sollicito (solicito; in alcuni codici anche sollecito; per l'alternanza -i/-e, v. Petrocchi, Introduzione 426; per la scempia, p. 447)
L'aggettivo conserva significati prossimi a quelli latini (" premuroso ", " ansioso ") in Cv I X 10 La gelosia de l'amico fa l'uomo sollicito a lunga provedenza: " Questo zelo rende l'uomo... premuroso a premunir l'amico dei mali prevedibili nel futuro, anche lontano " (Busnelli-Vandelli); cfr. Tomm. Sum. theol. I II 28 4c " Et secundum hoc, aliquis dicitur zelare pro amico, quando, si qua dicuntur vel fiunt contra bonum amici, homo repellere studet ".
Si veda inoltre III VIII 2 " ... quelle cose che Dio ti comandò, pensa, e in più sue opere non sie curioso ", cioè sollicito, traduzione da Ecli. 3, 22: s. spiega " curiosus ", cioè ansioso di conoscere più a fondo le ragioni dell'operato divino (cfr. Paul. Philipp. 4, 6 " Nihil solliciti sitis ", che s. Tommaso spiega [Comm. ad Philipp. IV lect. I] per " superfluam sollicitudinem " o " anxietatem animi "); IV XI 11 rade volte sofficientemente quivi lo buono è sollicito, dove la ‛ sollecitudine ' s'intende volta al procacciarsi ricchezze; e infine, con riferimento alla vita attiva, opposta alla contemplativa: Marta, Marta, sollicita se' (XVII 10), traduzione da Luc. 10, 41.
Con valore avverbiale, s. vale " con prontezza ", " senza indugio ", in Pg VI 134 il popol tuo solicito risponde / sanza chiamare, e grida: " I' mi sobbarco! ", con allusione all'improntitudine e alla leggerezza dei Fiorentini nel sollecitare e nell'assumere incarichi politici.