SPONGA, Francesco, detto Usper
SPONGA, Francesco, detto Usper. – Nacque probabilmente a Rovigno d’Istria (oggi Rovinj, Croazia) attorno al 1561. Il nominativo era assai comune in quella località alla fine del Cinquecento (secondo il censimento tardocinquecentesco citato da B. Benussi, Abitanti, animali e pascoli, in Rovigno e suo territorio nel secolo XVI, in Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria, III (1886), pp. 121-151); ed egli stesso si dichiara «da Rovigno» in un atto notarile del 1593 (Archivio di Stato di Venezia, Notarile Atti, b. 3134, c. 663r, 18 novembre 1593). Il 23 novembre 1561 nella collegiata di Rovigno fu battezzato un «Francesco et Dominico» figlio di «ser Gabriel Sponzulin» (diminutivo del cognome): la data corrisponderebbe all’età dichiarata nell’atto di morte.
Egli fu canonico della medesima chiesa almeno dal 1592, ma ordinò, con successive procure, sostituti che officiavano in vece sua; abbondante documentazione prova che risiedette stabilmente a Venezia sino alla morte. Nel 1602, tramite altri componenti della famiglia rimasti a Rovigno, vendette alcuni beni immobili di sua proprietà (Rismondo, 1989-90, pp. 1-5).
Nel frontespizio dell’opera prima (Ricercari et arie francesi a quattro voci, Venezia, Giacomo Vincenti, 1595; edizione moderna in Italian instrumental music of the Sixteenth and early Seventeenth centuries, 11, a cura di J. Ladewig, New York 1990) si dichiarò «discepolo di Andrea Gabrieli»; era quindi a Venezia ben prima del 1585, anno di morte del compositore veneziano. Prima del 1589 era stato precettore di un figlio del dedicatario di questa raccolta, l’avvocato Lodovico Usper; il musicista venne poi correntemente identificato con il nome di questo suo mecenate, secondo una consuetudine coeva.
Attraverso Usper, confratello nella Scuola grande di S. Giovanni Evangelista sin dal 1570 (cfr. Rismondo, 1989-90, p. 54 nota 29), Sponga dovette entrare in relazione con la confraternita, nelle immediate vicinanze della quale risiedette poi stabilmente sino alla morte. Dopo un tentativo di farsi eleggere cappellano del sodalizio, il 6 settembre 1596 fu eletto organista della Scuola e della chiesa attigua; la petizione indica sommariamente le mansioni alle quali era chiamato l’organista, tenuto a far trasportare nella sala delle adunanze il proprio organo portativo nelle occasioni festive maggiori. Gli ufficiali della Scuola apprezzarono dapprima le sue prestazioni, per aver egli fatto eseguire «belissimi concerti a onor della Santissima Croce et con molta sodisfation delli audienti», presumibilmente da lui composti (ibid., p. 12 e nota 45). Pochi mesi dopo dovettero però registrare un comportamento poco rispettoso del musicista, che fu indotto a inoltrare alcune suppliche per poter essere riammesso (pp. 12 s. e nota 49). Il compositore cercò dunque di assicurarsi una posizione più stabile in seno alla Scuola: nel 1607 (20 gennaio) fu eletto cappellano, carica che mantenne sino a quando, nel 1624, fu eletto «capo di chiesa» (ossia del clero) nel sodalizio.
Nel 1616, appunto in qualità di cappellano, testimoniò di aver organizzato nella chiesa le festività della Santa Croce (3 maggio) e del Corpus Domini (2 giugno): in ambedue i casi fece assoldare la compagnia degli strumentisti di S. Marco guidata da Francesco Bonfante (che di lì a poco sarebbe divenuto «maestro dei concerti»; cfr. Archivio di Stato di Venezia, Cancelleria inferiore, Atti del Doge, b. 196, cc. 398rv, 11 agosto 1616). Queste testimonianze, unite ad altra documentazione – per esempio, nello stesso periodo la Scuola assoldava altri cantori e strumentisti di rango, tra cui alcuni componenti della cappella ducale (cfr. Rismondo, 1989-90, pp. 18-21, 40-42) –, fanno ritenere che Sponga mantenesse tuttavia delle responsabilità organizzative di carattere musicale nella Scuola.
Il salario relativo alle due mansioni, confermato dalle ricevute autografe (ibid., pp. 79 s., 119 note 70-71, 185), era più che discreto; tenuto conto delle altre entrate di ragione musicale, del canonicato a Rovigno, e dei benefici ecclesiastici presso la Scuola (e forse altrove), il musicista doveva trascorrere un’esistenza tranquilla. Oltre alle entrate certe presso la confraternita, nei primi decenni del Seicento fu assai attivo a Venezia, come compositore, esecutore e capo di una stimata «compagnia di cantori» attiva in importanti istituzioni cittadine.
Quest’attività, se doveva fruttare somme non indifferenti, lo esponeva d’altra parte, in quanto capo e responsabile, a contestazioni in caso di comportamenti scorretti dei componenti: nel 1616 gli fu interdetta la frequentazione dei monasteri femminili cittadini, e poco dopo fu coinvolto in un procedimento della stessa magistratura, per via di uno dei cantori della sua compagnia (ibid., pp. 21-23). Nello stesso periodo un grave episodio si verificò in S. Cassiano: in una rissa accesasi su un palco approntato per una festività musicale, alcuni musici – tra cui, forse quale direttore, vi era Sponga – restarono gravemente feriti (Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea di carte non appartenenti ad alcun archivio, b. 36, f. Notizie interne a Venezia / 1610-20, 28 gennaio 1617). In due occasioni (1617 e 1623) è documentata la sua attività per la festa annuale nella Scuola grande di S. Rocco; nella prima delle due occasioni fu a capo di un nutrito organico vocale-strumentale, nella seconda funse da organista sotto la direzione di Claudio Monteverdi (Rismondo, 1989-90, pp. 23, 144; Rismondo, 2016, pp. 139 s.).
Dalla dedica dei Salmi vespertini per tutto l’anno, parte a doi cori, parte concertati all’uso moderno e parte alla breve, come si cantano nelle capelle de’ prencipi a 4, 5 e 8 voci (Venezia 1627) si apprende che circa dal 1605 Sponga era anche organista in S. Salvador, a pochi passi dalla basilica marciana. Un diarista coevo, il diplomatico francese Jean-Baptiste Du Val, descrisse un’esecuzione musicale da lui ascoltata nel 1607 in quella chiesa, collimante con gli arditi organici strumentali adottati in quegli anni dal musicista nelle proprie composizioni (Rismondo, 1989-90, pp. 14 s.).
Nel 1605, per spartirsi correttamente il florido mercato potenziale delle musiche promosse nelle festività di molte chiese e confraternite veneziane, Sponga e sei organisti e compositori di spicco in città – Giovanni Gabrieli, Giovanni Picchi, Giovanni Priuli, Giovanni Battista Riccio, Giovanni Battista Grillo e Paolo Giusto – stipularono un accordo che avrebbe dovuto regolare le loro prestazioni, suddividendone i proventi. L’atto, rogato a suo nome nonostante la netta preminenza riservata a Gabrieli, testimonia la stima di cui doveva essere circondato, anche come organizzatore e garante, a Venezia nel primo decennio del secolo (Di Pasquale, 2015, pp. 65-68, 95-98). Una decina di anni dopo tale reputazione è confermata dalla presenza del suo nome tra i musicisti cui Romano Micheli, romano di stanza a Venezia, chiese spunti tematici per i canoni editi nella sua Musica vaga et artificiosa continente motetti con oblighi e canoni diversi (Venezia 1615). Per un semestre Sponga funse da primo organista in S. Marco, tra la morte del titolare, il citato Grillo (1° novembre 1622), e l’elezione del successore, Carlo Filago (1° maggio 1623).
I dedicatari dei cinque libri di musica noti di Sponga, tutti pubblicati a Venezia, rientrano in una ristretta cerchia. Dopo i citati Ricercari del 1595, intestati al primo mecenate, il Primo libro de madrigali a 5 voci (1604), composti su versi concettosi di Battista Guarini, Angelo Grillo, Ottavio Rinuccini, Alessandro Gatti, Valerio Belli e Pietro Petracci, è indirizzato a Pietro Lippomano, della famiglia nobile veneziana che diede un vescovo a Parenzo. A un altro presule parentino, l’udinese Leonardo Tritonio, è dedicata la Messa e salmi da concertarsi ne l’organo et anco con diversi stromenti a cinque voci, et insieme sinfonie e motetti a una, due, tre, quattro, cinque e sei voci (1614). Un notevole personaggio della classe cittadinesca veneziana, Camillo Formenti (Rismondo, 1989-90, pp. 31-33), fu invece dedicatario delle Compositioni armoniche nelle quali si contengono motetti, sinfonie, sonate, canzoni, capricci a 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 voci et in fine la Battaglia a 8 per cantar e sonar op. III (1619; trascrizione integrale ibid., II); mentre i citati Salmi vespertini op. V (1627) sono dedicati a Virginio Dina, abate di Candiana, della congregazione dei canonici del S. Salvatore, nella cui chiesa veneziana, come s’è detto, Sponga fungeva da organista.
Morì il 24 febbraio 1641, ottantenne, nell’abitazione concessagli dalla Scuola grande di S. Giovanni Evangelista quale «capo di chiesa» (p. 43 e nota 209).
L’esame della produzione musicale di Sponga rivela un buon livello artigianale, insieme a una disinvolta attitudine ad adattarsi agli stili del momento: dapprima la polifonia vocale e strumentale tardocinquecentesca, nella sua variante gabrieliana, su cui si innesta poi la prassi delle poche voci con basso continuo, modellata su esempi monteverdiani. I Ricercari del 1595 e i Madrigali del 1604 – un libro di mottetti a 5 voci attribuito a Usper, documentato in un inventario librario databile al 1625, non è pervenuto (Barbieri, 2011) – rivelano ottimo mestiere e saldo possesso delle tecniche contrappuntistiche correnti in ambito veneziano, sull’esempio di Andrea Gabrieli. I libri successivi puntano sulla musica da chiesa, certamente per rispondere alle esigenze delle occasioni festive cui sopperiva la ‘compagnia’ da lui guidata. In questa nuova fase, si osserva una certa qual trascuratezza nella finitura dell’ordito contrappuntistico, compensata semmai dal gusto per formazioni vocali-strumentali inusitate, dagli sgargianti contrasti tra episodi affidati all’intero organico e altri assegnati a un gruppo più ristretto (cfr. la Sinfonia a 6 e Intonuit de caelo a 6 nel libro del 1614, la Sinfonia prima a 8 nel 1619), in catene di brevi episodi che configurano embrionali forme a rondò oppure altrimenti alternandosi liberamente e rinnovando di continuo il materiale melodico e armonico. Si tratta di formule condivise da altri compositori nella scia di Giovanni Gabrieli, spesso attivi nello stesso ambiente incentrato attorno al sestiere veneziano di S. Polo: Grillo, Priuli, Riccio, Picchi (cfr. Selfridge-Field, 1994, pp. 102 s.). La committenza insediata in quella zona della città, dominata dalle grandi Scuole di S. Rocco e di S. Giovanni Evangelista e dalla chiesa francescana dei Frari, sembra prediligesse appunto uno stile musicale cautamente attento alle novità ma sostanzialmente conservatore, caratterizzato da smaglianti sonorità e forti contrasti di colore, non soverchiamente premuroso della correttezza contrappuntistica e armonica: quasi un corrispettivo sonoro dei grandi teleri di tarda scuola tintorettesca.
Queste caratteristiche sono ancor più evidenti nelle composizioni del nipote Gabriele Usper, documentato dal 1609 e brevemente attivo nelle stesse istituzioni nelle quali fu attivo lo zio (Stipčević, 1987). Di lui si conosce una manciata di musiche da chiesa vocali e strumentali che lo zio accolse nei propri libri del 1614 e del 1619, nonché la ristampa di tredici Madrigali concertati a 2-4 voci con il basso continuo, dedicati dallo stampatore Alessandro Vincenti a Francesco Sponga (Venezia 1623; su stralci dall’Orlando furioso e dal Pastor fido e su madrigali concettosi di Guarini e Francesco Scaglia).
Poco numerose sono le composizioni di Francesco Sponga incluse in collettanee vuoi transalpine (madrigali a 5 voci, Norimberga nel 1604 e a Copenaghen nel 1606) vuoi veneziane (mottetti in raccolte a cura del pavese Lorenzo Calvi nel 1624 e del veneziano Leonardo Simonetti nel 1625) o tramandate in manoscritti oltremontani.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pisino d’Istria (Pazin), Matične knjge-Rovinj, Battesimi 14 ottobre 1560-20 febbraio 1587, c. 11r (23 novembre 1561); Archivio di Stato di Venezia, Notarile Atti, b. 194, cedola 356, notaio Marcantonio Cavanis (testamento di Elena Trezzo, 1° novembre 1589), b. 3132 (Antonio Callegarini, Protocolli 1592 II), c. 529r (25 marzo 1592), b. 3133 (Antonio Callegarini, Protocolli 1593 I), c. 94r (13 febbraio 1593), b. 3134 (Antonio Callegarini, Protocolli 1593 II), c. 663r (18 novembre 1593); Notarile Atti d’Ercoli, b. 5421, c. 49v (28 febbraio 1601); Notarile Atti Claudio Paulini, b. 3412, c. 829v (1° dicembre 1633); P. Fabbri, Monteverdi, Torino 1985, pp. 239 s.; E. Stipčević, F.S.U. compositore veneziano di origine istriana, in Atti: Centro di ricerche storiche, Rovigno, 1985-1986, vol. 16, pp. 165-231 (con elenco delle opere di Sponga); Id., G.S.-Usper compositore manierista, in Musica storia folklore in Istria, a cura di I. Cavallini, Trieste 1987, pp. 81-96; P.A. Rismondo, F. S. detto Usper (1561-1641) «organista eccellentissimo», tesi di laurea, I-II, Università di Bologna, a.a. 1989-90; G. Radole, Don F. S. (1561-1641) musicista rovignese, attivo a Venezia, in Tre musicisti istriani: Francesco e Gabriele Spongia da Rovigno al tempo di Claudio Monteverdi, Antonio Tarsia da Capodistria a 350 anni dalla morte, a cura di M. Sofianopulo, Trieste 1993, pp. 9-32; E. Selfridge-Field, Venetian instrumental music from Gabrieli to Vivaldi, Oxford 1994, pp. 103-106, 125-127, 312; G. Vio, I monasteri femminili nel Seicento: gioie e dolori per i musici veneziani, in Musica, scienza e idee nella Serenissima durante il Seicento. Atti del Convegno internazionale..., 1993, a cura di F. Passadore - F. Rossi, Venezia 1996, pp. 315 s.; P.A. Rismondo, Tecniche esecutive e compositive nella Venezia del tardo Rinascimento alla luce delle composizioni di F. S. detto Usper (1585-1640), Bologna 2001; J.E. Glixon, Honoring God and the city: music at the Venetian confraternities, 1260-1807, New York 2003, pp. 142 s., 286; P. Barbieri, Music-selling in Seventeenth-century Rome: three new inventories from Franzini’s bookshops 1621, 1633, 1686, in Recercare, XXIII (2011), p. 161; M. Di Pasquale, Giovanni Gabrieli, un consorzio di organisti, quattro compagnie di musici: documenti inediti sulla cooperazione musicale autonoma a Venezia nel primo Seicento, in Recercare XXVII (2015), pp. 65-68, 95-98; P.A. Rismondo, Giovanni Rovetta, «uno spirito quasi divino, tutto lume in nere et acute note espresso», in Recercare, XXVIII (2016), pp. 139 s.