SOMIS
– Famiglia di musicisti piemontesi. Originario di Villastellone, presso Torino, nella prima metà del XVI secolo il ceppo dei Somis attecchì nella vicina Chieri. Il cognome appare una variante della forma Som, attestata allora in tale zona (A. Manno, Il patriziato subalpino..., p. 476). All’epoca dei primi coinvolgimenti in ambito musicale, la famiglia era articolata in tre rami principali, uno pinerolese e due torinesi.
Le prime notizie riguardano un esponente del ramo di Pinerolo: Emanuele, nato lì il 7 giugno 1620, tra il 1652 e il 1663 fu al servizio della principessa Enrichetta Adelaide di Savoia a Monaco di Baviera, come maestro di danza e nel corpo di guardia. Tornato a Pinerolo, nel 1664 sposò la concittadina Anna Maria Rossenati, da cui ebbe sei figli (ignote le date dei decessi): Anna Maria (22 marzo 1665), Massimiliano (27 marzo 1666), Lodovico Emanuele (21 giugno 1667), Bianca Maria (3 agosto 1668), Caterina (14 novembre 1669), Anna Caterina (25 marzo 1675).
Morì dopo il 1680 (Claretta, 1877, pp. 134 s.; Basso, 2016, pp. 294, 383 s.).
Innocenzo, nato a Torino il 28 luglio 1619, quartogenito di Francesco (nato a Chieri verso il 1591) e di tale Margherita (A. Manno, Il patriziato subalpino..., cit., p. 477), fu il capostipite dei Somis musicisti del primo ramo torinese. Il 21 marzo 1631 fu assunto nella cappella del duomo, dapprima nel coro, tra i soprani, per passare poi nel 1656 e fino al 1684 tra gli strumentisti, come suonatore di violone. Ricoprì la stessa posizione anche a corte, tra i musici di camera, dove giunse almeno dal 1648 e rimase per il resto della vita. Il 2 maggio 1643 sposò Maddalena Domenica Solera (nata nel 1626 o 1627, morì il 12 ottobre 1681). Dei dieci figli, quattro abbracciarono la carriera musicale: Girolamo (8 marzo 1644-16 giugno 1665), Matteo Giacinto (1° agosto 1652-1722), Giovanni Battista (23 giugno 1655-23 novembre 1678), Annibale (7 novembre 1657-?; Basso, 2016, pp. 49 s.). Gli ultimi tre, in particolare, a partire dagli anni Settanta avrebbero a loro volta fatto parte dei musici di camera come violinisti: i loro nomi compaiono negli elenchi degli strumentisti impiegati per l’allestimento dello ‘zapato’ L’Atalanta di Bernardino Bianco e Giovanni Sebenico che si svolse alla Venaria Reale il 6 dicembre 1673 (Basso, 2016, pp. 335-341).
Morì a Torino il 19 marzo 1686.
Più rilevante è l’altro ramo torinese, al quale si deve il rigoglio della scuola violinistica piemontese, cui diedero lustro – al seguito di Lorenzo Francesco – soprattutto i suoi due figli, Giovanni Battista e, in minor misura, Giovanni Lorenzo.
Lorenzo Francesco nacque il 13 marzo 1662 da Gian Antonio (Torino 18 luglio 1635-?).
Fu noto con il soprannome L’Ardy o l’Ardito (ignota la ragione, riconducibile forse ad attività marziali), ch’egli impiegò spesso in funzione di cognome, trasmettendolo poi ai figli. Formatosi forse presso Innocenzo o i suoi figli, prestò servizio a corte come aiutante di guardaroba di madama reale (Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours) e segretario nell’Intendenza del principe di Carignano, Emanuele Filiberto. Si può presumere che svolgesse in pari tempo un’attività musicale, annessa o parallela a quegli incarichi, e che a essa si debba imputare la considerazione di cui egli godette presso la nobiltà torinese (Basso, 2016, p. 421). Il 23 ottobre 1683 sposò Domenica Anna Margherita Canavasso (23 gennaio 1663-17 luglio 1706), figlia di Paolo (1634 circa-1710), violinista, capostipite a sua volta di una dinastia di musicisti attiva fino ai primi decenni del XIX secolo. Dal matrimonio nacquero dieci figli: Maddalena Caterina (12 giugno 1685-?), Giovanni Battista (vedi oltre; 1686-1763), Giovanni Lorenzo (vedi oltre; 1688-1775), Prospero Martino (1° gennaio 1690-?), Tomaso (1693-19 maggio 1697), Clara Maria Caterina (12 agosto 1695-1736), Francesco Antonio (18 giugno 1698 - morto infante), Andrea (1701-10 febbraio 1702), Cristina Antonia (vedi oltre: 1704-1785), Eugenia (1706-?).
Il 16 giugno 1687 fu assunto nella Regia Cappella. Gli fu inizialmente assegnato il posto di suonatore di violone rimasto vacante l’anno prima per la morte di Innocenzo. Passò poi tra i violini e vi rimase per il resto della vita. Apprezzato strumentista e didatta, potrebbe aver avuto per allievo lo stesso Antonio Vivaldi quando questi soggiornò a Torino con il padre, Giovanni Battista, a fine 1701 (Talbot, 2011). Non vi sono testimonianze di una sua attività di compositore.
Morì a Torino il 15 maggio 1736 (Basso, 2016, pp. 383-385).
Giovanni Battista nacque il 25 dicembre 1686. Formatosi sotto la guida del padre, il 30 marzo 1696, a nove anni d’età, fu assunto a sua volta nella banda dei violini della Regia Cappella (Basso, 2016, p. 421). A riprova della padronanza strumentale precocemente raggiunta, fu subito assegnato alla sezione dei «soprani», quella cioè dei violini principali, della quale faceva allora parte anche il padre.
Nella primavera del 1703 Vittorio Amedeo II lo inviò a Roma insieme al coetaneo Andrea Stefano Fiorè, altro giovane di talento della Regia Cappella, «per abilitarsi nella musica» (forse alla scuola di Arcangelo Corelli?: Basso, 2016, pp. 421 s.). Fiorè, tornato a Torino alla metà del 1705, assunse la direzione della cappella, mentre il giovane Somis si trattenne a Roma fino a tutto il 1706. Godette del sostegno del cardinale Pietro Ottoboni (come risulta dalla dedica delle Sonate op. IV, 1726): poté dunque frequentare quel vivace ambiente artistico, praticato, oltre che da Corelli, da musicisti quali Georg Friedrich Händel, Alessandro e Domenico Scarlatti, Bernardo Pasquini. A inizio 1707 riprese il posto in cappella a Torino. In aggiunta, nel 1709 entrò alle dipendenze di Vittorio Amedeo di Carignano come assistente di camera. Nel giugno del 1711 fece parte dell’orchestra raccolta per celebrare la traslazione delle spoglie di san Gaudenzio nell’omonima basilica in Novara; nel carnevale del 1714 fu tra i musicisti impegnati nei festeggiamenti svolti a Palermo per l’incoronazione di Vittorio Amedeo II a re di Sicilia, culminati nell’allestimento dell’Innocenza giustificata di Francesco Silvani e Fiorè. Nel 1715 fu nominato primo violino nella Regia Cappella.
Il 13 ottobre 1716 sposò Angela Maria Elisabetta Caterina Leonora Bertolino (Torino, 1692 circa), figlia del medico di corte Giovanni Antonio. Dal matrimonio nacquero otto figli: Vittorio Amedeo (26 luglio 1717-25 dicembre 1717), Carlo Francesco Ignazio Felice (5 o 10 luglio 1718-25 giugno 1793), Maurizio Francesco Saverio (3 dicembre 1719-1766-1779), Maria Maddalena Teresa (30 maggio 1721-post 1741), Maurizio Giuseppe (15 settembre 1722-?), Ludovico Gioacchino (4 novembre 1723-24 aprile 1735), Felice Paolo Policarpo (26 luglio 1725-11 dicembre 1780), Maria Irene (8 gennaio 1727-2 giugno 1768).
Intorno al 1717 l’editore Étienne Roger di Amsterdam pubblicò la prima delle sue nove raccolte a stampa, le 12 Sonate per violino e basso continuo op. I. Delle analoghe raccolte successive, l’op. II del 1723 fu stampata in proprio dall’autore a Torino (edizione moderna a cura di M. Abbado, Milano 1976); e lo stesso destino toccò probabilmente all’op. III del 1725 (di cui sussiste soltanto una copia manoscritta).
Dal 1718, trasferitosi il Carignano nella residenza parigina dell’hôtel de Soissons, Giovanni Battista compì frequenti soggiorni nella capitale francese, svolgendo un’intensa attività concertistica e didattica. Nel 1733 prese parte, in due occasioni, ai Concerts spirituels. Tra i suoi allievi si annoverano Jean-Marie Leclair, Louis-Gabriel Guillemain, Gaspard Fritz, Felice Giardini, Gaetano Pugnani, Giovanni Pietro Ghignone (Guignon), Giovanni Pietro Miroglio, il cugino Gabriele Giuseppe Canavasso e il nipote Carlo Giuseppe Valentino Chiabrano.
Gabriele Giuseppe Canavasso le cadet era nato a Torino il 5 marzo 1714 da Marco Antonio Lorenzo (1670-1758), violinista nella Regia Cappella; verso il 1735 con il fratello, Giovanni Battista l’aîné (Torino, 25 marzo 1713-Parigi, 7 luglio 1784), violoncellista, si trasferì a Parigi, dove fu alle dipendenze, come il cugino, di Vittorio Amedeo di Carignano; fu primo violino nelle orchestre dei Concerts spirituels (fino al 1762) e di A.-J.-J. Le Riche de La Pouplinière, e militò in quella dell’Académie royale de musique dal 1745 fino alla morte, occorsa il 26 aprile 1776. Carlo Giuseppe Valentino Chiabrano era nato a Torino da Giovanni Nicola e da Clara Maria Caterina Somis il 12 febbraio 1723; assunto nella Regia Cappella nel 1737, nel 1751 si trasferì a Parigi e quindi a Londra, dove morì in data imprecisata (Basso, 2016, pp. 552 s., 592).
Ritornato a Torino, nel 1736 Giovanni Battista assunse la direzione della Regia Cappella, che mantenne fino alla morte, e l’anno dopo quella del Regio Teatro, conservata fino al 1757. Rimasto vedovo nell’aprile del 1727, nel luglio del 1738 sposò Marianna Genoveffa Cavalleri di Groscavallo, vedova del referendario di Stato e senatore Gian Francesco Demarchi.
Morì a Torino il 14 agosto 1763 e fu seppellito nella Regia Cappella l’indomani. Un suo ritratto, copia di Gaetano Ottani da un originale di Carle Van Loo, è nel Museo della musica di Bologna.
Una volta inseritosi nell’ambiente parigino, Giovanni Battista Somis affidò la pubblicazione delle proprie musiche agli editori locali, fruendo dunque di un’ampia diffusione; furono 12 Sonate per violino e continuo op. IV (con la già citata dedica al cardinale Ottoboni, 1726), 6 Sonate a tre op. V (1733), 12 Sonate per violino e continuo op. VI (1734), 12 Sonate per violoncello e continuo (senza numero d’opera, 1738), 12 «ideali trattenimenti da camera» per due violini op. VII (1751 o poco dopo), 6 Sonate a tre op. VIII (1760 circa). Tuttavia la musica diffusa a stampa ne costituisce solo una piccola parte della produzione: in base al catalogo dell’archivio personale di Somis, il suo catalogo – di cui oggi si conosce solo una porzione limitata – doveva comprendere 165 Concerti (152 per violino, 3 per due violini, 3 per flauto, 2 per quattro strumenti, uno per oboe e 4 con trombe), sopravvissuti solo in minima parte, e 98 Sonate tra manoscritte e a stampa (75 per violino, 7 per violoncello, 3 per viola d’amore, 5 a quattro e 8 a tre, incluse le 6 dell’op. VIII). La produzione superstite conta inoltre due Sinfonie e un’unica composizione vocale, il mottetto Mundi splendidae catenae vanae pompae (Basso, 2016, pp. 549-551).
Giovanni Lorenzo nacque l’11 novembre 1688 a Torino, dove si formò con il padre. Come il fratello maggiore, prese parte alle celebrazioni palermitane del 1714. Fu poi a Bologna, dove trascorse i successivi otto anni dedicandosi al proprio perfezionamento. Ammesso nello stesso 1714 nell’Accademia filarmonica nella categoria degli strumentisti, studiò con Girolamo Nicolò Laurenti, violinista in S. Petronio. Coltivò inoltre studi di pittura, verosimilmente con Giovan Gioseffo Dal Sole (come suggerisce la presenza di due dipinti del pittore bolognese nella collezione del padre, Lorenzo Francesco Somis, passata poi allo stesso Giovanni Lorenzo: Basso, 1976, p. XXI).
Rientrato a Torino – probabilmente dopo una nuova permanenza a Palermo tra il 1722-23 e i primi mesi del 1724 –, come già il padre e il fratello entrò alle dipendenze della corte. Il 23 aprile 1724 fu assunto nella banda militare, l’8 gennaio 1732 nella Regia Cappella, dove restò fino al 1770. Alla carriera di musicista affiancò quella di pittore, dedito a decorazioni per numerose residenze sabaude e alla ritrattistica: effigiò musicisti quali il fratello Giovanni Battista, Antonio Lotti, Giacomo Antonio Perti, Giovanni Porta, Salvatore Lanzetti. Raccolse un’ampia collezione di dipinti, tra cui figurano lavori di Carle Van Loo, suo cognato (vedi oltre), e di Martin van Meytens, Alessandro Magnasco, Daniel Seyter, Giovan Gioseffo Dal Sole. Nel 1765 fu improvvidamente coinvolto in una diatriba ordita dall’abate Giambattista Fenoglio contro padre Giambattista Martini, sfociata in una polemica decennale (Basso, 2016, pp. 554, 596-607).
Morì a Torino il 29 novembre 1775, celibe. Un suo ritratto (Ottani da Van Loo) è nel Museo della musica di Bologna.
Giovanni Lorenzo pubblicò tre raccolte a stampa di Sonate: le 12 op. I (Roma 1722) e le 8 op. II (Parigi, circa 1735; edizione moderna a cura di M. Abbado, Milano 1976) per violino e basso continuo, le 6 op. III (Parigi, circa 1745) per due violini e basso continuo. Della sua produzione sopravvivono inoltre in manoscritto sette concerti e un’ouverture (Basso, 2016, pp. 558-560).
Cristina Antonia nacque a Torino il 14 agosto 1704. Pur non praticando mai la professione di musicista, fu una cantante di un certo nome: si esibì in contesti domestici, nei salotti di Torino e poi di Parigi. Nel 1733 sposò il pittore Carle Van Loo (1705-1765), nizzardo, con il quale si stabilì nella capitale francese e dal quale ebbe due figli, Marie-Rosalie (1741-1762) e César (1743-1821). Dotata di una voce non particolarmente robusta, a detta del Président de Brosses si distinse per la bellezza e la rotondità del timbro, e per la vivace espressività delle interpretazioni (de Brosses, 1798, p. 389).
Morì a Parigi il 12 aprile 1785. La sua morte segnò la fine della tradizione musicale nella famiglia Somis.
Degli altri fratelli, Prospero Martino aveva intrapreso la doppia carriera di violinista e pittore. Descritto come scialacquatore nel testamento paterno, nel gennaio del 1736 fu rinchiuso su istanza dei fratelli nel forte di Ceva, dove presumibilmente morì (Basso, 2016, p. 537; Baudi di Vesme, 1893, p. 358).
Carlo Francesco Ignazio Felice, secondogenito di Giovanni Battista, si distinse (seguendo le orme del nonno materno) nella medicina e nella biologia. Nel 1747 intraprese la carriera accademica presso l’ateneo torinese, dove insegnò istituzioni mediche e medicina teorica e pratica. Fu nominato medico di corte nel 1766, medico personale del re nel 1773, capo del protomedicato nel 1783. Nell’agosto del 1787 ricevette da Carlo Amedeo III l’investitura a conte di Chiavrie (l’attuale Caprie in Val di Susa). Morì nella sua villa di Cavoretto, presso Torino, il 25 giugno 1793.
La dinastia dei Somis si estinse con il conte Vittorio Giustiniano Somis di Chiavrie (Pinerolo, 25 ottobre 1836-Torino, 29 dicembre 1902) e le figlie nate dal matrimonio con Gabriella Beria (Torino, 26 aprile 1856-19?), Sabina (Nizza Mare, 14 aprile 1877-post 1933) e Leopoldina (188?-19?).
Fonti e Bibl.: Torino, Biblioteca civica centrale e Biblioteca della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino - Storia dell’arte, A. Manno, Il patriziato subalpino. Dizionario genealogico, XXVII (dattiloscritto), pp. 476 s. (http://www.vivant.it/pagine/patri.php, 10 settembre 2018); Ch. de Brosses, Lettre XIV et dernière, in Lettres historiques et critiques sur l’Italie, III, Paris 1798, pp. 382-398; G. Claretta, Adelaide di Savoia duchessa di Baviera e i suoi tempi, Torino 1877, pp. 134 s.; A. Baudi di Vesme, I Van Loo in Piemonte, in Archivio storico dell’arte, VI (1893), pp. 333-368; G. Fino, Un grande violinista torinese ed una famiglia di violinisti. Giovanni Battista S. 1686-1763, in Il Momento, Torino, 25-26 ottobre 1927; M.-T. Bouquet, Musique et musiciens à Turin de 1648 à 1775, Torino 1968; A. Basso, Notizie biografiche sulle famiglie S. e S. di Chiavrie, in Giovanni Battista S., Sonate da camera op. II, a cura di M. Abbado, Milano 1976, pp. VII-XXXIII; P. Cavallo, Fra le stirpi sonore di Pinerolo: i S. e i Pacotto, in Bollettino della Società storica pinerolese, s. 3, XVII (2000), pp. 219-228; M. Talbot, The Vivaldi compendium, Woodbridge 2011, p. 172; A. Basso, L’Eridano e la Dora festeggianti. La musica e gli spettacoli nella Torino di antico regime, Lucca 2016 (in partic. pp. 49 s., 294, 335-341, 383-385, 421 s., 537-561, 592; e ad ind.; con documentazione iconografica in CD ROM); L. Bianconi et al., I ritratti del Museo della Musica di Bologna da padre Martini al Liceo musicale, Firenze 2018, pp. 261-264.