spargere
[partic. pass. sparso e sparto: cfr. Parodi, Lingua 260] - Nei pochi casi in cui è adoperato in riferimento a un liquido, il verbo significa " effondere ", " versare ": così nell'uso della locuzione ‛ s. il sangue ', nel senso di " morire di morte violenta ": il suo fattor [Cristo, creatore del sole] lo sangue sparse, Pg XXVII 2; e Sisto e Pïo e Calisto e Urbano / sparser lo sangue dopo molto fleto (Pd XXVII 45). Si veda pure il contesto figurato di Rime CV 8, dove la presenza di allaghi fa pensare, ancora, a un liquido che si diffonde: vi si parla della cupidigia, il tosco che Filippo il Bello ha già sparto e vuol che 'l mondo allaghi.
Con diversa immagine, in Pg XXIX 97 A descriver lor forme più non spargo / rime, " effundo... rithymos " (Serravalle).
È molto frequente l'uso del participio, sia come attributo che come predicato. Una volta sola si registra la forma sparso, per " cosparso ", " soffuso ": se veduto avesse uom farsi lieto, / visto m'avresti di livore sparso, Pg XIV 84 (si noti il costrutto ‛ s. di ', di cui, in questo senso, non si hanno altri esempi. V. anche COSPERSO).
In tutti gli altri casi si ha ‛ sparto ', con varie accezioni. La più vicina al valore già considerato si lega ancora al concetto di " diffondere " o meglio " disseminare ", nel caso specifico di If XIV 2 (le fronde del cespuglio in cui è racchiuso Lotto degli Agli, rimaste sparte dopo lo strazio che ne ha fatto Giacomo da Sant'Andrea, e che D. ‛ rauna ') o di Pg XII 33 (le membra dei giganti che, dopo la battaglia di Flegra, gli dei contemplano sparte, " idest dispartita a fulminibus et sparsa per campos Flegrae " [Benvenuto; per il Porena, invece, l'aggettivo " non significa già ‛ sparse ', ma prostrate a terra "]. Si noti che nella fonte ovidiana il participio è accordato ai fulmini degli dei, anche se in realtà si riferisce ai giganti: " cecini... Gigantas / sparsaque Phlegraeis victricia fulmina campis ", Met. X 150-151). Si veda ancora If IX 118 e, un po' diverso, XX 88, dove Virgilio parla delle origini di Mantova: Li uomini... che 'ntorno erano sparti / s'accolsero a quel loco (l'antitesi con il verbo reggente dà più forte rilievo al significato di " dispersi " del participio).
Riferito alle membra di Beatrice - le belle membra in ch'io / rinchiusa fui, e che so' 'n terra sparte, Pg XXXI 51 - il participio significa invece che esse " giacciono... distese entro la terra " (Scartazzini-Vandelli), anche se il Buti spiega che le membra " allegoricamente sono... li testi de la Santa Scrittura sparti per lo mondo ". È lettura " improbabile " (cfr. la nota ad l. del Petrocchi, anche per le varianti) quella risalente a Benvenuto e seguita, tra i moderni, dal Cesari e dal Tommaseo: e che son terra, sparte, cioè " disciolte, risolute, son fatte terra ", con immagine da accostare a quella di Pd XXV 124 In terra è terra il mio corpo, e a Gen. 3, 19 " pulvis es, et in pulverem reverteris ". Non può sfuggire, comunque, il senso della caducità della bellezza terrena, che traspare da tutto il passo, accentuato dalla contrapposizione di belle a sparte.
Si lega ancora al valore originario quello di " aperto ", " disteso ", che si registra in Pg I 124 (ambo le mani in su l'erbetta sparte / ... 'l mio maestro pose) e in Pd XXXI 130 (con le penne sparte, / vid'io più di mille angeli festanti). Aggiungeremo qui Pd XXVIII 31 sparto / ... di larghezza, detto di uno dei cerchi d'igne che D. vede nell'Empireo: " disteso in larghezza ", quindi " ampio " (Chimenz e altri).
Le altre occorrenze sono meno vicine al significato fondamentale. ‛ Sparte ' può valere " separato ", in contrapposizione a ‛ giunto ', " unito " (Rime XLVII 4 Savere e cortesia... / prodezza ed eccellenza, giunte e sparte, " o riunite, tutte queste virtù, o anche prese separatamente ", Barbi-Maggini); o può suggerire idea di deviazione, allontanamento: nella foresta del Paradiso terrestre, mosse da soave vento, le fronde... piegavano verso occidente, con però dal lor esser dritto sparte [" disordinatamente deviate dalla loro normale... posizione ", Mattalia] / tanto da impedire agli uccelli d'operare ogne lor arte (Pg XXVIII 13). Il Chimenz avanza l'ipotesi di una derivazione " da spartire, per ‛ spartite ', divise "; e infatti già il Buti: " cioè partite e divise... cioè non piegano tanto da loro drittura ".