SPAZZOLA (fr. brosse; sp. cepillo; ted. Bùrste; ingl. brush)
La spazzola, attualmente diffusissima nelle varie forme e misure suggerite dal molteplice impiego (pulizia di persoae, di animali e di cose, di uso casalingo e industriale) non ebbe, nell'antichità, l'importanza di altri arnesi domestici affini.
Dal pennello i Greci derivarono l'uso della spazzola a pennello per lisciare i capelli; presso i Romani il peniculus per spolverare era, generalmente, l'estremità d'una coda animale, mentre la scopa, fatta di foglie, frasche o ramoscelli di ericacee, si avvicinava assai più alle rudimentali scope del nostro tempo. La spazzola da testa in forma di pennellessa a manico lungo riappare in Europa solo nel sec. XI, per essere più tardi usata anche per spazzolare i panni. Ma bisogna giungere al sec. XVI perché incominci a diffondersi, con l'uso, la fabbricazione delle spazzole, iniziata già nel Quattrocento a Norimberga. Un vero assortimento delle spazzole usate nel sec. XVI ci è illustrato da un'incisione (raffigurante un legatore di spazzole nella sua bottega) dello zurighese J. Amman, ai cui disegni si devono tante notizie sull'arredamento e sugli usi domestici dell'epoca. Lo spazzolino da denti apparve, in Cina, nel 1400, come si apprende dalla Grande enciclopedia cinese, ma solo nel 1675 se ne ha una prima notizia in Europa, naturalmente non come oggetto di uso corrente: ancora nel Settecento esso rappresenta una rarità e solo nella seconda metà del sec. XIX, con i progressi dell'igiene, l'impiego ne diventa comune in tutti i paesi civili.
La fabbricazione delle spazzole, in generale, si sviluppa nel sec. XVIII (le più antiche, l'industria di Liverpool), mentre in Italia essa assume importanza soltanto nel XIX. Rimasta manuale fino a tutta la prima metà dell'Ottocento, si valse dell'ausilio meccanico a partire dal 1870, prima che altrove negli Stati Uniti.
Fabbricazione, produzione e commercio. - Il corpo della spazzola (nella sua forma più comune) può essere di un solo pezzo o di due sovrapposti e viene formato con legno (castagno, pioppo, acero, quercia, ciliegio, noce e, più raramente, ebano, mogano, palissandro, ecc.) o con osso, corno, avorio, surrogati varî (p. es., celluloide) e metalli. Le spazzole più eleganti e costose sono quelle da toletta, per signora, con dorso rivestito d'argento.
I peli delle spazzole si fanno con materie prime animali e vegetali, o con fili metallici. Per spazzolini e spazzole dure si usano di preferenza setole del dorso del maiale o del cinghiale; per spazzole più molli, crine equino, di capra, di tasso; per certe spazzole si adoperano anche aste di penne tagliate e affilate. Le setole più resistenti sono fornite dalla Russia, Polonia, Romania, Germania settentrionale; quantitativamente, se non qualitativamente, assai notevole la produzione della Cina e dell'lndia Orientale. I prodoiti vegetali impiegati per la fabbricazione delle spazzole sono il sorgo o saggina, per le spazzole a manico lungo, ora alquanto in disuso, e per le granate a spazzola da pavimenti; le fibre di agave per spazzolini da denti e da unghie e per spazzole da panni; la pollinia, le cui radici fibrose servono per spazzole da bucato e bruschini. La gramigna è pure adoperata, in sostituzione dell'agave, per gli spazzolini; usata, inoltre, la palma Piassava (Brasile e Venezuela) e, per spazzole da tappeti, la "fibra del Madagascar". Le fibre vegetali sono fornite dall'America, dall'Africa, dalla Cina e, fra i paesi europei, anche dall'Italia.
Per la fabbricazione, le spazzole si possono classificare in due tipi: quelle più andanti, con il corpo d'un solo pezzo e i peli semplicemente infissi nei fori praticati nel dorso; e quelle più fini, con il dorso costituito da due pezzi sovrapposti e i mazzetti di setole o di fibra tenuti per legamento.
La lavorazione consiste nelle seguenti operazioni: a) preparazione del dorso. Nel primo tipo di spazzola i fori non sono passanti; nel secondo sì. La sezione del foro è leggermente troncoconica, con il restringimento verso l'alto. b) Assortimento delle setole e delle fibre secondo la lunghezza. Quest'operazione, un tempo esclusivamente manuale, è ora eseguita da macchine di varie specie. c) Pulitura (sbiancamento: le setole più resistenti sono le gialle e le nere che si sbiancano con vapori solforosi o con ripetute immersioni in soluzioni solforose, alternate con azione solare), indurimento eventuale delle fibre (per assorbimento di calce o silicio) e, talvolta, colorazione. d) Legatura in mazzetti e applicazione al dorso, questa ultima operazione varia secondo il tipo di spazzola. Per quello a fori non passanti, s'immerge in un preparato di pece l'estremità legata del mazzetto e la s'introduce nel foro; a lavoro ultimato si opera lo smussamento con forbici per ottenere una superficie omogenea. Nelle spazzole a foro passante s'introduce un filo, generalmente metallico (ottone), in un primo foro, quindi si pone attraverso il filo un fascio di setole o di fibre, si ripassa il filo nel foro, tirando poi in maniera che il fascio, piegato in due, entri nel foro. Con lo stesso filo si opera così su un'intera fila di fori e si prosegue analogamente per la formazione di tutta la spazzola. Anziché da un filo unico, a volte i mazzetti sono tenuti fermi da un doppio filo ritorto. Cimate le estremità libere, si applica sul dorso forato, incollando o avvitando, la calotta di protezione che ricopre il corpo della spazzola.
Anche l'introduzione dei ciuffi nei fori è ora eseguita automaticamente.
Circa la forma delle spazzole, basterà dire che prevalgono quella rettangolare e quella ovale più o meno allungata; per pulire bottiġlie si fabbricano spazzole a spirale; a disco, per certe macchine, ecc.
Fino a tutto il sec. XIX la Francia e la Germania tennero incontrastato il primato per modernità di attrezżatura e finitezza di lavoro; oggi a questi paesi si devono aggiungere gli Stati Uniti, il Giappone, l'Inghilterra, il Canada, l'Italia, il Belgio, l'Olanda, la Svizzera, la Cecoslovacchia e l'Austria. In Italia tale industria, fino al 1880 molto modesta, occupa oggi uno dei primi posti tra le piccole mdustrie; esistono attualmente una decina di grandi fabbriche (accanto alle piccole manilatiure, molte delle quali abbinano la fabbricazione di spazzole di saggina a quella delle scope) che occupano complessivamente alcune migliaia di operai, con una forte produzione che ha emancipato in gran parte il paesi dal tributo d'importazione.