SONNO (gr. ὕπνος; lat. somnus; fr. sommeil; sp. sueño; ted. Schlaf; ingl. sleep)
È il normale periodo di riposo del corpo e della mente con parziale o completa sospensione della coscienza e della volontà. A tutt'oggi non si è ancora riusciti ad avere una certezza inattaccabile sulla genesi e sulla natura di questo fenomeno ritmico (v. ritmo: Biologia) a carattere nettamente ineluttabile. A ogni modo giova prima di tutto descrivere quali sono i fenomeni che avvengono nell'uomo addormentato, anche perché la loro conoscenza può servire di guida a spiegare le teorie che ogġi sembrano più accettabili. Nel tipo di sonno più frequente, l'intensità di esso (misurata dal valore di un eccitamento capace di provocare una risposta) è massima una-due ore dopo l'addormentamento, decresce sino verso la terza ora, poi presenta vàrie oscillazioni, l'aumentando talvolta di nuovo nell'ora precedente il risveglio spontaneo. In un altro tipo il massimo dell'intensità si ha invece nella seconda metà del sonno. Nella respirazione dell'individuo dormiente generalmente le inspirazioni sono più lunghe, le espirazioni più brevi che durante la veglia. Quando il palato molle, rilasciato, ostruisce il libero passaggio dell'aria, si ha il russamento. Il metabolismo basale, secondo la maggioranza degli autori, presenta una diminuzione. Non sembra che il sonno agisca sulla temperatura del corpo e sulla sua capacità a produrre calore. Quanto al sistema circolatorio, si nota per lo più, nell'individuo che dorme, una diminuzione della frequenza delle contrazioni cardiache. La pressione arteriosa si abbassa, e questa diminuzione di valore si rileva più nella pressione sistolica che in quella diastolica. Un aumento di volume, legato appunto a un'accentuata stasi sanguigna, si osserva soprattutto al viso, alle palpebre, agli arti. Quanto alla circolazione del sangue nell'encefalo, i dati non sono concordi: si tende però ad ammettere dai più l'esistenza di una vasocostrizione con conseguente pallore della corteccia cerebrale. I fenomeni secretivi seguitano durante il sonno, ma sono modificati: la secrezione lacrimale è diminuita, ma forse ciò è dovuto all'immobilità delle palpebre; lo stesso avviene per la secrezione salivare, e le ragioni vanno forse ricercate nell'immobilità della mandibola e nella respirazione per via orale, frequente durante il sonno. La secrezione sudorale è invece aumentata. L'urina, quando non siano state eccezionalmente ingerite bevande in grande quantità, è secreta durante la notte in quantità minore che durante il giorno: la sua densità è aumentata. L'escrezione del cloro e dello zolfo è diminuita, mentre è aumentata quella dei fosfati e dell'ammoniaca. Quanto all'acido urico, alla creatinina, all'urea e all'azoto totale, gli autori sono quasi tutti concordi nell'ammettere una diminuzione nella loro eliminazione. Le funzioni digestive durante il sonno continuano: la secrezione biliare è invariata, le contrazioni gastriche e intestinali diminuiscono d'intensità, il vuotamento dello stomaco si compie lentamente, la quantità totale di succo gastrico diminuisce della metà. I muscoli per lo più sono in stato di rilassatezza e di ipotonia; non è però raro che durante il sonno si tengano le mascelle serrate, i pugni chiusi, ecc. Gli sfinteri seguitano a funzionare. Anche l'orbicolare delle palpebre è in contrazione per assicurare una chiusura dell'occhio completa il più possibile. Per la stessa ragione i globi oculari sono deviati in alto e all'infuori. Tutti i riflessi (tendinei, periostei, mucosi, cutanei, vasomotori, fotomotori) sono diminuiti e rallentati: la loro soglia d'eccitabilità e il tempo di latenza sono aumentati. Nel sonno profondo è presente il segno di Babinski e compaiono le reazioni di difesa e di automatismo midollare. Tutte le forme di sensibilità generale, e i sensi specifici, hanno anch'essi una soglia d'eccitabilità elevata. Quanto al sistema nervoso vegetativo, si può dire, con una schematizzazione forse eccessiva, che predominano i segni di un eccitamento del vago. L'attività cerebrale superiore è sospesa, mentre invece per il midollo allungato si può supporre la continuazione di un'attività automatica e autonoma, poiché, come s'è detto, la digestione, la circolazione, la respirazione continuano, sebbene modificate.
Quanto alla corteccia cerebrale, è certo che nell'uomo dormente essa subisce una notevole diminuzione della propria attività: ciò è provato sia dalla cessazione globale dei processi psichici di adattamento all'ambiente, sia dalla comparsa di segni neurologici che indicano sicuramente una liberazione dalla corteccia delle formazioni a essa sottostanti: dalla comparsa cioè del segno di Babinski e delle reazioni di difesa e di automatismo. Secondo le vedute di I, P. Pavlov, si tratta di un'inibizione interna dei cosiddetti riflessi condizionati (v. riflessi) che si estenderebbe a tutto l'insieme degli emisferi cerebrali. Questo processo di inibizione sarebbe a sua volta la conseguenza dell'azione attiva di uno speciale dispositivo regolatore del sonno. Questo dispositivo regolatore è ormai localizzato, per unanimità di opinioni degl'innumerevoli studiosi che hanno affrontato questo problema, nella sostanza grigia del pavimento del terzo ventricolo e attorno all'acquedotto di Silvio. Questo concetto è solidamente poggiato su argomenti anatomo-clinici, sperimentali, neuro-chirurgici. Dal punto di vista anatomo-clinico gli studî sull'encefalite epidemica, malattia che comporta tutta una serie di disturbi del sonno (insonnia, sonnolenza, sonnambulismo, sonno invertito, ecc.) hanno provato che la regione maggiormente colpita è appunto la regione ipotalamica, nel pavimento e nelle pareti inferiori del terzo ventricolo, in prossimità del nucleo del nervo oculomotore comune. Questa regione può essere delimitata in avanti da un piano frontale passante per lo spazio che separa l'infundibulum dal chiasma ottico, e indietro da un altro piano che taglia trasversalmente il nucleo dell'oculomotore comune. Per spiegare le opinioni degli autori che, come A. Salmon, sogliono dare all'ipofisi un'importanza fondamentale nella genesi del sonno, basta ricordare le strettissime connessioni anatomiche e fisiologiche fra questa ghiandola e l'ipotalamo. Secondo H. Zondek il sonno è dovuto a una secrezione ritmica di bromo da parte dell'ipofisi: il bromo avrebbe il potere di agire sulle cellule dell'ipotalamo. Secondo C. v. Economo, il sonno cerebrale, caratterizzato dal blocco parziale della coscienza, dal blocco parziale degli eccitamenti centrifughi e centripeti e dalla reversibilità (possibilità del risveglio), è appunto la conseguenza di un'azione innervatrice a carattere inibitorio esercitata sulla corteccia cerebrale dal dispositivo regolatore ipotalamico. Anche i dati sperimentali confortano questo modo di vedere: ricordiamo le iniezioni di una soluzione colorata di cloruro di calcio nella regione ipotalamica e le prove farmacologiche, mediante la somministrazione di preparati che agiscono sulla regione infundibulare (serie barbiturica). Quanto ai dati forniti dalla neurochirurgia, oltre ai disturbi della funzione ipnica riscontrati nei soggetti affetti da neoformazioni della regione ipotalamica, vanno ricordate le crisi improvvise di sonno che possono sopraggiungere in seguito a interventi chirurgici su detta regione. Circa la natura dei processi, probabilmente d'ordine fisico-chimico, che provocano l'entrata in azione del dispositivo regolatore ipotalamico, le nostre nozioni mancano ancora molto di precisione. È assai probabile che, come dice E. Claparède, l'uomo dorma per non essere intossicato, ma di là da questo concetto teleologico è per ora azzardato pronunziarsi.
I disturbi del sonno possono schematicamente essere ordinati in tre gruppi a seconda che si tratti dell'eccesso di sonno, della sua mancanza, di alcune varietà anormali. L'ipersonno è dovuto per lo più alla presenza di affezioni organiche. Fra queste, prime le malattie del sistema nervoso: encefalite epidemica, tumori cerebrali, specialmente della regione infundibulare, malattia del sonno. Numerose intossicazioni: naturalmente in primo luogo sono da considerarsi quelle da sonniferi, soprattutto l'oppio e il veronal (dietilmalonilurea), e poi il cloralio, il bromuro, il dial, quando siano somministrati a dose ipnotica. Nelle forme di coma, vi sono periodi in cui questo stato è meno profondo e si avvicina per le sue caratteristiche al sonno normale: ciò si verifica soprattutto nelle intossicazioni endogene (uremia, diabete, ecc.). L'insonnia può dipendere da numerose cause: stati emotivi particolari (ansia, ipocondria, presenza di idee ossessive, melanconia); stati di eccitamento psicomotorio, come nella fase maniacale della psicosi periodica; stati di eretismo psicosensoriale (allucinati dell'udito); stati di superaffaticamento, sia fisico sia psichico; sindromi tossiche e tossinfettive (alcoolismo, insufficienza renale, epatica, intestinale); finalmente la presenza di ragioni fisiche che ostacolano l'insediarsi del sonno normale: primi fra tutti, naturalmente, i dolori fisici di ogni natura.
Fra le varietà anormali del sonno sono da ricordarsi: il sonnambulismo (v.); l'onirismo, che è uno stato confusionale, tra il sonno e la veglia, con allucinazioni soprattutto visive, che si ha negli stati tossici, p. es. nell'alcoolismo; l'ipnagogismo, che consiste in visioni animate che precedono allo stato normale l'inizio del sonno profondo, o che precedono invece il risvegliarsi. V. Ch.
Il sonno delle piante. - Le piante non presentano un periodo di riposo paragonabile al sonno degli animali; si usa però chiamare posizione di sonno quella che, in molte piante, presentano le foglie durante la notte, e che è diversa dalla posizione che esse hanno di giorno e che si chiama posizione di veglia. Il fenomeno è visibile specialmente nelle foglie composte delle Leguminose, nelle quali di solito tutte le foglioline sono, durante il giorno, distese in posizione orizzontale (di veglia), mentre alla notte si piegano verso il basso (posizione di sonno): in molti casi poi, durante le ore più calde e più illuminate del giorno esse si piegano verso l'alto e si mettono in una posizione detta di sonno diurno, o di siesta.
Tali movimenti, secondo E. Stahl, hanno lo scopo di impedire una soverchia deposizione di rugiada durante la notte, e di attenuare, nelle ore più calde del giorno, l'azione troppo intensa dei raggi solari. Essi dipendono da cambiamenti di turgescenza nelle cellule dei cuscinetti motori che si trovano alla base di ogni fogliolina, cambiamenti quasi periodici dovuti al regolare alternarsi del giorno e della notte e relative condizioni di illuminazione, di temperatura, di umidità, ecc.: sono indicati, in fisiologia vegetale, come nictinastie (v. nastia).
Mitologia.
Hypnos ("Υπνος), il dio del sonno, appare abitualmente come pure dell'Erebo e della Notte; una versione abbastanza tarda lo rappresenta come figlio di Astrea. È fratello gemello di Tanato. Sua sposa è la Carite Pasitea. Presso Omero egli abita in terra: presso i poeti posteriori, ora in terra ora nel mondo sotterraneo. Come mite largitore del sonno signoreggia su uomini e dei: in Omero sembra che infonda il sonno solo con la sua presenza: più tardi invece o agitando un ramo umido della rugiada del Lete o effondendo da un corno succhi addormentatori o col movimento delle sue ali. Una leggenda narra che egli, acceso d'Endimione, fa che il bel pastore dorma a occhi aperti per poter fruire sempre della vista di quegli occhi meravigliosi.
Secondo i dati della poesia e dell'arte figurata dei Greci (statua del Museo del Prado), Hypnos è figurato come un giovinetto muovente rapido e leggiero sulle punte dei piedi, con brevi ali alle tempie, reggendo con la destra un rhyton da cui versa sulla terra il soporifero liquore. Nell'arte romana la personificazione del Sonno è presentata alquanto diversamente. Così in una pittura della Domus Aurea, illustrante il mito di Rea Silvia, il Sonno appariva come un vecchio barbato, con fiori di papavero nelle mani e con ali di farfalla alle tempie. Al Sonno, come a Hypnos, era prestato un culto ed erano dedicate statue e iscrizioni votive.
Bibl.: B. Sauer, in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythologie, I, Lipsia 1884-86, coll. 2846 segg.; A. Jolles, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IX, col. 323 segg.; Z. Preller, Gr. Mythologie, 4ª ed. di C. Robert, I, Berlino 1894, pp. 72, 350, 446, 488, 524, ecc.; P. Arndt, Statue des Hypnos, Madrid, Prado, in Brunn-Bruckmann, Denkmäler griech. und röm. Sculptur, t. 529; W. F. Otto, in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Myth., s. v. Somnus.