soverchio (soperchio)
Come aggettivo, figura, con il significato di " eccessivo ", solo in Rime LXVIII 8 'l colpo suo c'ho portato nascoso, / omai si scopre per soverchia pena, e in Rime dubbie XV 6.
Come sostantivo, vale " eccesso ", " sovrabbondanza ", " dismisura ". In If VII 48 Questi [avari del quarto cerchio] fuor cherchi... e papi e cardinali, / in cui usa avarizia il suo soperchio, chiosa il Boccaccio: " Questo vizio dice l'autore usare ‛ il suo soperchio ', cioè il disiderare più che non bisogna e tenere dove non si dee tenere, ne' cherici, li quali tutti intende per queste due maggiori qualità nominate "; e così anche in XI 4 l'orribile soperchio / del puzzo che 'l profondo abisso gitta, e in Pg XV 15 fecimi 'l solecchio, / che del soverchio visibile lima, cercai di ripararmi dalla luminosità dell'angelo, che eccede la capacità visiva dell'uomo: " soverchio visibile è espressione della fisica aristotelica " (Sapegno). Analogamente in XVII 53, detto del sole, mentre in Vn XI 3 si ha soverchio di dolcezza, con riferimento ad Amore.
Permanendo nello stesso ambito semantico, cogliamo una particolare sfumatura di significato in If XXV 128 ciò che non corse indietro e si ritenne / di quel soverchio, fé naso a la faccia / e le labbra ingrossò quanto convenne: Francesco de' Cavalcanti si muta da serpente in uomo; da una parte della " materia eccedente " del muso si forma il naso e s'ingrossano le labbra del suo nuovo volto.
In Cv I VII 10 Né questo averebbe fatto lo latino [qualora fosse stato impiegato in luogo del volgare nel commento], ma peccato averebbe non pur nel difetto, e non pur nel soperchio, ma in ciascuno, il nome è chiamato, conservando sempre il valore di " eccesso ", a sottolineare il concetto di medietas, che ritorna, riferito però all'originario ambito della virtù etica, in IV VI 13 Altri... veggendo che ne le nostre operazioni si potea peccare e peccavasi nel troppo e nel poco, dissero che la nostra operazione sanza soperchio e sanza difetto... era quel fine di che al presente si ragiona, che è, per D., posizione comune alla vecchia Accademia e ai Peripatetici; cfr. s. Tommaso (Comm. Ethic. II lect. VII 321): " Manifestum est quod superabundantia et defectus ad malitiam, medietas autem ad virtutem pertinent "; e, per ultimo, in III XIV 12.
Per " soverchiante forza " fisica deve intendersi in Cv III III 8 Ercule... prese lui [Anteo]; e... tanto lo tenne sanza lasciarlo a la terra ricongiugnere, che lo vinse per soperchio e uccise.
In contesti fraseologici s. ricorre in If XXI 51 se tu non vuo' di nostri graffi, / non far sopra la pegola soverchio, " non uscir fuori della pegola, e non venire a uscir sopra " (Buti), " guarda che nessuna tua parte soverchi, esca fuor della pegola " (Andreoli), che è l'aperta diffida dei Malebranche all'anzian di Santa Zita. In Pg XXII 96 mentre che del salire avem soverchio, l'espressione significa " ci avanza ", " ci resta ancora " da salire (e tempo da stare insieme).
Locuzioni avverbiali ricorrono in Vn XIV 14 lo mio parlare... sarebbe indarno, o vero di soperchio, cioè " di troppo ", e in Cv IV XXVII 18 forze non ci menomano, anzi ne sono a noi di soperchio, cioè " d'avanzo " (cfr. " Robora non desunt, superat mihi miles ", Ovid. Met. VII 510).