SPELLO (A. T., 24-25-26 bis)
Cittadina dell'Umbria, in provincia di Perugia, situata a 314 m. s. m. sulle estreme pendici meridionali del monte Subasio, al margine dell'ampio fondo alluvionale della Valle Umbra. Con le sue viuzze strette e tortuose, per lo più in pendio, spesso sorpassate da cavalcavia, e con i suoi numerosi edifici del Rinascimento, ha un aspetto vetusto assai pittoresco e suggestivo. Nel 1931 contava 2368 ab. (2681 nel 1921).
Il comune ha una superficie di 62,13 kmq., in gran parte collinare (quote estreme 190-1241 m.), occupata per il 62,7% da seminativi (cereali e piante da foraggio: in media si producono annualmente 22.600 q. di frumento, 3300 di mais e 97.000 q. di foraggi), per il 10,8% da colture specializzate di piante legnose (oliveti soprattutto; la vite è coltivata generalmente in mezzo ai seminativi), per il 4,3% da pascoli e per il 16,9% da boschi e castagneti. Il resto è improduttivo. Nel 1930 il comune possedeva 1900 bovini, 2829 ovini, 1781 suini e 348 equini.
Gli abitanti (6161 nel 1921, 6372 nel 1931) sono dediti nella gran maggioranza all'agricoltura (1519 hanno l'agricoltura come occupazione principale, 1434 come occupazione secondaria) e vivono per quasi il 60% in case sparse, e per il resto nel capoluogo e nelle due frazioni di Collepino e S. Giovanni.
Spello ha stazione ferroviaria sulla Foligno-Terontola.
Monumenti. - Tracce cospicue della città romana si hanno nei resti del teatro, dell'anfiteatro, del palazzo imperiale; nella superba Porta Consolare, nella Porta Venere con le sue torri e nello stesso rescritto dell'imperatore Costantino custodito in una lastra marmorea nella sala maggiore del comune.
I periodi dell'arte romanica e del Rinascimento segnarono nella città e nel territorio una fioritura di opere artistiche. La chiesa di S. Maria Maggiore, del sec. XII, ingrandita nel sec. XVII, ha negli affreschi della cappella Baglioni un capolavoro del Pinturicchio (1500-1503), il quale sulle grandi pareti rappresentò l'Annunciazione, l'Adorazione dei Magi, il Gesù fra i dottori; nella vòlta quattro Sibille. Domina l'interno della chiesa il tabernacolo di M. Rocco da Vicenza (1515), cui fanno ala due opere del Perugino (1521). Alla chiesa è unita una piccola raccolta di quadri. La chiesa di S. Andrea, oggi rimodernata, oltre agli interessanti affreschi di scuola umbra delle sue cappelle, ha l'abside decorata dallo spellano B. Crispoldi (1913), l'altar maggiore del 1300, una grandiosa pala d'altare con la Madonna col bambino in trono e varî santi, dipinta dal Pinturicchio (1508) con l'aiuto di Eusebio di S. Giorgio. Maestoso il Palazzo comunale, che ha nell'atrio una raccolta di lapidi romane, di frammenti decorativi di monumenti romani, e nel salone principale la tavola marmorea del celebre Rescritto con cui l'imperatore Flavio Costantino accorda svariati favori a Spello. Nella chiesa di S. Lorenzo, rinnovata nel sec. XVI, sono: il battistero del sec. XV, il tabernacolo del sacramento di Flaminio Vacca (1589), gli stalli intarsiati del coro e della sacristia di Andrea Campano di Modena (1530-34) e la nuova cappella dell'Incoronata rivestita di marmi su disegno di C. Bazzani (1931). Intorno a queste costruzioni si sviluppa la corona panoramica delle mura di Spello e di molti edifici sacri e profani.
Storia. - L'antica Hispellum acquistò importanza, tra gli altri centri umbri, per la sua posizione, benché non situata sulla via statale. Sede, con tutta probabilità, di un preesistente abitato umbro, ebbe autonomia amministrativa e fu inscritta nella Lemonia. Fu colonia Iulia Hispellum ed ebbe, colonia augustea, esteso il comune fino alle fonti del Clitumno. La sua notorietà è rilevata dall'essere stata destinata, tra il 330 e il 337, come convegno nazionale annuale degli Umbri, e dall'essere, altresì, chiamata, in onore dei costantiniani, Flavia Constans, al cui culto è designata. Del resto i cospicui avanzi romani e l'essere già, nel sec. V, sede episcopale comprovano la sua importanza.
Con le incursioni barbariche, il territorio fu unito al ducato di Spoleto e quindi alla Chiesa. Costituito il comune, visse lunghi e turbolenti periodi, dal sec. XI al XIV in balia delle fazioni locali; dal sec. XIV al XVI alla discrezione della famiglia Baglioni di Perugia, che avendola ricevuta in feudo dal papa, la volle sempre considerare roccaforte delle sue scorrerie e delle sue resistenze. Dai Baglioni passò a far parte definitivamente dello Stato della Chiesa.
Bibl.: Corpus Inscr. Lat., XI, p. 764 segg.; J. Nissen, Ital. Landesk., II, p. 395 segg.; G. Urbini, Spello, Bevagna, Montefalco, Bergamo 1913; D. Viviani, Porta Venere e torri di Properzio a Spello, in Boll. d'arte, 1915, pp. 301-04; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1925; L. Pomponi, S. Maria Maggiore di Spello, Foligno 1926.