sovresso
Il termine si presenta in cinque luoghi della Commedia, con valore preposizionale in If XXIII 54 A pena fuoro i piè suoi [di Virgilio] giunti al letto / del fondo giù, ch'e' [i diavoli inseguitori] furon in sul colle / sovresso noi, in posizione ‛ forte ' a principio di verso, come in XXXIV 41, Pg XXVII 23 (se io / sovresso Gerïon ti guidai salvo, / che farò ora presso più a Dio?), e XXXI 96; inoltre in Pd XIX 91.
La forma s. risulta dalla connessione di ‛ sovra ' (variante, forse di origine gallo-romanza, di ‛ sopra ') con ‛ esso ' che, dopo questa e altre preposizioni, si era ridotto a semplice elemento rafforzativo indeclinabile, fino a fondersi con la preposizione stessa, cui s. è in tutto e per tutto equivalente: ragione per cui il Petrocchi, con un'innovazione editoriale, introduce la grafia unita (rispetto a ‛ sopr'esso ', con identico valore, precedentemente impiegato: si veda la voce Sottesso e, per tutto il problema, v. Rohlfs, Grammatica § 496). Con un tale uso, inoltre, si può distinguere agevolmente s. da casi di ‛ sott'esso ' dimostrativo, come If XIII 136 Quando 'l maestro fu sovr'esso [il cespuglio, in cui è rinchiusa l'anima di Giacomo da Sant'Andrea] fermo, / disse...; Pg XIII 19 e XIV 19 (quest'ultimo riferito all'Arno).
In Pg XXXII 149 Sicura, quasi rocca in alto monte, / seder sovresso una puttana sciolta / m'apparve, si ha l'unico caso d'impiego avverbiale (" proprio sopra ") del termine, mentre è senz'altro meno accettabile l'interpretazione di ‛ esso ' come pronome dimostrativo (che andrebbe riferito a 'l dificio santo del v. 142); si comprende quindi come alcuni codici preferiscono leggere sovressa " sotto l'effetto di rocca ... ma si può leggere sovresso e fors'anche sovressa per sopra senz'altro " (Petrocchi).