SPELEOLOGIA (dal gr. σπήλαιον "caverna" ted. Höhlenkunde)
La speleologia, o scienza delle caverne, studia le grotte e caverne naturali, la loro origine ed evoluzione, fenomeni fisici, biologici e antropici che vi si sono svolti e si svolgono. Campo di studio principale è stato, ed è in parte tuttora, quello della morfologia delle grotte carsiche e della connessa idrologia sotterranea: tanto che da alcuni fu commesso l'errore di confondere codesto che è soltanto un gruppo (per quanto importante) di problemi, e che è legato alle scienze geologiche, con la speleologia, la quale, per il complesso delle sue branche, rientra piuttosto nel vasto gruppo delle scienze geografiche in largo senso. Convergono infatti nello studio delle grotte geologi e mineralisti, geofisici e meteorologi, zoologi e botanici, paleontologi e paletnologi; e nei riguardi della preistoria i reperti delle grotte hanno tale importanza, da assumere valore decisivo per la paletnologia e l'archeologia antica. Non sarebbe giusto, d'altra parte, ritenere artificioso il raggruppamento delle svariatissime ricerche in grotta sotto un nome collettivo. La speleologia ha ragion d'essere come scienza autonoma, al pari di altre che studiano fenomeni disparati, in quanto rientrano ciascuno nell'ambito di discipline speciali e richiedono cognizioni specializzate, ma sono legati a un determinato ambiente che fa sorgere tra essi stretti rapporti, determina lo svolgersi di fenomeni e modalità nuovi, impone una data tecnica o dati metodi di ricerca e di studio.
Le prime esplorazioni di grotte eseguite con intento scientifico risalgono al sec. XVI. Nei primi del '500 P. Coppo ammette un corso sotterraneo del Timavo. Nel 1537 G. G. Trissino, dietro richiesta di L. Alberti, esplora il Covolo di Costozza e, oltre a descrivere la grotta e il corso d'acqua che la percorre, nota gli animali cavernicoli che vi ha scoperti (pipistrelli e nifarghi). Qualche decennio più tardi, U. Aldrovandi annota le particolarità di caverne e valli cieche della Dalmazia. Le prime ricerche sistematiche sono però compiute solo all'inizio del sec. XVII da S. Raveca, che non soltanto perlustra le principali grotte dei dintorni della Spezia, ma intuisce e discute i rapporti di talune di esse con la celebre polla di Cadimare. Nel 1671 N. Stenone studia la caverna-ghiacciaia di Moncodeno, già visitata da Leonardo da Vinci; nel 1673 C. Magni dà la prima ampia descrizione di una grotta ricca di stalattiti e descrive le modalità di un'esplorazione speleologica. Frattanto H. Conring si era interessato di ossa fossili rinvenute in due grotte del Harz, interpretandole come avanzi di fiere marine; mentre ascriveva l'escavazione delle grotte stesse ai flutti del diluvio. Quegli avanzi fossili venivano interpretati nello stesso modo dal Leibniz. Tra la fine del Seicento e il principio del Settecento, mentre si vengono moltiplicando le descrizioni di grotte (tra cui eccelle la monografia di J. W. v. Valvasor su quelle della Carniola) e cominciano a farsi strada idee razionali sull'idrologia carsica (per es., il Marsili espone graficamente i rapporti del lago di Joux con l'Orbe e il p. Imperati tenta il primo esperimento per provare la continuitȧ del Recca col Timavo), A. Vallisneri fonda su sicure basi scientifiche l'idrologia sotterranea. Si può dire che la speleologia sorga realmente nel sec. XVIII, dominato dalle grandi figure del Vallisneri e dello Spallanzani. Allo Spallanzani si devono molteplici e geniali ricerche su grotte e fenomeni carsici della Lombardia, della Liguria, dell'Emilia e della Toscana, sulle grotte vulcaniche della Campania (da quella del Cane a quelle di scolamento lavico), sulle sorgenti carsiche, sull'origine e l'accrescimento delle stalattiti. In quegli stessi anni il Buffon ragiona con criterio sull'origine delle grotte; J. Banks scopre e descrive la grotta di Fingal; si moltiplicano le esplorazioni, anche nei pozzi profondi; il Laurenti studia accuratamente il Proteo, prototipo degli animali cavernicoli; il Rosenmüller inizia lo studio paleontologico degli avanzi fossili trovati nelle caverne. Col sec. XIX, infine, il rigoglioso sviluppo di tutti i rami della storia naturale, che assurgono a dignità di scienze e prendono organica forma di dottrina, dà a tutti gli studî speleologici le basi necessarie perché anche la scienza delle caverne si costituisca e si affermi.
La speleologia comprende oggi le branche seguenti: 1. speleografia, o speleologia descrittiva, che nonostante il suo carattere prevalentemente introduttivo ha particolare importanza per una disciplina il cui svolgimento richiede speciali doti, perizia e addestramento tecnico nelle difficili esplorazioni e nei rilievi speleotopografici; 2. speleomorfologia, o speleologia morfologica, che studia le forme delle cavità sotterranee in relazione con la loro genesi e con la loro evoluzione; questa parte comprende, in sostanza, lo studio geologico delle grotte; e si può far rientrare in essa anche il vasto capitolo della speleoidrologia (idrologia carsica); 3. speleometeorologia, che studia le condizioni di temperatura, di umidità e di composizione dell'aria delle grotte, nonché i movimenti dell'aria stessa e gli scambî con l'esterno; 4. speleopaleontologia, che si occupa dei reperti fossili delle caverne, inclusi i resti umani; 5. speleopaletnologia, che abbraccia tutte le questioni relative ai frequenti avanzi dell'industria umana preistorica rinvenuti nelle grotte; 6. speleobiologia, che studia le forme e condizioni della vita attuale nelle grotte, e si distingue in speleobotanica e speleozoologia.
Le esplorazioni speleologiche sono di preferenza compiute da gruppi o società particolarmente attrezzate e addestrate alle speciali esigenze dell'ambiente sotterraneo. In Italia (analogamente a quanto si è fatto non di rado anche all'estero) tali gruppi sono, per lo più, sorti in seno al Club alpino italiano; un contributo volonteroso è dato anche dall'Opera nazionale dopolavoro.
Il movimento scientifico fa capo all'Istituto italiano di speleologia, fondato nel 1929 per iniziativa e cura dell'Azienda autonoma di stato delle RR. Grotte demaniali di Postumia. L'istituto, suddiviso in varie sezioni, conta fra le sue attività principali: l'istituzione di un museo speleologico; la compilazione del catasto delle grotte italiane, che prosegue in coordinamento con i numerosi gruppi grotte già accennati; ricerche speleo-morfologiche in varie regioni italiane, ricerche paleontologiche e paletnologiche, che si compiono sistematicamente con speciale riguardo alla Venezia Giulia; ricerche meteorologiche nel sistema carsico di Postumia. Nelle grotte di Postumia, l'istituto ha istituito una Stazione biospeleologica per gli studî biologici sperimentali; e in collaborazione con esso la R. Commissione geodetica italiana vi compie registrazioni di precisione per lo studio delle maree terrestri. L'istituto pubblica il periodico Le grotte d'Italia, nonché tre serie di Memorie.
Organizzazioni analoghe sono sorte in Austria, Germania, Cecoslovacchia; mentre continua in Francia e Iugoslavia il movimento scientifico già iniziato rispettivamente da E. A. Martel e da J. Cvijić.
Bibl.: Per la storia della speleologia, vedi specialmente: M. Gortani, Intorno ai primi studi di speleologia e idrologia sotterranea, in Mondo sotterraneo, Udine 1909, oltre agli accenni compresi nei trattati generali. Fra questi, sono da segnalare: J. Cvijić, Das Karstphaenomen, Vienna 1893; E.-A. Martel, Les Abîmes, Parigi 1894; idem, La Spéléologie, ivi 1900; F. Kraus, Höhlenkunde, Vienna 1894; O. Hamann, Europäische Höhlenfauna, Jena 1896; W. v. Knebel, Höhlenkunde, Brunswick 1906; L. Laemmermayer, Die grüne Pflanzenwelt der Höhlen, Vienna (Denkschr. Akad. d. Wiss.), 1911-1915; F. Morton e H. Gams, Pflanzliche Höhlenkunde, ivi (Späleolog, Jahrb.) 1921; id., Höhlen Pflanzen; ivi 1925; O. Wettstein, Die Tierwelt d. Höhlen, ivi 1922; G. Kyrle, Theoretische Speläologie, ivi 1923; H. Spandl, Die Tierwelt der unterirdischen Gewässer, ivi 1926; cfr. anche la parte generale del volume: Bertarelli e Boegan, Duemila grotte, Milano 1926.