spoglia
È propriamente " ciò che riveste " e che quindi può esser tolto. In questo senso il termine, che ricorre sempre al plurale, è impiegato a indicare le foglie che in autunno si staccano dall'albero, fin che 'l ramo / vede a la terra tutte le sue spoglie (If III 114): cioè " restituisce alla terra il proprio vestimento da lei ricevuto ", come spiega il Cesari, che segue l'altra lezione, anche diffusa, rende (" Mi confermo a vede per ragioni di tradizione.., ma soprattutto per la precisa eco virgiliana: ‛ miraturque novas frondes ' Georg. II 82 ", Petrocchi, ad l.; per il paragone, cfr. Aen. VI 309-310).
Anche il corpo è una veste, la veste dell'anima: dopo il giudizio universale pure noi, anime di suicidi - dice Pier della Vigna -, verrem per nostre spoglie [" cioè per li nostri corpi, di che ci abbiamo spogliati noi stesso ", Buti], / ma non però ch'alcuna sen rivesta (If XIII 103; cfr. XXXIII 62-63 tu ne vestisti / queste misere carni, e tu le spoglia, nonché Pd XIV 43-44 Come la carne glorïosa e santa / fia revestita...). Ma Benvenuto chiosa: " idest pro nostris corporibus, quae appellat spolia hostiliter direpta [o addirittura " quia hostiliter deiecta ", secondo un'altra lezione del commento] ab anima, sicut hostes violenter rapiunt spolia ": egli allude dunque all'altro significato che il termine assume (sempre connesso all'idea di " ciò che riveste "), quello di " armatura " e, per estensione, " bottino " di guerra: Del folle Acàn ciascun poi si ricorda, / come furò le spoglie di Gerico (Pg XX 110; cfr. Ios. 7, 1 ss.); e così in If XXVIII 11 la lunga guerra [la seconda punica] / che de l'anella fé sì alte spoglie, / come Livio scrive (il fatto è ricordato anche in Cv IV V 19).