SOLVA (v. vol. IlI, p. 704, s.v. Flavia Solva)
) Il nome - senz'altro celtico - deriverebbe da quello del fiume Sülm (Solva = che cresce, che si ingrossa) che sfocia (a S del sito) nella Mur (Murus). Non si sa se vi sia stata continuità abitativa fra il periodo di La Tène e l'età imperiale romana.
Plinio (Nat. hist., III, 24, 146) riferisce che gli oppida della provincia del Noricum avrebbero posseduto lo statuto municipale, concesso dall'imperatore Claudio, mentre S. lo avrebbe ottenuto soltanto all'epoca di Vespasiano. La tarda acquisizione dello statuto municipale si deve imputare alla posizione marginale di S: rispetto alle principali vie di transito del Noricum (non è indicata, infatti, negli antichi itinerarî).
L'insediamento - che tra quelli dell'Austria romana è il meglio indagato - si trovava nel punto in cui la «Eisenstrasse» ( = la via del ferro), che conduceva da Celeia alla zona mineraria della Stiria superiore, attraversava la Mur. La città, la cui pianta si sviluppò ai tempi di Claudio, fu incendiata durante la guerra contro i Marcomanni; in seguito venne ricostruita e raggiunse la massima fioritura nel III sec.; risparmiata dalle invasioni nel IV sec., fu distrutta nel 400, ma poi di nuovo ricostruita, come hanno dimostrato scavi recenti. I reperti più tardi sono bullae in piombo dell'imperatore Macrino (450-457 d.C.). Successivamente la città venne abbandonata.
S. probabilmente ebbe uno sviluppo lento, ma consistente, dovuto al passaggio del fiume e alla posizione centrale in uno spazio abitativo chiuso.
Nonostante siano state effettuate ricerche sempre più approfondite, a tutt'oggi non sono stati rintracciati né il Capitolium né il Foro: ciò deve essere messo in relazione con la lenta crescita dell'insediamento e con la sua ritardata elevazione a municipium. Come nelle altre città del Noricum, anche a S. manca un muro di cinta, malgrado la pericolosità della sua posizione, dimostrata dalla duplice distruzione. La città, che era rifornita esclusivamente mediante pozzi, era priva di condutture per l'acqua corrente e di canali di scarico. La larghezza delle strade oscillava tra i 16 e i 22 m, e in alcuni tratti stradali i marciapiedi erano coperti da tettoie per le botteghe. I singoli isolati presentavano diseguali dimensioni e l'arredamento delle case diveniva più semplice procedendo dal centro verso la periferia. A SO della città si trovava l'unico anfiteatro del Noricum, un impianto di m 150 x 50, affondato in una conca, le cui strutture dovevano essere state in gran parte di legno. Presso la porta Ν si trovava un santuario della Nemesis Augusta. Delle necropoli si sa soltanto che i campi con le tombe a tumulo arrivavano vicino alla città, e che lungo la strada di principale comunicazione si trovavano lussuosi monumenti funerarî.
Uno dei più importanti ritrovamenti del sito centrale è il rescriptum dell'imperatore Settimio Severo datato al 14 ottobre 205 e riguardante i privilegi del collegium centonariorum, la cui lista di 93 nomi comprende 42 cittadini romani, 45 peregrini, nessun liberto e non più di 14 nomi celtici. La via principale che attraversava la zona era la già ricordata «Eisenstrasse», che correva lungo la Mur fino a Poedicum (Bruck/Mur), dove si trovava un posto di guardia di beneficiarii. Il suo percorso è stato ricostruito nel bacino di Leibnitz e di Graz grazie a saggi di scavo, alla presenza di pietre miliari (sul Kugelstein presso Deutschfeistritz a 40 miglia da S.), e anche sulla base del successivo tracciato medievale. Il terreno fertile e il clima assai favorevole permisero alla popolazione di mantenere stabili condizioni di vita. Anche se la zona dove era concentrata l'industria mineraria della Stiria superiore probabilmente non appartenne alla regione, il trasporto e forse anche l'ulteriore lavorazione del metallo costituirono una notevole fonte di reddito. Lo stesso si può dire anche delle cave di pietra nell'Oswaldgraben ai piedi del Gleinalm: pietra di prima qualità utilizzata per rilievi e sculture. Questo spiega in parte l'eccellente livello della decorazione di alcune ville: la più grande, con i suoi 100 x 160 m di estensione, si trovava a Forst, vicino alla «Eisenstrasse», a S di Graz. Meglio indagata è stata però un'altra grande villa, quella di Löffelbach presso Hartberg: la sala delle udienze, aggiunta in un secondo momento, sembra ricordare quella di Piazza Armerina. Altre villae rusticae sono conosciute a Bergla, Gross St. Florian, Grünau, Hirnsdorf, Retznei, St. Johann am Vogau, Strassen- gel, ecc. A Gleisdorf si trovava un vicus che probabilmente fu dotato anche di un proprio teatro. Vennero utilizzate le fonti termali di Bad Gleichenberg, ma anche le grotte nel Murtal centrale.
Tra i santuarî si trova al primo posto il Frauenberg presso Leibnitz; sulla cima di questa altura è stato scoperto un luogo sacro circondato da mura, con un tempio dedicato forse a Iside. Sul Kugelstein presso Deutschfeistritz, attraverso cui passava la «Eisenstrasse», è stato scoperto un santuario dedicato a Eracle e a Victoria Augusta. Atipica è la serie delle c.d. divinità locali, di cui noi conosciamo solo, attraverso iscrizioni, lo Iupiter Uxlemitanus sull'altura di Königsberg a Brunn presso Fehring (III sec.), lo Iupiter Arubianus da Rein, e Mars Latobius dalla stessa città di S., e inoltre Marmogius, Toutates, Sinates, Magetius.
A S. stessa si incontra due volte Nemesis (per la presenza dell'anfiteatro) e una sola volta le Quadrubiae mentre nell'intero territorio mancano sia Beleno, Mercurio e le rappresentazioni figurate delle divinità locali, sia tracce del Cristianesimo.
La stretta interdipendenza tra i sobborghi e la zona rurale si può ben riconoscere dalla distribuzione dei monumenti ufficiali: i magistrati municipali ricevevano nelle città iscrizioni onorarie e innalzavano i loro monumenti funerari prevalentemente in ambito rurale.
Alle famiglie più influenti di S. appartengono gli Annii, gli Attii, i Cassii, i Pompeii, i Sacretii, e i Turbonii.
Per la sua originale e produttiva officina di artigiani S. assume un ruolo importante nell'ambito dell'arte provinciale romana, e se ne trovano testimonianze nel museo all'aperto nel castello di Seggau presso Leibnitz, nel Lapidarium del Castello di Eggenberg a Graz e in numerosi luoghi della Stiria. Si tratta prevalentemente di arte funeraria che dalla fine del I sec. d.C. arriva fino alla metà del III sec. d.C. Essa si caratterizza per la sua notevole qualità artistica, per la rappresentazione di molte scene a carattere mitologico talvolta insolite e per una persistente conservazione del costume femminile locale, mentre la zona rurale rimaneva completamente arretrata rispetto al centro abitato.
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