sovraprofitto
Profitto superiore a quello normale, cioè al rendimento minimo necessario a chi ha investito capitale nell’attività di impresa al fine di non destinare tali risorse verso qualsiasi altra attività alternativa. In quest’ottica, dunque, il profitto normale rappresenta il vero costo-opportunità (➔ costo-opportunità, teoria del) dell’attività e della gestione d’impresa. Gli imprenditori che registrano un profitto normale traggono un benificio appena sufficiente a farli restare in attività. Il s., invece, è definibile come una componente di profitto aggiuntivo rispetto a quello normale, non giustificata da un punto di vista economico sulla base dei costi sostenuti (➔ extraprofito; profitto).
Nell’ambito degli studi tradizionali, il s. è associato spesso ai casi in cui l’azienda detiene un maggiore o minore potere di mercato, ossia potere di fissazione del prezzo (monopolio, concorrenza monopolistica, oligopolio). A differenza di quanto accade in una situazione di concorrenza perfetta (➔ p), dove nel lungo periodo le imprese (price-takers) ottengono solo un profitto normale, nei mercati in cui esse detengono una qualche capacità di fissazione del prezzo, possono realizzare s. (o extraprofitto). In una prospettiva aggregata, il potere di mercato e il s. vengono utilizzati, specie nel caso di forme di mercato monopolistiche, per spiegare l’emergere della perdita secca di benessere sociale, ovvero le ragioni di fondo della presenza di un fallimento del mercato (➔ mercato, fallimenti del).
In economia aziendale il concetto di s. (o reddito residuale) viene spesso impiegato al fine di determinare il valore economico di un’azienda o di un progetto.