SOVRAPPORTA
. In linguaggio tecnico si chiama così un vano praticato al disopra dell'uscio, chiuso con serramento indipendente. La sua funzione è quella di permettere il rinnovamento dell'aria negli ambienti chiusi senza costringere ad aprire l'uscio, il che negli edifici pubblici in genere e in specie negli ospedali, nei conventi, nelle scuole, potrebbe dar luogo a molti inconvenienti.
Quando si debba adottare il sovrapporta, si usa lasciare nel muro, durante la costruzione, un vano di dimensioni tali che consenta l'applicazione di un cassettone unico, nel quale s'innesteranno porta e sovrapporta. Un elemento orizzontale battentato, l'architrave, dividerà i due vani. Il sovrapporta potrà essere munito di un infisso regolabile, cernierato generalmente sul lato lungo inferiore e ribaltabile verso il basso; l'angolo di rotazione del sovrapporta viene limitato da appositi compassi. Nei vecchi tipi l'apertura e la chiusura erano comandate mediante funicelle ora sostituite da aste metalliche rigide.
Ai sovrapporta fanno riscontro quelli che potrebbero dirsi i soprafinestre, che presentano caratteristiche analoghe. Dall'uso simultaneo di questi due tipi d'infissi deriva la possibilità di creare negli ambienti delle correnti che facilitano il rinnovo dell'aria senza recare, per la loro altezza, molestia agl'individui.
Il sovrapporta si riscontra anche frequentemente nelle porte esterne delle fabbriche. Chiuso talvolta da infissi, più spesso da inferriate, esso serve per dare luce all'androne quando il portone è chiuso. Il vocabolo sovrapporta è usato anche per indicare quei pannelli decorati, di legno intagliato, di stucco e dipinti, di cui fu frequente l'uso specie negli arredamenti settecenteschi e che, sormontando la porta e spesso contenuti nella stessa cornice, ne costituirono ai fini decorativi quasi un ampliamento.