sordità
Diminuzione o mancanza della capacità mono- o bilaterale di percepire i suoni. I deficit uditivi (ipoacusie) possono essere distinti, a seconda della loro origine, in tre forme: di trasmissione (o di conduzione), neurosensoriali e misti. La s. trasmissiva è dovuta a lesioni dell’orecchio e principalmente a malformazioni, stenosi o altre lesioni ostruttive del condotto uditivo esterno, a stenosi tubariche, otiti medie e loro esiti, malformazioni degli ossicini, otosclerosi, tumori, colesteatomi. La s. neurosensoriale è dovuta o a lesioni cocleari o a lesioni retrococleari. La s. mista è caratterizzata da lesioni che coinvolgono i due apparati, quello di trasmissione e quello percettivo: possono risultare sia dall’associazione di due processi autonomi e concomitanti, sia dalla propagazione di un unico processo che, iniziato in un apparato, coinvolga in un secondo tempo l’altro. Molti problemi di trasmissione sono suscettibili di guarigione o di miglioramento, al contrario i danni neurosensoriali sono generalmente irreversibili. Oltre alla forma, la s. può essere classificata in base all’entità della perdita uditiva.
Le cause della s. possono essere ereditarie, a carattere dominante o recessivo, oppure acquisite a seguito di un evento patologico che interessa l’embrione e il feto (prenatali), il neonato (neonatali), o il bambino nei primi anni di vita (postnatali). Le cause più frequenti di s. prenatale sono quelle virali (principalmente virus della rosolia), microbiche, parassitarie e tossiche (da farmaci). Le s. neonatali sono generalmente attribuibili a traumatismi ostetrici o ad altre complicazioni che insorgono nelle prime ore di vita (anossia e ittero). Fra le cause delle s. postnatali, rientrano alcune malattie infettive quali la meningite e l’encefalite. Un caso particolarmente interessante di s. neurosensoriale è la s. da rumore, che può essere dovuta a rumori di breve durata, ma particolarmente intensi (detonazioni), o a rumori continui o intermittenti e d’intensità relativamente forte, come quelli di determinati ambienti di lavoro (s. professionale).
La diagnosi di s. si avvale di tecniche audiometriche. Con queste tecniche è possibile non solo la diagnosi differenziale tra le singole forme di s., ma anche la valutazione precisa della perdita uditiva. Di queste tecniche le più utili sono l’impedenzometria, l’ECOG (elettrococleografia), l’ERA (audiometria elettroencefalografica), la BSERA (Braintem Evoked Response Audiometry). Nei neonati e nei bambini molto piccoli l’esame è reso possibile dal condizionamento della loro attenzione con determinati semplici riflessi. I deficit uditivi sono classificati secondo i criteri del BIAP (Bureau International d’Audio Phonologie) come perdita uditiva media in dB per le frequenze 500, 1.000, 2.000 e 4.000 Hz: s. lieve (21÷40 dB); s. media (41÷70 dB); s. grave (71÷90 dB); s. profonda (>90 dB).
La chirurgia della s. (detta anche cofochirurgia) è indirizzata principalmente alle forme trasmissive, prima fra tutte l’otosclerosi. Una fondamentale acquisizione della chirurgia otologica è rappresentata dall’impianto cocleare (➔ coclea), un vero e proprio orecchio elettronico indicato per i soggetti con perdita uditiva totale bilaterale (cofosi) o che, comunque, non possono giovarsi delle protesi acustiche tradizionali.