sorcotto
Termine del vestiario, derivato dal francese antico sorcot, che ricorre due volte nel Fiore. Il s. era una sorta di sopravveste, che si portava sopra la cotta, come la guarnacca; il tipo femminile (cui si riferiscono entrambi gli esempi del Fiore) era aderente al corpo, scollato, con maniche larghe o senza maniche. In XCV 14 sono elencati assieme la cotta, il s. e il mantello, cioè i tre capi che formavano la ‛ roba ' o indumento completo: vergine e caste donne gir portando / cotte e sorcotti di colore e manti, XCV 14 (di colore andrà riferito e tutti e tre i termini).
Il luogo corrispondente del Roman de la Rose non distingue i vari capi (cfr. v. 11108 " Les robes dou siecle porterent "), ma la coppia cote e seurcot ricorre in due altri punti dell'opera, che D. avrà avuto presenti: " N' avreiz de mei, par le cors Dé, / Fors cote e seurcot de cordé " (v. 9296); " Facent tuit tant que cil leur doigne / Seurcot ou cote ou ganz ou moufles " (v. 13715). Anche in CXCVIII 3 il s. è associato al mantello: Avrò io sorcotto e mantello, / sed i' t' apporto alcun buon argomento, / che ti trarrà di questo tuo tormento? (cfr. Rose 14697-700 " vous di senz lobe / Que vous avreiz mantel e robe, / E chaperon a penne grise, / E botes a vostre devise ").
Il francesismo è ben documentato in Italia a partire dalla prima metà del Duecento, sia nella forma maschile, che in quella femminile ‛ sorcotta ' (cfr. R. Bezzola, Abbozzo di una storia dei gallicismi italiani nei primi secoli, Heidelberg 1925, 209-210).