somigliare (simigliare)
Nel significato fondamentale di " assomigliare ", " essere simile a qualcuno per caratteristiche fisiche o morali ", il verbo s'incontra, con costrutto intransitivo, in Rime XCI 81 Canzon mia bella, se tu mi somigli, / tu non sarai sdegnosa / tanto quanto a la tua bontà s'avvene, Vn XXIII 27 78 Vedi che sì desideroso vegno / d'esser de' tuoi, ch'io ti somiglio in fede, e XXIV 9 14 Amor mi disse: " Quell'è Primavera, / e quell'ha nome Amor, sì mi somiglia ".
Anche con la particella pronominale, in Cv II XIII 9 Dico che 'l cielo de la Luna con la Gramatica si somiglia; Pd XXVIII 101 Così veloci seguono i suoi vimi, / per somigliarsi al punto quanto ponno, e XXXII 86 la faccia che a Cristo / più si somiglia. Con valore reciproco, in Cv IV XXII 5 questo naturale appetito, che de la divina grazia surge... si mostra non dissimile a quello che pur da natura nudamente viene, ma con esso, sì come l'erbate quasi di diversi biadi, si simiglia. Vale " paragonare ", in XIV 21 la Rettorica... al terzo cielo è simigliata.
Con costrutto transitivo, in Rime CVI 23 Omo da sé vertù fatto ha lontana; / omo no, mala bestia ch'om simiglia, Cv II XIV 19 lo Cielo empireo per la sua pace simiglia la Divina Scienza, che piena è di tutta pace, e III Amor che ne la mente 50 (ripreso in III XIV 12) gentile è in donna ciò che in lei si trova, / e bello è tanto quanto lei simiglia. Il verbo, seguito da infinito sostantivato, ha la connotazione di " sembrare ", " parere ", in Pg XIV 138 ed ecco l'altra [la voce di Aglauro che grida un esempio d'invidia punita] con sì gran fracasso, / che somigliò tonar che tosto segua.
Compare frequentemente il participio presente, con valore di aggettivo, per " simile ": Rime LXXXIII 96 Al gran pianeto (la leggiadria) è tutta simigliante; Cv I VIII 5, XI 14, II IV 12, III X 8; If XXX 147 genti in simigliante piato; Pg I 35 Lunga la barba e di pel bianco mista / portava, a' suoi capelli simigliante; VI 149, XXV 97, Pd I 105. Nella forma del superlativo relativo, in Pd VII 75 l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, / ne la più somigliante è più vivace.
Il participio è sostantivato, con valore neutro di " la stessa cosa ", nella locuzione ‛ fare il somigliante ': cfr: Vn XXV 8 degno è lo dicitore per rima di fare lo somigliante; Pg II 78 mosse me a far lo somigliante; anche in Fiore LII 6 e CCII 10.