Vedi SPOLETO dell'anno: 1966 - 1997
SPOLETO (Spoletium)
Città della vi Regione augustea (Plin., Nat. hist., iii, 114; Ptolom., iii, i, 47, p. 54; Strab., v, 2, 10 p. 227), situata in collina lungo la strada che collegava Narnia, Interamna e Fulginia, e che poi, nella località di Forum Flamini, si riallacciava con l'altro braccio della Via Flaminia, proveniente da Mevania. Nel luogo, ove nel 241 fu istituita una colonia latina tramutata poi in municipium dopo la guerra sociale, i reperti archeologici testimoniano l'esistenza di uno stanziamento umano sin dall'Età del Ferro, e la cinta muraria in opera poligonale rivela un centro già organizzato in periodo preromano.
Le pendici del colle di S. Elia, su cui era probabilmente l'arce (nel luogo poi occupato dalla Rocca medievale), furono regolarizzate in età romana con una sistemazione a terrazze, servita da strade tracciate secondo un reticolo regolare, che è ancora oggi individuabile. Più difficile, per le distruzioni subite nel Medioevo e le modificazioni dovute alla intensa attività edilizia verificatasi in ogni età, è ricostruire lo sviluppo dell'impianto urbano e stabilire come fossero distribuiti gli edifici nella città, che pure conserva alcuni monumenti notevoli.
Il Foro viene ubicato sotto l'odierna piazza del Mercato, non lontano dal centro medievale della città: sul piazzale si affacciava il pronao di un tempio del I sec. (inglobato nella chiesa di S. Ansano), di cui sono caratteristici due vani paralleli attraversanti lo stilobate e un pozzo rituale, inserito nella stessa muratura. A fianco del tempio sorge il semplice arco, ad un solo fornice, dedicato a Druso Minore e Germanico, sotto sui passava la strada che dalla porta romana, ancora oggi testimoniata nell'arco detto di Monterone, conduceva al Foro. Nella parte opposta del piazzale il rinvenimento di un grande capitello corinzio alto m 1,09 e di alcuni rocchi di colonna, attribuibili ad un tempio importante ed imponente, ha fatto supporre l'esistenza di un Capitolium in quel lato del Foro: comunque è certo che la zona era occupata da edifici di carattere pubblico come denuncia un interessante porticato in travertino (fine della Repubblica-inizio dell'Impero), di cui si conservano ancora alcuni pilastri con capitelli ornati da rosette e patere.
A N del piazzale del Foro restano gli avanzi di una casa del I sec. d. C., supposta - ma con poca fondatezza - di Vespasia Polla, che conserva pavimenti musivi con semplici disegni geometrici in bianco e nero e qualche resto di intonaco dipinto. Frammenti di mosaico, testimonianza di un'altra casa romana, sono stati trovati a fianco della chiesa di S. Eufemia. Ancora incerti restano l'edificio situato non lontano dalla cosiddetta casa di Vespasia Polla, noto sotto il nome di "basilica" e l'altro - di cui è stato recentemente liberato un corridoio monumentale - generalmente interpretato come "palazzo ducale", ma che i risultati di lavori recenti riporterebbero piuttosto al periodo romano.
Degli edifici per gli spettacoli, il teatro - ora restaurato - si trova presso le mura nel lato S-O della città, e la cavea, che aveva un diametro di circa m 70, serviva in parte da sostruzione al terrazzamento sovrastante ove passava uno dei cardini della città: è opera della prima metà del I sec. d. C. ed è costruito con murature prevalentemente a cortina, a cui si vedono aggiunte strutture di altro tipo, dovute a rifacimenti eseguiti già in antico per rimediare a pericolosi cedimenti fondali.
L'anfiteatro, del II sec., sorge fuori le mura presso il torrente Tessino ed è costruito in opera a sacco rivestita da un paramento a cortina poco regolare: il monumento, che era di notevoli proporzioni (m 115 × 85), fu trasformato in fortezza da Totila e poi subì altri più gravi danni quando fu utilizzato come cava di pietra per la costruzione della Rocca.
Tratti delle mura si conservano in vari punti della città, consentendo di ricostruire il tracciato della cinta urbana che, con andamento a linee spezzate o curve, circondava tutto l'abitato compresa la sommità del colle con l'arce. Esse, sono di tre tipi: poligonali, di periodo preromano (V sec. ?); in opera quadrata, del periodo della colonia (III sec. a. C.); a blocchi parallelepipedi allungati, posteriori alle guerre civili.
Fuori delle mura ma non lontano dalla città, ai lati della strada per Foligno, si vedono i resti di un mitreo, il ponte cosiddetto Sanguinario e la basilica del S. Salvatore, monumento famoso, costruito - riadoperando anche materiali più antichi - nel IV-V sec. d. C. (come il tempietto del Clitumno) secondo alcuni studiosi, nell'alto Medioevo (VIII-IX) secondo altri.
Nel locale museo civico si conservano materiali rinvenuti nella città e nel territorio, fra cui si ricordano i due cippi con il testo della lex per il culto dei boschi.
Bibl.: C. I. L., XI, 2, p. 403; C. Pietrangeli, Spoletium, Roma 1939 (ivi bibl. prec.); M. Salmi, La basilica del S. Salvatore di Spoleto, Firenze 1951; M. J. Vermaseren, Corpus Inscriptionum et Monumentorum Religionis Mithriacae, l'Aja 1956, X, I, p. 246; U. Ciotti, Scavo e sistemazione dell'Edificio romano presso l'arco di Druso, in Spoletium, IV, 2, 1957; G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, p. 60 ss.; U. Ciotti, Il teatro romano di Spoleto, in Spoletium, VII, 1-2, 1960; B. Toscano, Spoleto in pietre, Spoleto 1963; P. Gazzola, Ponti romani, Firenze 1963, II, p. 50; F. Bucher-B. Toscano, The Palace of Theodoric (?) in Spoleto, in Gesta, 1964, 1-2.