SORRENTO (A. T., 27-28-29)
Cittadina ridentissima della provincia di Napoli, situata sul magnifico golfo partenopeo, nel fianco di nord-ovest della penisoletta che da essa prende il nome di Sorrentina. L'abitato si allunga su un terrazzo che scende da circa 50 m. a picco sul mare. Il comune, che abbraccia dal 1927 anche le vicine località di Meta, Piano di Sorrento e Sant'Agnello, conta (1931) 26.324 ab., di cui soli 7527 spettano al centro abitato di Sorrento. Il territorio, esteso 23,54 kmq., è meravigliosamente coltivato a viti, ulivi e alberi da frutta (famosi gli agrumi). Fra le attività industriali vanno ricordati i lavori a intarsio di legno. È pure notevole la produzione di burro e formaggi. Sorrento è congiunta da un servizio tramviario con Castellammare di Stabia e da servizî di navigazione con Napoli e con Capri.
Sorrento è celebratissima stazione climatica balneare. Parchi e giardini, ove predominano gli agrumi, le palme e altre piante subtropicali, spesseggiano nell'abitato, mentre nell'entroterra numerose ville s'inerpicano tra oliveti, palmizî e agrumeti sulle pendici delle colline. La località è assai frequentata d'inverno per la mitezza del clima; infatti la media della temperatura nel trimestre più freddo si aggira tra i 9° e i 10°. Nell'estate è invece frequentata per i bagni di mare, che si fanno in una spiaggia sabbiosa estendentesi ai piedi della falesia sulla quale sorge Sorrento. L'organizzazione del soggiorno è eccellente, con buoni alberghi e pensioni e servizî pubblici ben curati.
Monumenti. - All'infuori delle tombe, l'unico resto visibile della città preromana è dato dagli avanzi di una porta e di un tratto di muro (IV o V sec.); fuori della città, dalla strada lastricata che conduce alla Punta della Campanella, al famoso tempio di Atena. Abbondantissimi sono invece i resti della Sorrento romana. La villa di Agrippa Postumo (in parte occupata dall'Albergo della Sirena e quindi ancora entro l'antico abitato), la villa della Punta di Sorrento (il cosiddetto Bagno della Regina Giovanna), la villa della Punta di Massa (da identificarsi con la villa di Pollione cantata da Stazio) e innumerevoli altre sparse sulla costa napoletana o salernitana costituiscono un insieme di ville che può gareggiare per bellezza e densità con le più famose plaghe del Lazio e della Campania.
I monumenti architettonici più antichi del Medioevo sono di natura frammentaria, con marmi provenienti da edifici pagani. Così la base del campanile del duomo (sec. XI) ad arco rialzato fu composta con colonne, capitelli e rilievi romani. Anche la basilica di S. Antonino, a tre navi, ha, oltre le colonne dell'interno, la porta laterale costruita con elementi erratici e con lunetta a losanghe di lava, decorazione questa che, nella fronte della casa Veniero, accentua lo squisito e suggestivo aspetto orientale della fabbrica. Plutei con pegasi, aquile e grifi, di tecnica bizantineggiante (Museo Correale) hanno singolare interesse per la scultura in Campania, ispirata a motivi orientali.
Nel chiostro di S. Francesco, del sec. XIV, si adottò il noto tema arabeggiante di archi che s'intrecciano sui pilastri ottagoni. Ben conservata è la facciata gotica del Palazzo Correale; il tipo "durazzesco" del suo portale ad arco scemo riquadrato, viene ripetuto in diverse abitazioni del sec. XV.
A lungo perdurarono le mode del Medioevo; infatti il Sedile Dominova, uno dei pochi edifici rimasti del Rinascimento, accusa il suo arcaismo tardo nei capitelli schematici e in altri particolari. Nel secolo XV si ricostruì la cattedrale, che conserva sul fianco soltanto la porta del 1479.
Meno scarsi sono i saggi dell'arte barocca, di cui si possono citare soprattutto opere pittoriche, cioè le tele di G. Del Po in S. Antonino, i soffitti del duomo, del Carmine e dell'Annunziata. Da sito incantevole domina sul golfo la Villa Correale col museo omonimo, che contiene preziosi avanzi marmorei, classici e medievali; quadri specialmente di scuola napoletana del sec. XVII; porcellane di Capodimonte e d'altre fabbriche, cristalli, mobili, argenti e bronzi. Ed. G.
Storia. - Nulla sappiamo delle vicende storiche dell'antica Surrentum prima dell'89, quando cioè ebbe concessa la cittadinanza romana in compenso di non avere partecipato alla guerra sociale; è assai plausibile però l'ipotesi che Sorrento abbia fatto parte di una lega capeggiata da Nocera. Strabone chiama Sorrento città campana, ossia osca, ma numerosi argomenti rendono quasi certo che tale divenne Sorrento solo nel corso del sec. V e che in origine la città fosse greca. In epoca romana Sorrento, divenuta municipio, fu scelta come soggiorno da imperatori e da famiglie aristocratiche.
Fu in seguito città vescovile, almeno dal 420, con governo quasi autonomo di arconti e di duchi, spesso in lotta con Amalfi, con Salerno, con i Saraceni. Il ducato sorrentino finì nel 1137 con la resa ai Normanni; e Sorrento seguì poi, più o meno, le sorti generali del regno, non senza ribellioni e conflitti, specie agl'inizî del periodo aragonese. Nel 1558 fu assalita e spogliata dai corsari barbareschi: memorabile è l'assedio di Giovanni Grillo, generale del duca di Guisa, contro il quale i Sorrentini resistettero valorosamente nell'inverno del 1648. Dalla fine del sec. XVIII prese il carattere di grande stazione di villeggiatura.
Bibl.: Doria, Bibliografia della Penisola sorrentina e dell'isola di Capri, Napoli 1909; J. Beloch, Campanien, 2ª ed., Breslavia 1890, pp. 252-54; id., Römische Geschichte, Berlino 1926, pagine 508, 510. Sui ruderi: P. Mingazzini, Carta archeologica al 100.000 edita dall'Ist. Geogr. Mil., foglio 196; A. Maiuri, in Not. scavi, 1933, pp. 342-45; N. Cortese, Il ducato sorrentino, in Arch. stor. per le prov. nap., XIII (1927), e per i monumenti: A. Venturi, Storia dell'arte italiana, III, Milano 1903; E. Bertaux, l'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; F. Furchheim, Bibliographie der Insel Capri und der Sorrentiner Halbinsel, sowie von Amalfi, Salern und Paestum, Lipsia 1916; R. Filangieri, Sorrento e la sua penisola, Bergamo; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Il Medioevo, Torino 1927.