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Sottocultura

di Andrea Carocci - Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)
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Sottocultura

Andrea Carocci

I primi accenni all'esistenza delle s. risalgono alle cronache giornalistiche inglesi dell'inizio dell'Ottocento dedicate agli aspetti più pittoreschi e torbidi dei bassifondi delle grandi città abitati dal proletariato (Gelder, Thornton 1997). L'interesse accademico per il fenomeno iniziò tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento nell'ambito degli studi sulla realtà urbana condotti dai sociologi della Scuola di Chicago con i metodi di ricerca sul campo mutuati dall'etnografia. Nasceva allora un'antropologia della città e con essa il concetto di s., che definiva gruppi sociali dotati di caratteri propri che si distaccavano in parte da quelli della cultura più ampia di cui facevano comunque parte. La cultura delle società complesse contemporanee è infatti scomponibile in segmenti diversi; vi è un sistema di costumi e valori condiviso, ma vi sono anche specificità locali di gruppi uniti da interessi e pratiche che favoriscono il crearsi di identità collettive che, basate sull'adozione di un particolare stile di vita, determinano comportamenti e modi di pensare.

Sebbene il termine sottocultura e la sua variante subcultura siano oggi ampiamente accettati nella letteratura socioantropologica una loro definizione precisa non sempre è evidente. Una definizione che faccia chiarezza rispetto a un possibile uso generico del termine s. può così articolarsi: con s. si intende un gruppo identificabile all'interno di una cultura di cui condivide molti tratti generali o che attraversa più culture. Tale gruppo è composto, a sua volta, di gruppi più ristretti. I suoi membri hanno in comune norme, credenze, valori differenti in parte da quelli della cultura ufficiale, che influenzano il loro stile di vita e un modo di disporre delle proprie risorse economiche. Ogni s. ruota intorno ad attività che hanno uno scopo preciso ed è attivamente creata e mantenuta in vita dai propri membri (Donnelly 1985).

Dal punto di vista teorico la s. si distingue dalla cultura in quanto mentre questa può essere attribuita al soggetto in conformità a suoi caratteri precisi (come l'etnia di appartenenza, il sesso, la fascia di età ecc.) la s. è fondata su caratteri volontariamente perseguiti, come le scelte stilistiche, vestimentarie, musicali e comportamentali; ne sono un esempio le decorazioni che 'marchiano' il soggetto talvolta in senso letterale (si pensi ai tatuaggi, al piercing, nei casi più estremi al branding e alla scarificazione). Le s. tendono così a essere caratterizzate dalla presenza di confini facilmente individuabili e da caratteri culturali particolarmente visibili.

Caratteristica precipua delle s. è il fatto che i membri ne perseguono l'appartenenza in modo attivo con un processo il quale implica l'apprendimento dei significati e dei modi di comportamento di quella prescelta (Donnelly 1985). La coerenza interna di ciascuna s. è assicurata da appropriati sistemi messi in atto per premiare i comportamenti adeguati e scoraggiare quelli non in linea. Così per ogni membro l'essere accettato e guadagnare notorietà e status dipende dal suo sapersi rendere sufficientemente compatibile con i gusti che caratterizzano la sua s. (Hodkinson 2002). In questo modo si può ottenere di far parte di una sorta di ristretta 'corporazione', di godere del privilegio di sentirsi diversi dagli altri. Seguendo E. Goffman (1961) si può affermare che ogni s. si comporta come un'istituzione totale in quanto rappresenta un 'sistema di attività' che priva i suoi membri di tutti i loro status esterni ed esclude tutte le questioni non direttamente correlate allo scopo per cui è stata creata.

La Scuola di Chicago concentrò le sue analisi sulle varie forme di devianza urbana; oggetto delle sue indagini furono i giovani emarginati, gli alcolizzati, i criminali e i vagabondi. Di questi gruppi devianti venivano messi in evidenza il particolare mondo sociale e i principi morali che ne guidavano il comportamento: caratteri che li distinguevano dalla cultura egemone creando un mondo di credenze e di atteggiamenti condiviso. L'essere etichettati come devianti dal resto della società conferiva a questi giovani una distinzione e un'autenticità a cui non avrebbero altrimenti avuto accesso e faceva parte del processo di costruzione della loro identità.

Il concetto di s. fu ripreso negli anni Settanta negli studi sulla cultura popolare del Centre for Contemporary Cultural Studies della University of Birmingham, che avevano come oggetto i giovani del proletariato britannico e la loro ricerca di autenticità attraverso forme di resistenza simbolica ai valori della cultura egemone. La tesi di fondo, improntata alla teoria neomarxista, era che i giovani formassero delle s. - come i punk, gli skinheads, i bikers - basate su scelte stilistiche cui venivano accordati significati sovversivi, con lo scopo di modificare la propria posizione all'interno della cultura di appartenenza nella quale, per ragioni di carattere socioeconomico, si trovavano relegati ai margini. Appropriandosi di alcuni prodotti materiali (vestiti, accessori, decorazioni, strumenti sportivi, motociclette) ne rielaboravano il significato culturale all'interno del nuovo contesto di riferimento sottoculturale, dando così vita a un proprio stile che costituiva una sorta di parodia della società del consumo in cui vivevano (Hebdige 1979).

Dall'epoca in cui sono state sviluppate le prime teorie delle s. la società occidentale ha subito notevoli cambiamenti. Queste analisi sono state superate da nuovi approcci teorici che hanno precisato i contorni del concetto e la sua utilità come strumento analitico di precisi fenomeni sociali.

Entrambe le scuole sono state criticate per aver semplificato eccessivamente l'opposizione tra s. e cultura egemone e per aver tenuto in scarsa considerazione gli elementi di diversità presenti all'interno dei gruppi analizzati, l'intrinseca instabilità di questi gruppi e la posizione e il ruolo ricoperti dai membri marginali. Tutti i giovani coinvolti in una data s. erano invece trattati come un insieme: diversità di motivazioni e punti di vista non erano presi in considerazione (Hodkinson 2002). La tradizione del centro di Birmingham, inoltre, tendeva a percepire le s. come nicchie trasparenti in un mondo opaco, come se la vita sottoculturale parlasse una verità senza mediazioni. Poiché l'attenzione era centrata sulla contestazione dell'ideologia dominante, mancava qualsiasi forma di critica delle ideologie delle s. e si aveva invece un'adesione completa alla critica condotta dalle culture musicali giovanili al mondo dei mass media (Thornton 1995). Alla teoria sottoculturale tradizionale è stato da più parti imputato di aver inadeguatamente valutato il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa e degli interessi economici. Studi classici come Subcultures. The meaning of style di D. Hebdige ritengono che quando i mass media iniziano a interessarsi di una data s. questo è il segno di un suo prossimo disfacimento. Al contrario, le analisi più recenti hanno messo in luce come l'industria culturale abbia esercitato un ruolo attivo nel contribuire a dar forma a una data s. fin dalle sue prime fasi, diffondendone lo stile e i valori al di là di un ambito strettamente locale con una rapidità che altrimenti non sarebbe stata possibile (Thornton 1995).

Negli anni Novanta, negli studi sulle s. si è verificato un cambio di prospettiva che ha comportato uno slittamento di interesse dall'esterno all'interno, da una loro descrizione dal punto di vista della cultura più ampia, che le ingloba, a una che tenta di metterne a fuoco il valore intrinseco; sono stati così sempre più evidenziati gli aspetti creativi e le ricadute economiche che le caratterizzano.

All'interno delle s. gli elementi più importanti nella formazione dell'identità dei singoli e per l'istituzione delle gerarchie interne risultano pressoché invisibili al profano. Questi sarebbe infatti più portato a considerare come importanti segni di distinzione elementi di scarso peso, quali il modo di vestire, la musica che viene ascoltata o il gergo che viene parlato, mentre non riesce a cogliere l'importanza rivestita da caratteri meno marcatamente visibili, come l'intima conoscenza dei fatti interni, l'adesione a un sistema di valori alternativo e il cosiddetto capitale sottoculturale di ciascun membro.

I concetti di capitale culturale e gusto elaborati da P. Bourdieu in La distinction: critique sociale du jugement (1979, trad. it. 1983) sono stati adattati da S. Thornton allo studio delle s., rendendo così possibile dar conto di gerarchie interne di partecipazione, conoscenza e gusto. L'autrice ha messo in rilevo come le culture contemporanee attingano con profusione alle dinamiche della distinzione e che, mentre quelle della cultura dominante sono state oggetto di approfonditi studi, quelle della cultura popolare siano state neglette, nonostante esse rappresentino importanti strumenti di lotta per il potere sociale. Studiando le culture giovanili dei dance clubs britannici degli anni Ottanta e Novanta, la Thornton ha evidenziato la logica culturale delle distinzioni su cui si fondano autenticità e gerarchie. Allo scopo la Thornton ha coniato la locuzione capitale sottoculturale cercando di mettere in luce la logica sociale applicandola ai giovani studiati, riscontrando che, anche all'interno delle singole s., il capitale culturale, può essere sia 'oggettificato', per es., in un'attrezzatura, o in abiti e in accessori considerati particolarmente adeguati, sia 'incorporato', per es. nella proprietà mostrata nell'uso (e quindi nel non abuso) di un gergo corretto o nella capacità di formulare commenti pertinenti a proposito delle attività cui si dedicano i membri della sottocultura.

bibliografia

E. Goffman, Asylums. Essays on the social situation of mental patiens and other imnates, Garden City (NY) 1961 (trad. it. Torino 1968).

D. Hebdige, Subculture. The meaning of style, London 1979 (trad. it. Sottocultura. Il fascino di uno stile innaturale, Genova 1983).

P. Donnelly, Sport subcultures, in Exercise and sport science review, 1985, 13, pp. 539-78.

S. Thornton, Club cultures. Music, media and subcultural capital, Cambridge 1995 (trad. it. Dai club ai rave. Musica, media e capitale sottoculturale, Milano 1998).

The subcultures reader, ed. K. Gelder, S. Thornton, London-New York 1997.

D. Muggleton, Inside subculture. The postmodern meaning of style, Oxford-New York 2000.

P. Hodkinson, Goth. Identity, style and subculture, Oxford-New York 2002.

Vedi anche
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  • Subculture
    Enciclopedia delle scienze sociali (1998)
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Vocabolario
sottocultura
sottocultura s. f. [comp. di sotto- e cultura]. – Lo stesso che subcultura (v.); nell’uso comune, peraltro, il termine è per lo più usato con una connotazione riduttiva, per indicare una condizione culturale di minore sviluppo rispetto...
sottoculturale
sottoculturale agg. [der. di sottocultura]. – Lo stesso che subculturale (v.).
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