SPECCHIA
Il termine che attualmente in Puglia indica qualsiasi accumulo di pietrame sia esso dovuto alle macerie di una casa (trullo) o allo spietramento per bonifica dei campi, deriverebbe dal latino specula (luogo alto) divenuto specla in epoca medievale e "specchia" in epoca moderna.
Recenti indagini archeologiche hanno rivelato che alcune delle s. antiche sono dei tumuli di pietrame e terriccio (alti da uno a due metri e con diametro da 10 a 16 m) che ricoprono una struttura rettangolare di grandi lastre di calcare (cella funeraria) a cui si accedeva attraverso un corridoio (dròmos) delimitato da muretti a secco e pavimentato con terra o argilla battuta. Poiché la struttura sepolcrale ricorda molto da vicino quella dolmenica, si è ritenuto che molti dei dolmens pugliesi potessero originariamente essere ricoperti da tumuli simili.
Sono queste le piccole s. diffuse su tutto il territorio delle Puglie ma specialmente concentrate nella penisola salentina (Vanze, Ugento, Acquarica, etc.) mentre altre (= grandi s.), alte fino a 16 m e con diametro fino a 30 m di struttura più complessa e monumentale (a muraglioni di grossi blocchi squadrati), per la loro ubicazione lungo la costa (Specchie Schiavoni e Maliano presso Manduria e Talene presso Ceglie Messapica) e per l'assenza in esse di qualsiasi struttura sepolcrale sono state interpretate come delle opere militari, specie di torri di avvistamento o vere e proprie speculae, di epoca storica.
Generalmente un tumulo ricopriva una sola tomba, raramente due. Unico rimane per ora il caso del sepolcreto di S. Sabina presso Brindisi dove sotto un solo tumulo si aprivano 25 tombe, non di tipo dolmenico ma a fossa rettangolare, scavate nella roccia e chiuse da un lastrone, entro cui i morti giacevano in posizione rannicchiata con la testa appoggiata su un gradino di roccia. Una delle tombe di S. Sabina, forse tra le più antiche, conteneva un ricco corredo di vasi importati dall'Egeo (Miceneo iii B: 1300-1230 a. C.) mentre le altre hanno restituito materiale della facies indigena tardoappenninica cronologicamente corrispondente.
Le piccole s. del Salento hanno restituito ceramiche dello stesso periodo e soprattutto di quello successivo (subappenninico) con fibule ad arco semplice e scodelle a bordo rientrante (XII-X sec. a. C.).
Durante la I Età del Ferro (IX-VIII sec. a. C.) in Puglia continua il tipo di sepoltura sotto tumulo, ma è ormai scomparsa la struttura di tipo dolmenico delle celle che caratterizza le s. della tarda Età del Bronzo. Il tumulo stesso è di più modeste proporzioni (da 4 a 14 m di diametro; l'altezza raramente supera il metro); ora il perimetro è delimitato da una crepidine circolare o poligonale di muratura a secco; al centro un piccolo loculo costruito con lastre o con muretto a secco, entro cui il morto giaceva in posizione fortemente contratta o forse accoccolato.
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