SOZIONE di Alessandria
Filosofo greco, vissuto intorno agl'inizî dell'era volgare. Fu uno dei rappresentanti della scuola filosofica cosiddetta dei Sestii, che fiorì a Roma in quel periodo. Tra il 18 e il 20 d. C. fu suo scolaro Seneca, che ne ha lasciato notizia in due passi delle sue Epistole. In uno (49, 2) egli accenna soltanto al fatto che "sedette, fanciullo, presso il filosofo Sozione" (ed essendo citato solo questo ricordo, per l'età giovanile, in una rapida rassegna di eventi biografici, pare probabile che Seneca non abbia avuto altro maestro di filosofia all'infuori di S.). Nell'altro (108, 17-22) egli narra come S. gl'instillasse, da giovane, l'amore dell'astinenza pitagorica dai cibi carnei: gli esponeva i diversi motivi per cui se ne astenevano Quinto Sestio (il fondatore della scuola sopra nominata) e Pitagora, l'uno facendo appello soltanto a esigenze di frugalità e di pietà verso vite che potevano essere risparmiate e l'altro invece basandosi sull'idea della metempsicosi, per cui l'uccisione di animali poteva diventar pari a quella di uomini o addirittura di consanguinei; e infine, pur inclinando personalmente a ritener vera la tesi pitagorica, consigliava Seneca a rispettar comunque quella proibizione, perché anche nel caso che l'idea della metempsicosi fosse stata falsa egli avrebbe obbedito a un giusto imperativo di frugalità.
Bibl.: P. Rabbow, Antike Schriften über Seelenbeilung und Seelenleitung, I, Lipsia-Berlino 1914, pp. 82 seg., 92 segg. (il quale tenta, fra l'altro, la ricostruzione del Περὶ ἀργῆς, De ira, di S.). Cfr. inoltre i passi del Florilegio di Stobeo attinti a S.