Vedi SORA dell'anno: 1966 - 1997
SORA (v. vol. VII, p. 409)
Indagini di superficie e scavi condotti dal 1977 permettono di delineare meglio la storia del centro. Un insediamento protostorico è stato individuato sulle tre alture di Monte San Casto, racchiuse già nel VI-V sec. a.C. entro imponenti mura in opera poligonale, che a Ν scendono verso il Liri fino alla chiesa della Madonna di Val Francesco abbracciando, così, un territorio assai più vasto dell'attuale abitato. Scarse sono le notizie relative all'impianto romano sul quale si è in parte impostato il centro medievale più volte distrutto. L'asse viario principale è perpetuato dal Corso dei Volsci al di sotto del quale, in più punti, in passato sono emersi tratti di basolato; parallele a esso, ma più a O, corrono Via Pianello e Via S. Aprossunzio. Anch'esse ricalcano un percorso antico come indicano tratti di pavimentazione stradale tornati alla luce dietro la cattedrale.
La principale emergenza architettonica è costituita dal tempio individuato sotto la cattedrale dedicata a S. Maria Assunta e a S. Pietro. La chiesa poggia le fondamenta su un podio a doppio cuscino con profonda gola intermedia di tradizione etrusco-italica (per i confronti v. i templi di Isernia e Cascia) databile all'època della deduzione della colonia latina del 303 a.C. e ben visibile nel cortile dell'Episcopio. Tratti murari dell'alzato in opera quadrata caratterizzati da blocchi in calcare travertinoide sono stati inglobati nel lato Ν e nella parete di fondo; sono noti, infine, resti della pavimentazione costituita da lastre in calcare locale. Tra i reperti degni di nota sono un'ara eretta a Marte (scoperta presso il campanile), un thesaurus in calcare locale con cappuccio bronzeo recante una dedica a Minerva di due quattuorviri del municipium creato con il bellum sociale. Nel suo interno sono state trovate monete coniate tra il 118 a.C. e l'età di Caligola. Sono presenti anche un rilievo raffigurante Ercole, lastre fittili di rivestimento e antefisse con la Pòtnia Theròn.
Il culto di Ercole, associato con quello di Silvano, ritorna in un suggestivo santuario rupestre (loc. Rava Rossa) sito all'interno della città, a metà strada tra il tempio ora descritto e l'altura più elevata di Monte San Casto dove era l'acropoli volsco-sannita ricordata da Livio (IX, 24, 1-15). Un probabile secondo edificio templare su un livello però più elevato è stato parzialmente scavato dietro la cattedrale. Nell'area antistante al complesso sacro si può supporre il foro, ricordato ancora alla metà del IX sec. dalla Passio S. Restitutae. All'epoca (post 44 a.C.) della deduzione della colonia triumvirale denominata Julia pra[etoria] va riferito l'imponente acquedotto in opus incertum i cui resti sono visibili in più punti della valle del Lacerno.
Notevoli sono le novità relative all’ager soranus: una stazione del Paleolitico Medio è stata esplorata a Valle Radice mentre tre insediamenti protostorici sono stati localizzati nel comune di Campoli Appennino (loc. Campo, Case Treo, Pozzo le Cacie). Oltre ai consueti frammenti di oggetti d'impasto (tra cui fornelli, bollitoi, pesi da telaio, rocchetti e «taralli») vi sono frustuli di anforette costolate ad anse bifide di color rossiccio bruno (VIII-VII sec. a.C.) tipiche della cultura di Alfedena, illustranti la precoce penetrazione nel Lazio meridionale delle popolazioni dell'Appennino centrale. Dalla località Case Treo proviene invece un foculus, ora in collezione privata, confrontabile con gli esemplari di Sovana databili in pieno VI sec. a.C.
All'età repubblicana risale un piccolo santuario collegato al culto delle acque scoperto presso le sorgenti del torrente Carpello e l'inizio dello sfruttamento sistematico delle feraci campagne circostanti al lago di Posta Fibreno dove abbondano resti di villae rusticae (loc. Capranica, Carpello e Colle Roccia Spinelle). Pur non essendo note allo stato attuale delle indagini strutture murarie di età tardo- imperiale, la vita continuò a S. come dimostrano un miliario di Massenzio riutilizzato nella cripta della Badia di S. Domenico, l'elevazione a sede vescovile e il ritrovamento durante i lavori di costruzione del Polverificio Militare di Fontana Liri di un ripostiglio monetale, ora conservato nel Museo Civico di Brescia, contenente 150 monete databili tra il 383 e il 552 d.C.
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