SOLFERINO (A. T., 24-25-26)
Paese e comune della provincia di Mantova, dalla qual città il paese dista 35 km. verso NO. Esso sorge a 125 m. s. m. sopra un ripiano posto al margine della cerchia perimetrale esterna dell'anfiteatro morenico, e a questa posizione rispetto alla pianura pedemontana deve la sua importanza strategica. Il territorio comunale (13,05 kmq.) è quasi tutto compreso entro le formazioni moreniche recenti dell'anfiteatro benacense. La popolazione era di 1968 ab. nel 1931.
La battaglia di Solferino. - Fu combattuta il 24 giugno 1859 fra l'esercito francese agli ordini di Napoleone III e l'esercito austriaco comandata da Francesco Giuseppe, mentre una contemporanea battaglia si svolgeva più a nord fra l'esercito piemontese e una parte dell'esercito austriaco (v. san martino della battaglia).
La ritirata dell'esercito austriaco dietro la linea del Mincio ordinata dal comando in capo il 20 giugno, rivelava indubbiamente timidezza di comando, appena mascherata dallo scopo dichiarato di attendere al riparo di questo fiume l'arrivo di rinforzi, similmente a quanto il Radetzky aveva operato nel 1848. Si sarebbero, nel frattempo, respinti gli eventuali attacchi dei Franco-Sardi sulla linea del Mincio, per riprender poi l'offensiva, a rinforzi giunti.
Ma l'imperatore Francesco Giuseppe, organizzato l'esercito in due armate e assuntone il supremo comando, ritenne invece necessario conferire senz'altro alle operazioni maggior vigoria. Di più gli giunse notizia che un corpo misto francese e italiano (esageratamente valutato a 60.000 uomini) muoveva dalla Toscana attraverso l'Appennino verso il Mantovano per manovrare sul fianco sinistro dell'esercito austriaco. Tutto ciò indusse l'imperatore a prescrivere il ripassaggio a occidente del Mincio, per ricercare una battaglia decisiva, sulla linea del Chiese (che sapeva occupata dagli avversarî) prima che la situazione strategica generale peggiorasse. La sera del 22 giugno gli ordini particolari per questa operazione furono impartiti. L'attacco doveva effettuarsi la mattina del 24.
L'occupazione austriaca di forti punti tattici sulla riva occidentale del Mincio fu rilevata il 23 giugno dal comando supremo dei Franco-Sardi; ma si escluse che potesse trattarsi di una massa importante dell'esercito avversario, non potendosi ammettere che in quattro giorni e senza apparenti giustificazioni si facessero passare e ripassare più corpi d'armata da una riva all'altra di un fiume inguadabile, per finire con accettar battaglia con lo stesso fiume alle spalle. Di ciò convinto, il comando alleato decise di riprendere l'avanzata generale il mattino del 24; l'esercito piemontese a sinistra nella regione della piazza di Peschiera, l'esercito francese a destra nella direzione delle colline centrali e meridionali dell'anfiteatro morenico del Garda.
In particolare, per il settore francese che interessa la battaglia di Solferino, Napoleone aveva disposto che il I corpo (Baraguay d'Hilliers) da Esenta si dirigesse su Solferino; il II corpo (Mac-Mahon) da Castiglione delle Stiviere su Cavriana, mentre a Castiglione delle Stiviere sarebbe avanzata la guardia imperiale (Regnault de Saint-Jean-d'Angély) partendo da Montichiari; il III corpo (Canrobert) da Mezzana per Castel Goffredo su Medole; il IV corpo (Niel) da Carpenedolo su Guidizzolo.
Dalle citate previsioni e dai citati concetti operativi derivò una battaglia nel terreno intermedio fra Chiese e Mincio, in effetto impegnatasi di sorpresa per l'uno e l'altro dei due avversarî (ciascuno dei quali riteneva che l'altro rimanesse sulle difese), e il cui svolgimento può dividersi in due fasi: la prima, che durò fino a mezzogiorno, dominata dall'incertezza della situazione e perciò a svolgimento mal coordinato; la seconda meglio organizzata dall'intervento dei due comandi supremi, ormai consci della situazione e col concorso di tutte le forze disponibili sul terreno della lotta, alcune delle quali agirono d'iniziativa dove gli ordini fecero difetto.
Prima fase. - L'avanzata dei Francesi venne iniziata, in base agli ordini impartiti dal comando, verso le ore 3 del mattino del 24 giugno. Le truppe del I corpo d'armata si incontrarono dopo circa tre ore di marcia col V corpo austriaco nella zona a nord-ovest di Solferino. Gli Austriaci resistettero per tutta la mattinata ai reiterati e violenti attacchi dei Francesi. Sulla destra del I corpo le truppe del maresciallo Mac-Mahon (11 corpo) si scontrarono con gli Austriaci nei pressi di Cà Morino, mettendoli in fuga dopo aspro combattimento. Poi il Mac-Mahon procedette dopo aver stabilito il necessario collegamento con le truppe del IV corpo operante alla sua destra. L'avanzata del Mac-Mahon fu però perturbata dall'impetuosa azione di alcuni squadroni nemici, che caricando si spinsero addentro allo schieramento francese, ma, non sostenuti, dovettero in breve ripiegare.
Più a sud, il corpo del maresciallo Niel (IV), occupata Medole, si era diretto verso Guidizzolo. A Rebecco il Niel era entrato in contatto coi corpi austriaci IX e III, che reagirono con una decisa manovra di avvolgimento. La minaccia apparve molto grave e il Niel chiese al Canrobert (III corpo) di sostenerlo. Ma questo maresciallo era stato avvertito il mattino dallo stesso Napoleone III di tenersi in guardia sulla propria destra, essendosi in quella direzione segnalata una forte colonna nemica, in marcia da Mantova verso il basso Chiese. Tuttavia il Canrobert inviò al Niel una brigata.
Data la violenta azione austriaca questo aiuto apparve scarso; ma il Niel riuscì egualmente a resistere.
Seconda fase. - Avvedutosi che fra la 1ª e la 2ª armata austriaca si era formato un largo intervallo, il comando supremo francese decise verso mezzogiorno di approfittarne per un'azione di sfondamento. A tale intento la Guardia ebbe ordine di concorrere col I corpo all'attacco di Solferino e il II corpo di convergere a sinistra per attaccare da sud le limitrofe posizioni di San Cassiano-Castel Monte. L'attacco a Solferino fu eseguito con foga eroica. La fortissima posizione cadde in mano ai Francesi verso le ore 14. Ciò indusse a ritirata precipitosa il V corpo austriaco; e il I, che era da poco giunto sul luogo, fu letteralmente travolto dai fuggenti.
Verso la stessa ora nei pressi di San Cassiano si svolgeva un violento combattimento fra il VII austriaco (gen. Zobel) e il II francese. Il maresciallo Mac-Mahon, col soccorso della Guardia, riuscì a ributtare i nemici su Cavriana. La perdita di Solferino e l'insuccesso di San Cassiano indussero l'imperatore Francesco Giuseppe a ordinare la ritirata dell'intera seconda armata. La situazione divenne critica e si ridussero al minimo le probabilità della 1ª armata austriaca (nel piano) di contromanovrare con successo contro il fianco destro francese. A ciò valse altresì la valorosa resistenza opposta da quella parte dal IV corpo francese, sostenuto ormai da due divisioni del III che costrinsero il nemico (III e IX corpo) a ritirarsi verso il Mincio, sotto la protezione dell'XI corpo.
In conseguenza dello scacco subito anche sulla sinistra, l'imperatore Francesco Giuseppe ordinò verso le ore 16 la ritirata generale, protetta dal VII corpo in posizione a Cavriana.
Così terminò la battaglia di Solferino combattuta fra circa 80.000 Francesi con 240 pezzi di artiglieria e 90.000 imperiali con 309 pezzi. I Francesi perdettero circa 11.500 uomini fra morti e feriti; gli Austriaci. circa 21.500.