sorella
Si hanno nella Commedia 4 casi di ‛ sorella ' (If XII 20, con riferimento alla s. del Minotauro, cioè Arianna; XXIV 5, nella similitudine del villanello, la sorella bianca della brina, cioè la neve; Pg XXIV 13, nelle parole di Forese, in riferimento a sua s. Piccarda; sorelle mie dilette [XXXIII 11] chiama Beatrice le sette donne della processione del Paradiso terrestre), più 2 col valore di " monaca " (Pd III 46 e 113). Di contro, 5 casi di ‛ suora ', sempre col valore di " sorella " (Pg XXII 114, XXIII 120, XXVII 104, Pd XXIII 56, XXIV 28), 2 casi di serocchia (Pg IV 111, XXI 28). Nel Convivio si reperiscono 5 casi di sorella (III Amor che ne la mente 74: nel congedo della canzone si afferma: Canzone, e' par che tu parli contraro / a dir d'una sorella che tu hai, con riferimento assai probabile alla ballatetta Voi che savete; 4 volte in III IX 4), 1 di suora col valore di " sorella " (III XII 14); nelle Rime, 2 di suora, sempre col valore di " sorella " (LXXXIV 11, CIV 35); nella Vita Nuova, 1 di ‛ sorella ' (XXXI 17 73: come in Amor che ne la mente, anche qui, in Li occhi dolenti, con s. ci si riferisce, sempre nel congedo, ad altre canzoni).
Da tali attestazioni si accerta che ‛ serocchia ' non solo è la forma più rara, ma appare ambedue le volte in rima, e con valore assolutamente neutro. Nelle scritture pratiche fiorentine invece si ha sempre e soltanto ‛ serocchia ' (16 volte nei soli Nuovi Testi del Castellani), mentre ‛ suora ' è usata solo nel suo valore ecclesiastico (Castellani, Nuovi Testi 1272-1278, 55, " suora Bartola figliola di Baldovino "). Ma D. reagisce negativamente davanti alla forma normale del fiorentino del suo tempo, proprio perché avvertiva in ‛ serocchia ' un suffisso non certo armonico: è parallela la sostituzione di ranocchio, usato una sola volta (If XXII 26), con ‛ rana ', usato 4 volte (If IX 76, XXII 33, XXIII 6, XXXII 31).
D'altra parte, per la normalità di ‛ sorella ', basti citare il passo di Cv III IX 4 Dico dunque in prima: ‛ O canzone, che parli di questa donna cotanta loda, e' par che tu sii contraria ad una tua sorella '. Per similitudine dico ‛ sorella '; ché sì come sorella è detta quella femmina che da uno medesimo generante è generata, così puote l'uomo dire ‛ sorella ' de l'opera che...
Se di ‛ sorella ' si ha qualche attestazione già nel sec. XII, ma soltanto come antroponimo, ancora al tempo di D. l'uso doveva esserne assai sporadico, e certo per tutto il Trecento i documenti fiorentini hanno soltanto ‛ serocchia ': la diffusione di ‛ sorella ' nell'italiano letterario sembra dovuta almeno in parte alla Commedia, oltre che al parallelismo strutturale con ‛ fratello '. Sul relativamente largo uso dantesco di ‛ suora ' col valore di " sorella " agisce in maniera determinante l'uso ecclesiastico del termine, ma potrebbe avere avuto una certa influenza anche ‛ suoro ' senese e ‛ suore ' toscano occidentale. (Si ricorda che nel Decamerone non appare mai ‛ suora ' fuori dell'uso ecclesiastico, mentre si hanno 36 ‛ sorella ' e 11 ‛ serocchia ').