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SOLIMENA, Francesco, detto l'Abate Ciccio

di Alfonso De Romanis - Enciclopedia Italiana (1936)
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SOLIMENA, Francesco, detto l'Abate Ciccio

Alfonso De Romanis

Pittore, nato a Canale borgata del comune di Serino nel 1657, morto nella sua villa di Barra presso Napoli nel 1747. Allievo dapprima di suo padre Angelo (seguace del Giordano), fu poi da questi inviato, nel 1774, all'accademia di pittura che Francesco de Maria, convinto e tardivo seguace della scuola bolognese, aveva fondato a Napoli. E fu certo dall'insegnamento di lui che il S. fu portato ad una particolare predilezione per il Maratti. Ma il De Maria era stato attratto dal vigore dei saggi lasciati da Mattia Preti a Napoli. Per il suo temperamento il De Maria rimaneva lontano da Mattia Preti, come Angelo S. dal Giordano; ma è certo che i suoi primi maestri valsero ad additare al giovane Francesco i suoi veri maestri d'elezione: il Giordano, con tutto ciò che s'era in lui tradotto del barocco di Pietro da Cortona, e con la sua decisa orientazione verso il colorismo di Paolo Veronese; il Preti, con la ricchezza degli elementi emiliani e veneti elaborati nella sua pittura, e immersi nella drammatica intensità d'un luminismo di origine caravaggesca. Il S. s'appigliò soprattutto a quelle ripetute coincidenze di piani prospettici e piani luminosi, che diedero fondamento alle composizioni del pittore calabrese; ma le astrasse da precisabili condizioni luministiche ambientali, e le inserì, campate in aria, nei vasti macchinarî scenografici suggeriti da Pietro da Cortona e dal Giordano. Su tali dati fondamentali egli andò sviluppando con magnificenza di retorica la sua vivace estrosità decorativa e la sua inesauribile bravura. Al principio del penultimo decennio del Seicento, lo stile decorativo settecentesco s'era di già determinato coi suoi caratteri specifici napoletani negli affreschi del S. in S. Maria Donnaregina. Nel 1689 si palesò compiutamente, in piena letizia di colore, negli affreschi della sagrestia di S. Paolo Maggiore a Napoli, che costituirono la prima grande opera del nostro artista e la ragione iniziale della sua fortuna. Il decennale soggiorno spagnolo del Giordano (1692-1702), e la sua morte, favorirono l'assolutezza di dominio che il S. andò acquistando nel campo artistico napoletano, mentre il soffitto della sagrestia di S. Domenico e il grandioso affresco della cacciata di Eliodoro al Gesù Nuovo, esattamente rivelarono la qualità del suo stile e della sua potenza.

Egli ebbe vivissimo il gusto dell'insegnamento; e intorno alla sua attività lasciò prosperare una scuola numerosissima, nella quale preferiva accogliere giovinetti da educare ai suoi principî fin dall'inizio del loro tirocinio. È da notare inoltre, ehe il dominio del S. (del quale era strumento sicurissimo la scuola) non fu limitato alla pittura. Negli altri campi dell'arte Napoli non ebbe, nel suo tempo, artisti di eguale levatura; e la stretta unità di stile, l'uniformità di gusto che tutte le arti manifestarono nel Settecento, favorì l'affermazione della sua personalità come maestro di tutte le arti, benché praticamente esercitasse soltanto la pittura. La decisa subordinazione dell'arte pittorica alle forme e ai fini dell'architettura contemporanea, indusse il S. a farsi inventore o rielaboratore di forme e decorazioni architettoniche barocche. Non fu costruttore; si limitò al disegno. Ma Napoli, prima dell'avvento di Luigi Vanvitelli, ebbe un'architettura solimenesca, rappresentata dal Nauclerio, dal Sanfelice e da Domenico Vaccaro. D'altra parte, il carattere delle invenzioni figurative del S. si ritrova nella scultura settecentesca napoletana, precisandosi nelle opere di Nicola e Domenico Vaccaro, di Francesco Celebrano, di Giuseppe Sanmartino. Allo stesso influsso solimenesco si potrà connettere il carattere assunto dalle composizioni presepiali a Napoli, per le quali lavorarono appunto gli scultori su citati (ad eccezione di Domenico Vaccaro) prima che sorgessero plasticatori specializzati per figurette da presepe.

Bibl.: B. De Dominici, Vite de' pittori, ecc., III, Napoli 1745, pp. 579-726; e per gli studî varî: G. Ceci, BIbl. per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, nuova edizione, ivi 1934.

Vedi anche
Domenico Antonio Vaccaro Scultore, architetto e pittore (Napoli 1678 - ivi 1745). Allievo del padre Lorenzo e di F. Solimena, importante esponente del tardo Barocco napoletano, in pittura operò una sintesi tra Solimena e L. Giordano, evidente nei cicli decorativi (volta di S. Maria di Monte Vergine, 1728). È autore di S. Maria ... Ferdinando Sanfelice Architetto e pittore (Napoli 1675 - ivi 1748). Allievo di F. Solimena, poco rimane della sua attività pittorica mentre più nota e felice è quella di architetto, svolta prevalentemente a Napoli. Dei numerosi apparati effimeri, realizzati a partire dal 1702, rimangono numerosi disegni e incisioni che mostrano ... Francesco Celebrano Pittore e scultore (Napoli 1729 - ivi 1814). Formatosi alla scuola del Solimena, attraverso le esperienze di F. De Mura e C. Giaquinto giunse a un cromatismo più chiaro e luminoso (Cristo Redentore e santi, 1753, Aversa, S. Domenico; Assunta, 1773, Napoli, chiesa dello Spirito Santo, ecc.). Come scultore, ... Napoli Comune della Campania (117,3 km2 con 973.132 ab. nel 2008, detti Napoletani; 3.100.000 ab. considerando l’intera agglomerazione urbana), capoluogo di provincia e di regione. ● Il centro più notevole del Mezzogiorno d’Italia per ampiezza demografica, tradizioni storiche e rilevanza dell’apparato economico, ...
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    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)
    Fiorella Sricchia Santoro ‒ Nacque a Canale, frazione di Serino (Avellino), il 4 ottobre 1657, da Angelo, pittore, e da Marta Grisignano dei quali fu il figlio primogenito. Secondo il suo principale e devoto biografo, Bernardo De Dominici (1742-1745 circa, 2008), entrato in confidenza con l’ormai anziano ...
  • Solimèna, Francesco, detto l'Abate Ciccio
    Enciclopedia on line
    Pittore (Canale, Serino, 1657 - Barra, Napoli, 1747). Allievo di suo padre Angelo, nel 1674 si trasferì a Napoli dove studiò con F. De Maria. Determinante per la sua formazione fu la lezione di L. Giordano, che successivamente S. rinnovò attraverso lo studio di M. Preti, G. Lanfranco, P. da Cortona; ...
Vocabolario
cicca
cicca s. f. [dal fr. chique, der. di chiquer «ciccare»]. – 1. a. Mozzicone, avanzo di sigaro o di sigaretta fumata: buttare via la c.; raccattare le cicche. b. Pezzettino di sigaro che alcuni hanno abitudine di masticare (v. ciccare); per...
cìccia
ciccia cìccia s. f. [lat. *isicia, da insicium, insicia «salsiccia», rifatto nella lingua infantile] (pl., raro, -ce), fam. – Carne d’animale macellato o anche la sola polpa (in contrapp. all’osso); detto da bambini o parlando con essi,...
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