sollazzo
La parola provenzale solatz esprime stati d'animo e comportamenti propri della concezione della vita cortese. S'intende con s. una letizia, una gioia, che va dalla pienezza di vita dell'amore corrisposto al giuoco e all'intrattenimento mondano di dame e cavalieri, nell'ambito di un'ideale compostezza.
In Rime LXXXIII 89, s. è inteso come uno dei tre cardini della leggiadra virtù della vita cortese: Sollazzo è che convene / con esso Amore e l'opera perfetta: / da questo terzo [" terzetto "] retta / è vera leggiadria e in esser dura: " V'è una forma di piacere tale che si trova in concomitanza " (Contini) con Amore e con la pratica attuazione delle virtù morali; ma la costruzione può subire un diverso ordinamento, sottintendendo il soggetto ‛ leggiadria ': " La leggiadria è sollazzo che si congiunge con Amore e opera perfetta " (Barbi-Pernicone); similmente il Gardner, che interpreta per di più perfetta come verbo, che regge per oggetto opera: e allora il terzetto viene a essere composto da Virtù, Sollazzo e Amore.
Appare ancor più evidente la graduale attrazione del concetto cavalleresco verso il polo della virtù morale nella coerente rielaborazione aristotelico-tomistica di Cv IV XVII 6 La decima [virtù morale] si è chiamata Eutrapelia, la quale modera noi ne li sollazzi facendo, quelli usando debitamente, mentre c'intratteniamo nelle conversazioni, nei piaceri e nelle relazioni mondane, in quanto per essa ci conteniamo con misura nell'ambito della convenienza; cfr. s. Tommaso (Sum. theol. II II 168 2c): " Et ideo circa ludos potest esse aliqua virtus, quam Philosophus eutrapeliam nominat. Et dicitur aliquis eutrapelus a bona versione: quia scilicet bene convertit aliqua dicta vel facta in solatium. Et inquantum per hanc virtutem homo refrenatur ab immoderantia ludorum, sub modestia continetur ".
In Fiore CXLIX 4, come in CLI 5 Ogni sollazzo m'è oggi lontano, appare evidente l'allusione al piacere amoroso. In LXXIX 7, il s. è personificato, come componente della baronia d'Amore (cfr. LXXVIII 13).
Si ritorna a significati vicini all'etimo latino, " consolazione ", " diletto ", " gioia spirituale ", in Pg XXIII 72 io dico pena, e dovria dir sollazzo, con la quale antitesi Forese manifesta il soddisfacimento della volontà di espiazione dei golosi, che trasforma in gioia il tormento della fame e della sete alla vista degli alberi nella sesta cornice del Purgatorio.
Bibl. - E.G. Gardner, Notes on the Lyrical Poetry of D., in " The Modern Language Review " XIX (1924) 306-314, XX (1925) 331; B. Migliorini, Storia della lingua Italiana, Firenze 1960, 137; A. Vallone, " Baldanza " - " Baldezza " dai Siciliani a D., in Atti del Convegno di Studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 314-318 (rist. in Ricerche dantesche, Lecce 1967, 51-73).