sopranome
Il sostantivo indicava in antico indifferentemente il nome di casato o famiglia, e l' " epiteto ", ingiurioso, ironico o encomiastico, con cui s'individuava meglio una persona fra le tante dello stesso nome (o cognome); naturalmente questo " appellativo " individuale (corrispondente al latino cognomen) poteva a sua volta diventare fisso per indicare non solo l'individuo ma anche i suoi discendenti; numerosi esempi in G. Villani, Boccaccio, F. Sacchetti, ecc.
In D. compare quattro volte, due nel Convivio e due nella Commedia (v. anche SORNOME).
Le occorrenze della Commedia appartengono a due luoghi non del tutto chiari, per cui l'esatta identificazione del valore del sostantivo non è unanime. Per alcuni commentatori l'uso di s. in Pd XV 138 serve a chiarificarne l'uso anche in Pg XVI 139, mentre da altri questa corrispondenza è negata (vedi oltre). Il problema si risolve attribuendo al sostantivo, sulla scorta dei due passi del Convivio, un significato ampio, non preciso, comprensivo dei valori allora vulgati, equivalente a un generico " modo di chiamare " una persona, che ha già un suo nome proprio, ma che può appunto essere indicata meglio, o più comunemente, con l'aggiunta di un secondo nome; così il termine conserva uno stretto legame con la base etimologica, che indica evidentemente un " nome in più ", che si mette insieme, dopo o al posto del nome vero.
Cfr. Cv IV VI 15 Aristotile... Stagirite ebbe sopranome, cioè fu indicato, per sovrabbondante volontà di precisione, anche con l'" appellativo " Stagirite, dal luogo di origine; molti nomi antichi di divinità pagane sono rimasi o per nomi o per sopranomi a lochi e antichi edifici (II IV 7), ossia l'antico modo di chiamare col nome di un dio un luogo o un monumento è rimasto o come nome vero e proprio o come " nome secondario " (la contrapposizione ‛ nome-s. ' è abbastanza marcata).
Dunque D. può usare s. come sinonimo dell'attuale " cognome ", per indicare il quale in Pd XV 92 aveva usato in traslato il termine più colto cognazione: " secondo nome aggiunto... al nome proprio di persona... denominazione di casato " (Mattalia). Spiega Cacciaguida a D.: mia donna venne a me di val di Pado, / e quindi il sopranome tuo si feo (XV 138); la chiosa del Buti, pur così precisa e puntuale, non ha ragion d'essere: " sopranome si pone qui impropriamente: imperò che si pone per lo cognome, che è nome di tutta la schiatta: imperò che sopranome è pure d'uno individuo a differenza dell'altro ". Per le questioni connesse a questo passo, v. la voce ALIGHIERI.
Più difficile l'interpretazione di s. nel contesto di Pg XVI 139, dove Marco Lombardo, parlando del buon Gherardo da Camino (vv. 124 e 138), afferma: Per altro sopranome io nol conosco, / s'io nol togliessi da sua figlia Gaia (" spesso non conosciamo uno per suo proprio nome, ma per esser denominato per qualche sopranome ", Landino; v. anche Benvenuto).
Il termine ha probabilmente un valore ambiguo: il " cognome " di Gherardo, in senso proprio, sarebbe ‛ da Camino ', ma questo è un appellativo che gli si addice e lo caratterizza di meno del semplice aggettivo buon, per il quale D. dovrebb'essere in grado d'identificarlo: Gherardo è il ‛ buono ' per antonomasia fra tutti i signori di Lombardia.
Quale potesse essere poi l'altro s., derivato dalla figlia Gaia, con cui Marco lo avrebbe potuto indicare, è incerto; l'opinione del Torraca, per il quale il s. sarebbe stato ‛ il gaio ' (" la gaiezza non si disgiungeva da valore, da amore e cortesia, cfr. Purg. XIV 110 "), piaceva ancora al Grabher: " togliessi (140) si adatterebbe perfettamente a sopranome derivato da altro nome: come ‛ il gaio ' da ‛ Gaia ' "; ma " se a D. la designazione di buono... non era bastata, l'aggiunta di gaio non mi pare lo potesse aiutar meglio. a riconoscerlo " (Pietrobono). Resta l'ipotesi che l'altro s. fosse " il padre di Gaia ", un patronimico all'inverso, e in questo caso la maggioranza dei commentatori pensa a un'allusione alla vita dissoluta di Gaia, in contrasto con la virtù di Gherardo (cfr. P. Mazzamuto, Il c. XVI del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 607), benché sui costumi di Gaia gli antichi commenti offrano testimonianze contrastanti. V. anche CAMINO, GAIA da; CAMINO, GHERARDO da.