SPIRALE
. Archeologia. - La spirale, motivo ornamentale di particolare importanza, sorse spontanea in varî tempi e luoghi; non di rado, tuttavia, in seguito a particolare evoluzione artistica, assurse a sistema decorativo complesso, il quale, con le varie correnti culturali, si diffuse talora molto largamente.
La spirale appare a noi primamente incisa, sia nella forma semplice sia in quella ricorrente, su avorî dell'arte quaternaria superiore del sud-ovest della Francia (v. miolitica, civiltà). La spirale semplice dipinta adornò la ceramica dell'Egitto pre-faraonico; in seguito, nell'Egitto stesso, durante i secoli del Medio Regno, cominciò a coprire con la forma ricorrente intere superficie. Dall'Egitto, secondo un'opinione generalmente accettata, la spirale si sarebbe propagata alla grande arte cicladica, cretese e micenea dei tempi eneolitici ed enei; le spirali rivestirono allora superficie di vasi, come le pissidi cicladiche, pareti di edifici (soffitto della tholos di Orcomeno), oggetti d'ornamento personale (pettorale aureo del recinto di Micene), ecc. (v. cretese-micenea, civiltà).
A Malta la spirale era talmente sviluppata in tempi approssimativamente eneolitici, da suscitare l'ipotesi che quell'isola possa essere stata luogo di origine di siffatto sistema decorativo nelle regioni mediterranee: la spirale maltese, flessuosa nel ductus, libera nelle forme, era scolpita sulle fronti degli altari e delle basi nei grandi templi megalitici e, dipinta, occupava tutta la vòlta nella cella dell'oracolo nell'ipogeo di Hal Saflieni (v. malta: Preistoria, XXII, tavola III). In confronto, appaiono molto rozzamente espresse le spirali scolpite su alcuni chiusini di tombe della vasta necropoli di Castelluccio, nell'entroterra di Siracusa, dell'alba dell'età dei metalli: spirali evidentemente dovute all'azione generale della civiltà mediterranea.
Spirale e meandro adornavano le ceramiche di tutta la penisola balcanica e dell'Europa centrale, dalla Grecia settentrionale al Reno, in tempi i quali presentano un aspetto generale di civiltà ancora neolitica e durante le prime fasi dei metalli: cioè le ceramiche a nastro o a zone (Bandkeramik dei Tedeschi). Così la ceramica dipinta di Cucuteni e delle altre stazioni eneolitiche romene. Spirali furono incise o rilevate sui fittili di Butmir presso Sarajevo, della stazione ungherese di Lengyel, a un dipresso degli stessi tempi, ecc. (v. danubiane, civiltà). Non è certo che in tutte le regioni dell'Europa centrale, spirale e meandro si siano diffusi dai paesi dell'Egeo; si può anche pensare a sviluppi paralleli, indipendenti gli uni dagli altri.
Molto raramente, la spirale fu incisa, insieme ad altri motivi curvilinei, sui grandiosi monumenti megalitici della Francia (Gaurinis) e della Gran Bretagna.
Con le fasi recenti della civiltà scandinava del bronzo, forse notevolmente attardate nel confronto con i paesi meridionali, s'ebbe la magnifica fioritura del "bronzo spiralizzato": una grande congerie cioè di bronzi coperti dalla spirale. L'origine di questo stile è tuttora discussa. Nella regione transilvanicoungherese la spirale si conservò a lungo e anche nelle ultime fasi del bronzo forma l'ornamento precipuo della ceramica: ceramica di carattere barbaro (v. bronzo: Civiltà del Bronzo).
In Italia la spirale ricorrente adornò le spalle di un vaso, finora isolato, uscito dalle capanne neolitiche di Campeggine nel Reggiano, e appare ancora oggi molto incerta nella ceramica dipinta, eneolitica pugliese-materana. Il meandro segnatamente, ma anche la spirale, formarono l'ornamentazione della ceramica fine delle fasi seriori della civiltà del bronzo dalle stazioni marchigiane alle grotte lucane di Latronico e di Pertosa. Ricorre abbastanza frequente sui fittili dell'abitato di Cetona nell'Appennino tosco-umbro. Con la prima civiltà del ferro la spirale, rara ad Este e in genere nel versante tirrenico, fu frequente nelle regioni adriatiche: così a Nesazio nell'Istria (v. nesazio), dove non è certo sia derivazione della civiltà, micenea sulle stele del sepolcreto piceno di Novilara, sui bronzi di Aufidena, ecc.
Bibl.: M. Hoernes e O. Menghin, Urgesch. d. bild. Kunst, Vienna 1925; G. Wilke, Bandkeramik, in Ebert, Reallex. d. Vorgesch., Berlino 1924; F. A. v. Scheltema e K. Ranke, Spiralmuster, ibid. 1928; E. Piette, Études d'ethnographie préhistorique, in L'Anthropologie, XV, 1904; I. de Morgan, La préhistoire orientale: II, L'Égypte et l'Afrique du Nord, Parigi 1926; L. Pernier, Il palazzo minoico di Festòs, Roma 1935; L. M. Ugolini, Malta: origine della civiltà medit., ivi 1934; Vl. Dumitrescu, Notes sur Cucuteni e La stratigraphie des stations appartenant à la civilisation énéolitique balkan-danubienne, in Istros, I, 1934; I. Déchélette, Manuel d'archéol. préhistorique, Parigi 1910, II, i, p. 498 segg.; G. Chierici, Villaggio dell'età della pietra nella provincia di Reggio Emilia, in Bull. di paletnol. ital., III; U. Rellini, La più antica ceramica dipinta in Italia, Roma 1934; M. Mayer, Molfetta und Matera, Lipsia 1924; G. Patroni, Caverna naturale con avanzi preistor. in prov. di Salerno, in Monum. antichi, a cura Accad. Lincei, Roma 1899; U. Rellini, La caverna di Latronico, in Monum. antichi, XXIV, Roma 1917; id., Le stazioni enee delle Marche di fase seriore e la civiltà italica, in Monum. antichi, XXXIV, Roma 1934; U. Calzoni, L'abitato di Belvedere sulla montagna di Cetona, in Atti Accad. Lincei, Notizie scavi, Roma 1933; B. Tamaro, A proposito di alcune sculture di Nesazio, in Bull. di paletnol. ital., XLVII, 1927; E. Brizio, La necropoli di Novilara presso Pesaro, in Monum. antichi, Roma 1895; L. Mariani, Aufidena, in Monum. antichi, X, Roma 1901.