sondaggio
Un’esplorazione delle opinioni
Il termine sondaggio è diventato sinonimo di sondaggio di opinione: un’inchiesta che tende a determinare la suddivisione dei punti di vista su una data questione nell’ambito di una popolazione predefinita
In senso generale per sondaggio s’intende un’esplorazione locale e metodica compiuta con una sonda o con altri procedimenti tecnici. In navigazione, per esempio, il sondaggio avviene tramite la sonda, uno strumento che serve a misurare la profondità dell’acqua e a riconoscere la natura del fondale. Oggi, però, parlando di sondaggio, facciamo riferimento essenzialmente al sondaggio di opinione.
Il principio del sondaggio è relativamente semplice: si fonda sull’idea che, intervistando un campione rappresentativo di persone, si possa arrivare a conoscere l’opinione dell’insieme della popolazione con un margine ridotto, ma prevedibile, di errore.
Il sondaggio permette di realizzare un’operazione comparabile a quella che si realizza tramite i voti, ma con una grande economia di mezzi. Questa tecnica si è affermata soprattutto in occasione delle elezioni politiche, per conoscere le intenzioni di voto dei cittadini.
Il sondaggio preelettorale fu usato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1936 dall’istituto Gallup, che pronosticò la rielezione del presidente Roosevelt intervistando un campione rappresentativo di 5.000 elettori, mentre la Literary Digest, che aveva organizzato una sorta di voto fittizio inviando 10 milioni di schede e, valutando poi 2 milioni e quattrocentomila risposte ottenute, aveva predetto (sbagliando) la sua sconfitta.
Questa prima esperienza mise in evidenza che, nel sondaggio, non è rilevante la quantità delle persone intervistate, bensì la rappresentatività scientifica del campione prescelto. Il successo dei sondaggi preelettorali fece capire che con questo metodo si poteva misurare l’opinione pubblica su molti temi.
Solitamente i sondaggi di opinione sono fatti, oralmente e spesso telefonicamente, su un problema sociale, etico, politico, economico, commerciale. I critici di questo metodo sostengono che la formulazione della domanda può indurre una risposta determinata. Inoltre, non si è mai veramente sicuri della sincerità delle risposte, perché non si può mai essere certi che la gente dica ciò che pensa o che pensi quel che dice effettivamente. Tuttavia le domande sono poste oggi in modo sempre più neutro e con interrogativi che fanno da filtro per assicurarsi, se non proprio della sincerità delle risposte, almeno della loro coerenza.
È opinione diffusa che il sondaggio abbia contribuito ad affievolire la democrazia rappresentativa, nel senso che la legittimità di un leader politico, per esempio, diventa subito datata in relazione al sondaggio più recente perché per i media vale sempre la legge che l’ultima notizia è la più importante. Per questo, lo sviluppo dei sondaggi ha anche contribuito alla perdita di influenza dei sindacati, perché le prese di posizione a difesa di singole categorie di lavoratori vengono contrapposte a quelle dell’opinione pubblica, che rappresenterebbe un ‘superiore’ interesse generale.
Diventa così sempre più forte la tentazione di governare in funzione dei sondaggi perché i pubblici poteri sarebbero incitati a rinviare misure impopolari, ma necessarie. Accade infatti sempre più spesso che un leader politico tenda a privilegiare nel suo programma le scelte che sembrano rispondere meglio alle attese delle persone intervistate. Le campagne politiche obbediscono così più a una logica di seduzione che a una convinzione. In qualche modo l’uomo politico dice ciò che bisogna dire per piacere all’opinione pubblica. I sondaggi finiscono così per eliminare le differenze tra i candidati.
L’attenzione degli studiosi di scienze politiche si focalizza generalmente sui risultati dei sondaggi, sulla loro conduzione, sulle tecniche di elaborazione e sul loro grado di validità. Si presuppone l’esistenza di un’opinione pubblica di cui il sondaggio sarebbe un rivelatore più o meno obiettivo.
Al contrario, nella prospettiva di una sociologia critica, l’opinione pubblica è solitamente considerata come una ‘fabbrica’ formata da diversi attori (giornalisti, politologi, specialisti in comunicazione) che contribuiscono a ‘fare opinione’, creando di fatto una comune sensibilità.