SOLFATARA
. Le esalazioni dei vulcani variano di composizione con l'abbassamento della temperatura e spesso durano lungo tempo dopo l'ultima eruzione dando luogo a quella fase postvulcanica detta solfatariana e caratterizzata dall'azione disgregante che esercita sulle rocce precedentemente eruttate il vapore acqueo misto ad altri gas vulcanici. Ne risulta una materia biancastra contenente silice, caolino, gesso e solfati d'allume, di sodio e di potassio e di altre basi. Alla solfatara di Pozzuoli e all'isola di Vulcano (Eolie) sono le trachiti e i tufi trachitici trasformati fino a notevole profondità. Da esse un tempo si ricavava l'allume con procedimenti speciali. Il nome di Colles leucogei, dato dai Romani alle colline che circondano il cratere quiescente della solfatara di Pozzuoli, allude appunto alla terra bianca che risulta dalla lenta azione disgregante del vapore acqueo ricco di gas solforosi sulle trachiti. L'ultima emissione di lava dalla solfatara di Pozzuoli avvenne nel sec. XIV. La sua temperatura è oscillante e intorno al massimo di 150° circa. La bocca della solfatara che si trova verso l'angolo SE. manda vapore acqueo con anidride carbonica e idrogeno solforato. S. Breislak calcolò che in un giorno si condensano da 18 a 20 metri cubi di acqua. L'attività solfatariana si presenta in tutti i vulcani finché sono in quiescenza.