sonare [in rima sone e suone, II singol. ind. e cong. pres.]
Per la morfologia è da notare che la sillaba tonica è in genere dittongata, a eccezione di Cv III Amor che ne la mente 5 Lo suo parlar sì dolcemente sona, in rima con ragiona, e Pg XVI 59 come tu mi sone, in rima con ragione e pone.
Il verbo, legandosi alla vasta fruizione di effetti sonori nelle opere dantesche, specie nella Commedia, è di uso assai frequente e ricorre sia in costrutto intransitivo che transitivo, in questo caso talora assolutamente. In quattro luoghi s'incontra l'infinito sostantivato col senso di " suono ".
Come intransitivo vale " emettere, mandar suono ", detto propriamente o figuratamente di strumenti musicali o di oggetti che hanno effetti sonori simili a quelli di strumenti musicali. In If XXX 103 i due casi si presentano insieme col soccorso di una similitudine: Quella [l'epa di Mastro Adamo percossa da Sinone] sonò come fosse un tamburo.
Altri esempi: Sonar bracchetti (Rime LXI 1), che secondo il Barbi e il Mazzoni suppone sonagli al collo dei cani: cfr. Folgore da San Gimignano Di settembre vi do 4 " bracchetti con sonagli "; ma il Contini intende " abbaiare ", rimandando all'uso figurato di If XXXII 107; Or convien che per voi [i simoniaci] suoni la tromba (If XIX 5, dove ha funzione metaforica: " ordo exigit quod vox poetica alta proclamet et praeconizet vestra vitia et supplitia ", Benvenuto); io senti' sonare un alto corno (XXXI 12); O imaginativa che ne rube / talvolta sì di fuor, ch'om non s'accorge / perché dintorno suonin mille tube (Pg XVII 15); in Pd XXIII 100 il sonar della lira costituisce una prima occorrenza d'infinito sostantivato, mentre una seconda si ha poco dopo: il suonar d'un fischio (XXV 135).
Ma il suono può nascere da altre fonti, come dalla porta del Purgatorio che si chiude rumorosamente stridendo sui cardini (Pg IX 135, al participio; X 4), dalla foresta del Paradiso terrestre investita dal vento (XXVII 108), dai tuoni (Pd XXI 108). Notevole il passo di Cv IV XXIII 16 E però si dice mezza terza, prima che suoni per quella parte; e mezza nona, poi che per quella parte è sonato... E però sappia ciascuno che, ne la diritta nona, sempre dee sonare nel cominciamento de la settima ora del die, dove il soggetto appare di natura indeterminata, pur essendo chiara l'allusione alla campana che scandisce le ore canoniche.
Con soggetti come ‛ melodia ' o ‛ sinfonia ' s. piega al significato di " risuonare ", " dispiegarsi ": la dolce sinfonia di paradiso, / che... suona sì divota (Pd XXI 60); Qualunque melodia più dolce suona / qua giù... (XXIII 97); tre melode, che suonano in tree / ordini di letizia (XXVIII 119; v. anche VIII 29). Analoga la situazione di Pg II 114 ‛ Amor che ne la mente mi ragiona ' / cominciò elli allor sì dolcemente, / che la dolcezza ancor dentro mi suona, con la differenza che qui si tratta di un'intima eco che resiste nell'anima, di una memoria musicale, e non di un suono vero e immediatamente percepibile.
Il vocabolo sta per " risuonare " anche quando si riferisce alla voce articolata, alla parola, al linguaggio, e talvolta implica l'idea di un tono soave, particolarmente a proposito del parlar poetico: ‛ Venite, benedicti Patris mei ', / sonò dentro a un lume che lì era (Pg XXVII 59); quel [l'insegnamento di Cristo] tanto sonò ne le sue [degli Apostoli] guance / sì ch'a pugnar per accender la fede / de l'Evangelio fero scudo e lance (Pd XXIX 112): generalmente s'intende " soltanto l'insegnamento di Cristo risonò nelle bocche degli Apostoli, cioè ispirò e dettò le loro parole, sicché ecc. "; altri (Buti, Tommaseo, Chimenz) riferisce sue a Cristo, e spiega: " solo quell'insegnamento di verità risonò nella bocca di Cristo, sicché gli Apostoli, nella lotta per la diffusione della fede si fecero del Vangelo scudo (per la difesa della dottrina cristiana) e lance (per abbattere le false credenze "); Lo suo [di Amore] parlar sì dolcemente sona... (Cv III Amor che ne la mente 5, ripreso in III 14 dico che li miei pensieri... ‛ sonan sì dolci '...); Se mo sonasser tutte quelle lingue / che Polimnïa con le suore fero / del latte lor dolcissimo più pingue... (Pd XXIII 55; il rimando va alle lingue dei poeti e alla loro potenza espressiva: cfr. XXXIII 74); elli [il volgare] suona ne la bocca meretrice di questi adulteri (Cv I XI 21); il bel paese là dove 'l sì suona (If XXXIII 80); io vidi e anche udì' parlar lo rostro / e sonar ne la voce e " io " e " mio " (Pd XIX 11). In questo ambito, un terzo infinito sostantivato si registra in Pg XIII 65 non pur per lo sonar de le parole.
Unito a ‛ nome ' o ‛ nominanza ' indica la diffusione della notorietà, della fama di qualcuno: L'onrata nominanza / che di lor suona sù ne la tua vita (If IV 77); 'l nome mio ancor molto non suona (Pg XIV 21).
Di lamenti che non suonan come guai, ma son sospiri si fa cenno in Pg VII 30.
Come transitivo, in uso assoluto o con l'oggetto espresso, vale in primo luogo " provocare il suono " di uno strumento o altro: non si dee chiamare citarista chi tiene la cetera in casa per prestarla per prezzo, e non per usarla per sonare (Cv I IX 3; v. anche XI 11, dove troviamo per la quarta volta un infinito sostantivato); tin tin sonando con sì dolce nota (Pd X 143: producendo il tintinnio delle campanelle " percosse dai loro martellini " (Buti); non sonò sì terribilmente Orlando (If XXXI 18); que' che 'n la tempesta sona (Rime CXI 6), cioè, chi durante la tempesta suona le campane credendo così di far cessare il maltempo; non ti basta sonar con le mascelle, / se tu non latri? (If XXXII 107: qui piuttosto " far strepito ").
Un largo campo di applicazione trova il verbo in rapporto all'atto del parlare. Così in Cv II XII 10 volta la parola fittizia di quello ch'ella suona in quello ch'ella 'ntende, serve a distinguere la parola come puro fenomeno fonico (il suono che essa rende) dalla sua sostanza semantica; altrove è vicario del semplice ‛ dire ': una voce di presso sonò: " Forse / che di sedere in pria avrai distretta! " (Pg IV 98); altrove ancora prende il senso di " esprimere ": ben puoi sapere omai che 'l suo dir suona (If III 129); la voce tua sicura, balda e lieta / suoni la volontà, suoni 'l disio (Pd XV 68); nel nome che sonò la voce sola (If IV 92); oppure, con ‛ fare ' causativo, di " risuonare ": tutti li altri lumi / facean sonare il nome di Maria (Pd XXIII 111); o infine, reggendo ‛ fama ', di " diffondere ", " andar ripetendo ": Ma elli avven che spesso altri si getta / in compagnia che non è che disdetta / di mala fama ch'altri di lui suona (Rime XCI 94). Assimilabili ai precedenti, ma in uso assoluto o con reggenza di subordinate, gli esempi di If XVIII 57 come che suoni la sconcia novella, comunque " sia divulgata " la notizia, anche se la cosa sia raccontata altrimenti; Pd IV 56 forse sua sentenza è d'altra guisa / che la voce non suona, il tuo pensiero è diverso da ciò che le parole, prese alla lettera, " lascerebbero intendere "; XXVI 50 sì che tu suone / con quanti denti questo amor ti morde; Pg XVI 59 come tu mi sone (nelle due ultime occorrenze torna il senso di " dire ").
Un s. " usato latinamente con l'oggetto della persona " (Chimenz), per " gridare il nome " di qualcuno, appare in Pg XI 110 Colui che del cammin sì poco piglia / dinanzi a me, Toscana sonò tutta (si noti un certo collegamento con l'attestazione già citata di XIV 21).