speculazione (ispeculazione)
Termine del linguaggio scolastico, entrato nell'uso comune trecentesco fra Villani e Boccaccio, che designa l'attivatà propria dell'intelletto; in D. occorre a designare l'operazione propria delle sostanze intellettuali o Intelligenze o angeli, e dell'uomo in quanto sostanza che, pur non essendo intelletto puro, partecipa tuttavia della natura intellettuale.
Ciò che secondo D. distingue l'Intelligenza separata e l'uomo è che l'intelletto angelico è puro, non misto a potenza, e perciò sempre in atto (creato da Dio, è il più prossimo alla sua perfezione), mentre nell'uomo l'intelletto, pur costituendo la ‛ differenza specifica ' che lo individua all'interno del genere ‛ animale ', è misto a potenza, è cioè ‛ intelletto possibile ' (v. anche SPECIE). Nell'uno e nell'altro caso tuttavia s. è propriamente l'operazione dell'intelletto.
Per l'etimologia del termine, i maestri medievali fanno riferimento al nesso s.-‛ speculum '; s. quindi è l'operazione intellettuale che, indagando circa la realtà, coglie la verità nel mondo creato come in uno specchio, risalendo dagli effetti alla causa: l'idea platonico-agostiniana (Aug. Trin. V VIII 14; cfr. Paul. I Cor. 13, 12) è stata ampiamente sviluppata nel Medioevo (cfr. Glossa ordinaria, Patrol. Lat. CXIV 555 D; s. Bonaventura Itinerarium mentis in Deum I 2; Tomm. Sum. theol. II II 180 4 ad 2 " Speculatio... dicitur a speculo non a specula. Videre autem aliquid per speculum est videre causam per effectum, in quo eius similitudo relucet ") e nella dottrina aristotelica trova corrispondenza nel procedimento argomentativo ‛ a posteriori '. Ma la s. come attività propria della facoltà più alta dell'uomo e, più generalmente, delle nature intellettuali, trova un preciso punto di partenza nella tradizione aristotelica: l' ‛ intelletto speculativo ' è il νοῦς θεωρητικός di Anima III 7, 431b 10-11; 9, 432b 27; 10, 433a 14; ed è distinto dall'‛ intelletto pratico ' (ibid. 11, 434a 16-21); il primo è l'intelletto che coglie l'universale, il secondo è l'intelletto capace di dirigere l'azione dell'uomo. A s. nel linguaggio aristotelico corrisponde ϑεαρωί, termine che può essere reso anche con " contemplazione " (cfr. Dict. de Spir., sub v. contemplation, II 1814-1818).
Il nesso s.-contemplazione nella cultura medievale non può essere risolto in un'equivalenza dei due termini e va precisato sia in rapporto alla tradizione mistica sia in rapporto alla tradizione aristotelica. Nell'ambito della letteratura d'ispirazione mistica, che si alimenta di apporti neoplatonici, si distingue, all'interno della facoltà superiore dell'uomo, una funzione ‛ razionale ' da una funzione ‛ intellettuale '; la prima è operazione connessa con la potenza sensitiva e con il più alto dei sensi interni, la cogitativa; la seconda ha per oggetto il puro intelligibile; alla prima spetta la ‛ scienza ', alla seconda la contemplazione; la distinzione è quindi operata in rapporto all'oggetto della conoscenza e alla modalità della conoscenza stessa: discorsiva la prima, intuitiva la seconda: cfr. Riccardo di San Vittore Benjamin major (Patrol. Lat. CXCVI 67C): " Ex imaginatione cogitatio, ex ratione meditatio, ex intelligentia contemplatio " (e cfr. 4, 67D); in Benjamin minor c. 18 (Patrol. Lat. CXCVI 12E) Riccardo caratterizza le due s. che sorgono dall'immaginazione: " In illa est imaginatio non sine ratione, in ista intelligentia non sine imaginatione "; mentre i due generi di contemplazione vengono così caratterizzati (ibid. 86, 61D): " Constat siquidem duo contemplationum genera, supra rationem esse... Et primum quidem est supra rationem, sed non praeter rationem; secundum autem est supra rationem et praeter rationem ". Rapportate le due attività alla tradizionale distinzione della teologia in simbolica, propria (che procede dagli effetti alla causa: cfr. la tematica dei ‛ nomi divini ') e mistica, va detto che la contemplazione è propria della teologia mistica (cfr. Gerson De theologia mystica lectiones sex, in Oeuvres complètes, ediz. P. Glorieux, vol. III, Parigi 1962, 252); che la vita contemplativa presuppone la s. (ibid. p. 256; e ancora Gerson De comparatione vitae contemplativae ad activam, ibid. p. 71) anche se poi ‛ contemplativus ' e ‛ speculativus ' finiscono per sovrapporsi contrapponendosi ad ‛ activus ' (ibid. p. 75: " Nunc ad propositum conclusionis constat quod speculativus ut sic sive contemplativus, proficit Ecclesiae in bonis spiritualibus quasi de per se et immediate; activus autem.... ").
Nella tradizione aristotelica, poi, l'attività speculativa è la più alta operazione intellettuale e ha come oggetto gli enti separati e immobili (teologia o metafisica), gli enti non separati considerati in quanto immobili (matematica), gli enti mobili (fisica). Per l'ambito averroistico, cfr. B., Nardi, Dal Convivio alla Commedia, Roma 1960, 42-47; per l'ambito tomistico cfr. Tomm. De Gen. et corrupt. I proemium " dicit... Philosophus in II Physicorum [7, 198a 28 ss.] quod quaecumque mota movent, sunt physicae speculationis "; Sum. theol II II 172 3 ad 2 " speculatio scientiae fit ex causa naturali "; ma anche ibid. obiectio 2 " speculatio prophetiae est altior quam scientiae acquisitae. Sed indispositio naturalis impedit speculationem scientiae acquisitae: multi enim, ex indispositione naturali, pertingere non possunt ad scientiarum speculamina capienda. Multo ergo magis requiritur ad contemplationem propheticam " (sullo stesso tema cfr. De Verit. 12, 4 ob 5); Sum. theol I 14 16c " dicendum est quod Deus se ipso habet scientiam speculativam tantum ". Nel commento all'Etica a Nicomaco X 7-8, ben noto a D., Tommaso, a proposito dell'affermazione aristotelica secondo la quale l'intelletto è qualcosa di divino in noi, precisa che l'operazione speculativa accosta l'uomo agli esseri superiori e divini, e coincide con la ‛ contemplazione '; Tommaso aggiunge che quanto dista l'uomo, composto di anima e di corpo, dai puri intelletti, tanto dista la vita morale dalla s. (lect. XI-XII). In definitiva, nella tradizione medievale s. designa tutta l'attività intellettuale di tipo intuitivo-astrattivo, mentre e ‛ contemplazione ' designa solo l'attività intuitiva dell'intelletto (alla quale partecipa la capacità affettiva dell'uomo).
In D. il termine designa l'attività delle Intelligenze separate, in Cv II IV 13 (a la speculazione di certe [sostanze separate] segue la circulazione del cielo, che è del mondo governo; lo quale è quasi una ordinata civilitade, intesa ne la speculazione de li motori: per una proposta d'interpretazione del discorso dantesco, v. SPECULATIVO) e V 7; la ‛ spirituale s. ' di VE I III 1 è propria degli angeli, e ad essa l'uomo, gravato dalla materia, non può elevarsi.
Nell'uomo la s. è collegata con la ‛ filosofia ', e non è sempre in atto, ma talora in potenza (Cv III XIII 6 quando l'anima nostra non hae atto di speculazione, non si può dire veramente che sia in filosofia, e 7, dove ispeculazione attuale e atto di speculazione hanno l'identico valore di ‛ s. in atto '; XIV 1 Filosofia per subietto materiale qui ha la sapienza, e per forma amore, e per composto de l'uno e de l'altro l'uso di speculazione: v. SAPIENZA); essa è l'attività più alta dell'uomo (Mn I III 10 quae omnia [cioè ‛ agibilia ' e ‛ factibilia '] speculationi ancillantur tanquam optimo) ma in materia politica, qual è quella trattata nella Monarchia, della s. si tratta al fine di chiarire problemi riguardanti la pratica (Il 6 in hiis non operatio propter speculationem, sed haec propter illam assummitur... materia praesens [la politica] non ad speculationem per prius, sed ad operationem ordinatur).
Pur rappresentando il fine dell'uomo, la s. non esaurisce l'attività mirante a soddisfare i bisogni di lui (Cv III XIII 5 l'umana natura - fuori de la speculazione, de la quale s'appaga lo 'ntelletto e la ragione - abbisogna di molte cose a suo sustentamento); molti uomini perciò, presi da altri problemi, in ozio di speculazione esser non possono (I I 4).
Altrove (IV XXII 16-17) D. procede verso un'interpretazione etimologica in funzione simbolica (cfr. Uguccione da Pisa Derivationes, sub v. ‛ gala '), e usa s. come equivalente di ‛ contemplazione ': la beatitudine precederà noi in Galilea, cioè ne la speculazione. Galilea è tanto a dire quanto bianchezza. Bianchezza è uno colore pieno di luce corporale più che nullo altro; e così la contemplazione è più piena di luce spirituale che altra cosa che qua giù sia.