anche dirigente o comunque ricopra incarichi nell'ambito delle società di calcio. Il 7 marzo 2007, dopo molte discussioni, è entrato in vigore il nuovo statuto della FIGC alla cui presidenza il 2 aprile veniva eletto G. Abete.
I principali eventi del 2006 nell'automobilismo, motociclismo e ciclismo
Nelle due più importanti manifestazioni degli s. motoristici, il Campionato mondiale di F1 nell'automobilismo e la classe MotoGP in quello di motociclismo, lo s. ha proposto nel 2006 uno dei suoi tipici paradossi, la riconferma del valore di due campioni, M. Schumacher e V. Rossi, proprio nel momento di una loro sconfitta. Il pilota tedesco della Ferrari, infatti, si è visto sfuggire il titolo mondiale, andato ancora allo spagnolo F. Alonso, ma ciò è avvenuto dopo una eccezionale rimonta in classifica, in una stagione piena di difficoltà. In particolare, al Gran premio di Suzuka, in Giappone, svoltosi nell'ottobre 2006, Schumacher doveva ritirarsi per problemi al motore quando era in testa da diversi giri, con un lieve vantaggio sul rivale. Questa si rivelava la tappa decisiva per l'assegnazione del titolo: lo spagnolo, su Renault, vinceva infatti nelle settimane successive la competizione iridata, con 134 punti contro i 121 di Schumacher; alla Ferrari sfuggiva anche il titolo costruttori, andato alla Renault (206 punti contro i 201 dei rivali).
Nella classe MotoGP, analogamente, Rossi (su Yamaha) era riuscito a recuperare in classifica sullo statunitense N. Hayden (su Honda), portandosi in vantaggio di 8 punti, ma all'ultima prova (il Gran premio di Valencia) cadeva e usciva dalla lotta per il titolo. Hayden vinceva la classifica piloti della classe MotoGP con 252 punti, la Honda trionfava tra i costruttori con 360. Nella classe 125 vinceva lo spagnolo Á. Bautista, nella 250 l'altro spagnolo J. Lorenzo, entrambi su Aprilia, che si imponeva nelle classifiche costruttori di entrambe le cilindrate.
Per quanto riguarda il ciclismo, il Giro d'Italia, giunto nel 2006 alla sua 89a edizione, disputata dal 6 al 28 maggio, è stato vinto dall'azzurro I. Basso; al secondo posto si è piazzato lo spagnolo J.E.G. Cataluña e al terzo l'altro azzurro G. Simoni. Il Tour de France 2006 è stato condizionato da vicende in qualche misura legate al doping anche prima dell'inizio: a causa di un'inchiesta precedentemente aperta in Spagna sulla base di alcune intercettazioni telefoniche, venivano esclusi dalla corsa prima della partenza alcuni corridori, sicuramente competitivi: tra questi lo stesso Basso, il tedesco J. Ullrich, lo spagnolo F. Macebo e il kazaco A. Vinokourov. A corsa finita, neppure la vittoria dello statunitense F. Landis è stata priva di ombre, in quanto il corridore statunitense è risultato positivo a un controllo il cui esito è stato reso noto solo al termine della manifestazione. Dopo le controanalisi il titolo gli è stato revocato e la vittoria è stata assegnata al secondo arrivato in classifica generale, lo spagnolo O. Pereiro. Per il ciclismo azzurro una grande soddisfazione è arrivata dal Campionato del mondo su strada, la cui prova, disputata a Salisburgo, in Austria, il 24 settembre, è stata vinta da P. Bettini.
Altri sport nei primi anni del 21° secolo
Rugby
Nell'edizione del Sei nazioni del 2001, caratterizzata da rinvii e problemi derivanti da una autentica epidemia di afta epizootica tra gli atleti, si impose l'Inghilterra, mentre all'Italia toccò il temuto 'cucchiaio di legno', l'ironico riconoscimento spettante a chi perde tutte le gare previste. Per gli azzurri analoga fu la conclusione nell'anno successivo, mentre a vincere fu la Francia, che conquistò anche lo Slam (circostanza che si verifica quando una squadra, oltre a trovarsi in testa alla classifica finale, ha vinto tutti gli incontri effettuati). Nel 2003 a imporsi nel Sei nazioni (conquistando anche lo Slam) fu l'Inghilterra, che, nei mesi successivi, coronò una splendida stagione con la vittoria del Campionato del mondo ottenuta battendo in finale l'Australia, nazione ospitante e squadra allora detentrice del titolo, per 20-17 dopo i supplementari (l'Italia era stata eliminata al primo turno, avendo trovato già nel girone iniziale, tra gli altri, due forti avversari come Galles e Nuova Zelanda). Nel Sei nazioni l'Italia fu penultima davanti al Galles. Nel 2004 altra vittoria e altro Slam per la Francia, con gli azzurri penultimi davanti alla Scozia. Nel 2005 nuovo cucchiaio di legno all'Italia e Grande slam al Galles, mentre nel 2006 e nel 2007 si è imposta nuovamente la Francia. Quest'ultima edizione ha riservato soddisfazioni anche al rugby azzurro, in palese crescita pur nel confronto con scuole storicamente più prestigiose e tecnicamente più evolute: la vittoria fuori casa contro la Scozia (fatto mai accaduto prima) e il successo interno contro il Galles hanno generato entusiasmo nella parte di pubblico già affezionata e un certo proselitismo verso quella meno attratta da questo sport.
Tennis
Gli eventi che maggiormente coinvolgono l'attenzione del pubblico sono i quattro tornei internazionali appartenenti al cosiddetto circuito del Grande slam (gli Open d'Australia, gli Internazionali di Francia, Wimbledon, gli Open degli Stati Uniti) e il torneo Masters di fine anno; per quel che concerne le nazionali, la Coppa Davis e, in minor misura, la Federation Cup femminile. Nei primi anni del 21° sec. è stato sperimentato il nuovo sistema di classificazione della ATP (Association of Tennis Professionals). La classifica, chiamata ATP Race, istituita nel 2000, si azzera all'inizio di ogni anno e somma i vari risultati, senza tralasciare alcun torneo; è specifica per qualificare i migliori della stagione al Masters di fine anno; il ranking ATP, parallelo alla ATP Race, vale come tabella di riferimento per determinare le teste di serie e formulare tabelloni principali e qualificazioni. Il torneo Masters, conclusivo della stagione, è stato vinto nel 2001 e 2002 dall'australiano L. Hewitt, nel 2003 e 2004 dallo svizzero R. Federer, nel 2005 dall'argentino D. Nalbandian e nel 2006 ancora da Federer. Il tennista svizzero può essere considerato un autentico punto di riferimento del tennis di questi anni per tecnica, potenza fisica, continuità di rendimento ad alti livelli e la sensazione di una crescita costante, soprattutto a partire dal 2003. Nel 2001, infatti, lo statunitense A. Agassi vinceva gli Open d'Australia, il brasiliano G. Kuerten si imponeva nel torneo del Roland Garros, il croato G. Ivanišević trionfava a Wimbledon, mentre Hewitt vinceva gli Open degli Stati Uniti; nel 2002 lo svedese T. Johansson vinceva gli Open d'Australia, lo spagnolo A. Costa il torneo del Roland Garros, Hewitt si aggiudicava il torneo di Wimbledon e P. Sampras, statunitense di origine greca, gli Open degli Stati Uniti.
Nel 2003 si apriva la cosiddetta era Federer, che si imponeva a Wimbledon; Agassi trionfava negli Open d'Australia, lo spagnolo J.C. Ferrero vinceva il torneo del Roland Garros, lo statunitense A. Roddick gli Open degli Stati Uniti. Nel 2004, a parte il Roland Garros in cui si imponeva l'argentino G. Gaudio, Federer vinceva tutti gli altri tornei dello Slam. Nel 2005 era il russo M. Safin ad aggiudicarsi gli Open d'Australia, mentre lo spagnolo R. Nadal vinceva il torneo del Roland Garros; Federer faceva suoi gli altri due tornei, Wimbledon e Open degli Stati Uniti. Il 2006 risultava simile al 2004, in quanto Federer lasciava ai suoi avversari (in particolare a Nadal) soltanto gli Internazionali di Francia e si aggiudicava gli altri tre tornei.
In ambito femminile le giocatrici di miglior livello, spesso avvicendatesi negli albi d'oro dei maggiori tornei, sono state le sorelle statunitensi S. e V. Williams, la francese A. Maurésmo, le belghe J. Henin e K. Clijsters, le russe M. Sharapova e S. Kuznetsova.
La Coppa Davis ha visto nel 2001 la vittoria della Francia sull'Australia, nel 2002 quella della Russia sulla Francia detentrice, nel 2003 l'affermazione dell'Australia sulla Spagna, mentre nel 2004 quest'ultima si è imposta sugli Stati Uniti. Nel 2005 e nel 2006 sono risultate vittoriose rispettivamente la Croazia sulla Slovacchia e la Russia sull'Argentina. La Fed Cup, sorta di equivalente femminile della Coppa Davis, è stata conquistata nel 2001 dal Belgio, nel 2002 dalla Slovacchia, nel 2003 dalla Francia, nel 2004 e nel 2005 dalla Russia. Nel 2006, autentica sorpresa per un tennis azzurro ormai lontano dagli allori internazionali da molti anni, è stata la squadra italiana a imporsi, superando in finale il Belgio per 3-2. Il team, composto da F. Pennetta, M. Santangelo, F. Schiavone, R. Vinci e R. Oprandi, ha riportato in Italia un trofeo internazionale esattamente trent'anni dopo la vittoria maschile nella Coppa Davis.