sommergere
Significa " immergere ", e in questo senso proprio è adoperato sia all'attivo - Matelda abbracciommi la testa e mi sommerse / ove convenne ch'io l'acqua [del Lete] inghiottissi (Pg XXXI 101) - sia al participio passato con valore predicativo, che indica la condizione in cui si trovano i golosi, la gente che... è sommersa (If VI 15) " sotto la grandine e l'acqua e la neve " (Boccaccio).
Alessio Interminelli (punito tra la gente attuffata nello sterco, If XVIII 113) denuncia la propria colpa: Qua giù m'hanno sommerso le lusinghe (v. 125). Qui il soggetto astratto conferisce a s. un valore causativo: " mi hanno fatto sprofondare ".
In senso più estensivo, con " traslazione... presa da' sommersi in mare " (Castelvetro), il participio sostantivato è adibito a indicare tutti i peccatori (cui è dedicato l'Inferno, la prima canzon, ch'è d'i sommersi, If XX 3), " qui omnes sunt submersi damnabiliter infra terram, ad differentiam punitorum in purgatorio, qui sunt supra terram ": così dice Benvenuto, ribattendo - contro eventuali riserve sulla proprietà del termine, in quanto i lussuriosi, per esempio, sono " volantes per aerem " - che " omnes damnati in inferno merito dicuntur submersi, quia omnes sub terra positi, licet diversimode ". Egli accenna anche a un'altra lezione (non accettabile), " ch'io disommersi, idest disaffondai, idest traxi eos in lucem, ubi primo nihil erat dictum de eis; sed prima litera est clarior " (cfr. Petrocchi, ad l.). Il Landino legge che io sommersi, e spiega: " la quale io tuffai nel centro della terra. Non sommerge la cantica, ma descrive in quella lo 'nferno sommerso. Alcuni testi hanno De le prime canzone et de' sommersi, cioè: de' dannati e' quali sono sommersi nel centro della terra ".
S. mantiene il senso proprio anche nel contesto figurato di Pd II 61 (ancora un participio predicativo: vedrai sommerso / nel falso il creder tuo, " tutta intrisa di falsità la tua credenza ", Scartazzini-Vandelli), mentre tende ad allontanarsene nel riferimento a Curione (v.) che il dubitar sommerse / in Cesare (If XXVIII 97), " rimosse e levò via " (Landino), " ne stroncò l'esitazione " (Chimenz).