SOLESMES
. Abbazia benedettina situata nel dipartimento della Sarthe, in Francia. Sorse verso la metà del sec. XIX sugli avanzi di un antico monastero fondato nel 1010 da Geoffrey, signore di Sablé, e quasi distrutto durante la guerra dei Cento anni, ma restaurato sulla fine del sec. XV. Al tempo della soppressione degli ordini monastici ordinata dall'Assemblea costituente esso cadde in possesso di privati e nel 1833, posto in vendita, fu acquistato da un giovane padre benedettino, Prosper Guéranger, che ne curò il restauro. Nel 1837 papa Gregorio XVI elevava Solesmes alla dignità di abbazia, conferendo al Guéranger il titolo di abate, e nel medesimo tempo la faceva centro principale della nuova congregazione di Francia. Nel 1903, in seguito all'espulsione degli ordini religiosi e alla secolarizzazione dei conventi deliberata dal governo francese, i monaci di Solesmes si trasferirono nell'isola di Wight a Quarr Abbey.
Nella chiesa non si ritrova più che qualche particolare del sec. XI; invece essa conserva un magnifico gruppo marmoreo, datato sicuramente dal 1496, con la Deposizione nel sepolcro, testimonianza della vitalità che conservava l'arte medievale alla fine del sec. XV: opera molto discussa, ma nella quale non sembra si possa riconoscere la scuola di Michel Colombe.
La storia dell'abbazia di Solesmes è intimamente legata al movimento di riforma del canto gregoriano e al ripristino delle sacre tradizioni liturgiche in Francia.
Dom Guéranger volle che la sua congregazione partecipasse agli studî intrapresi dai musicologi con criterî puramente scientifici, dando già un forte impulso al movimento con il preparare egli stesso i libri di canto occorrenti ai suoi monaci. Il risultato ottenuto destò il più vivo interesse degli studiosi, e nel 1860 al congresso musicale di Parigi, posta la questione del canto gregoriano, questa veniva risoluta, per quanto riguardava specialmente i principî di esecuzione, secondo una memoria presentata sull'argomento dal can. Goutier di Mans. Questi riconosceva come dom Guéranger avesse saputo dare nel suo monastero alle melodie gregoriane un accento e un ritmo fino allora insospettati. Lo stesso can. Goutier pubblicava una Méthode raisonnée de plain-chant secondo le direttive e con l'approvazione di dom Guéranger.
Tuttavia l'argomento richiedeva a questo punto un approfondimento più largo e più scrupoloso e dom Guéranger incaricò delle nuove ricerche il suo discepolo dom Joseph Pothier che, con la collaborazione di dom Paul Jausion e di altri confratelli, dedicò circa venti anni all'esame comparato dei codici e dei trattati di diverse epoche, specialmente dal sec. IX al XVI, pubblicando infine l'opera rimasta fondamentale: Les mélodies grégoriennes (1880). A dom Pothier spetta il merito di avere scoperto e precisato la lettura e l'interpretazione degli antichi neumi, fissando per la prima volta la funzione dell'accento latino e del fraseggio nella melodia liturgica e dando inoltre impulso a una scienza quasi nuova, la paleografia musicale. Sotto la sua direzione furono stampati i libri corali per la prima volta in conformità dei manoscritti, donde le cosiddette "edizioni di Solesmes".
Nel 1888 ebbe inizio la pubblicazione dell'opera, veramente imponente, La paléographie musicale per iniziativa di dom André Mocquereau (uno dei primi allievi di dom Pothier) che ne fu il redattore principale. Con essa si intese dare una base solidamente scientifica agli studî sulla notazione neumatica e sul canto gregoriano. Quest'opera infatti, divisa in più tomi, offre la riproduzione fotografica dei più antichi manoscritti accanto alla loro trascrizione in notazione quadrata, ampiamente giustificata e discussa, al lume della critica più severa, in una parte di testo dedicata a chiarire il risultato del grandioso lavoro dei benedettini solesmensi e a precisare il metodo necessario per decifrare i manoscritti riprodotti.
Il piano generale della pubblicazione, che è giunta al tomo XIII, fu tracciato dallo stesso dom Pothier. Ma dal tomo III in poi la direzione integrale dell'opera passò a dom Mocquereau, il quale, attraverso le sue minuziose ricerche, vi portò un contributo troppo personale, specie per quanto concerne la teoria ritmica, creando gravi divergenze nel mondo dei gregorianisti. Alle controversie che ne seguirono pose fine, per quanto riguardava la pratica liturgica, papa Pio X che nel 1904 nominò una commissione internazionale, presieduta da dom Pothier, incaricandola di apprestare l'Edizione vaticana dei libri corali sulla base delle ultime edizioni di Solesmes pubblicate da dom Pothier nel 1895; il che significava un riconoscimento ufficiale e definitivo del lavoro poderoso compiuto dalla scuola di Solesmes.
Il merito essenziale di questa scuola consiste nell'avere non solo restituito integralmente al canto della Chiesa latina la sua lezione originale, liberandola dalle contaminazioni e dalle arbitrarie alterazioni compiutesi nel tempo della sua decadenza, e cioè dalla fine del sec. XVI al principio del XIX, ma anche di avere determinato con profonda e geniale intuizione, se pure non del tutto in maniera definitiva dal punto di vista storico-scientifico, l'interpretazione ritmica del canto stesso, problema questo della più alta importanza, dalla cui soluzione dipende la possibilità di un sicuro giudizio sul valore estetico delle melodie. La teoria ritmica solesmense, inizialmente fissata da dom Pothier nella sua opera Les mélodies grégoriennes e proseguita e approfondita da dom Mocquereau nella Paléographie, sostiene che il ritmo proprio delle melodie gregoriane è quello determinato dalla successione degli accenti della parola, un ritmo libero, quindi, fondato sulla declamazione e che aderisce intimamente alle inflessioni del discorso con i suoi abbassamenti e innalzamenti e che perciò viene detto "oratorio". Ne risulta che ciascun suono assume normalmente un valore di durata uguale all'altro.
Partendo da questa premessa, gli studî benedettini si approfondirono nelle analisi sino a dare in tutta la sua organicità la teoria del ritmo gregoriano attraverso: lo studio della lingua latina e della sua ritmica in relazione alle melodie; l'esame comparato dei rapporti del testo con la melodia e delle loro influenze reciproche; l'analisi sulla struttura delle frasi, le loro forme e le loro cadenze; l'accento latino, elemento generatore fondamentale del ritmo oratorio, studiato sulle composizioni dei maggiori polifonisti; i diversi elementi del ritmo, arsi e tesi, e loro influenza e relazioni reciproche, tempo debole e tempo forte; il periodo, la frase, l'inciso nei loro legami e nelle proprie caratteristiche; infine il ritmo analizzato nel suo procedere attraverso i suoi movimenti binarî e ternarî. Particolarmente importante è in proposito il VII volume della Paléographie, che può dirsi il trattato più ampio e più solido sul ritmo gregoriano.
Nel campo scientifico il problema ritmico rimane peraltro ancora oggetto di studio e le numerose controversie mostrano che si è ancora lungi dall'aver raggiunto dei risultati positivi. La scuola di Solesmes ha trovato tenaci oppositori oltre che fuori di essa - come in P. Wagner, che sostiene la tesi quantitativa, e nella scuola dei gesuiti, rappresentante il punto di vista mensuralistico, che ha in A. Dechevrens il suo più dotto sostenitore - anche nel suo seno stesso, come dimostrano gli studî di dom Jules Jeannin.
I monaci solesmensi non limitarono la loro attività alla sola trattazione scientifica, ma, oltre che a curare le edizioni di canto dapprima nella propria tipografia fondata da dom Schmitt e poi presso gli editori Descleé e C., istituirono una vera e propria scuola di canto corale, divenuta celebre, ove, al lume dell'esperienza viva e cosciente, provarono la solidità della loro dottrina. Presso "La voce del padrone" recentemente essi hanno pubblicato una serie di 12 dischi allo scopo di diffondere e di agevolare la retta esecuzione del canto gregoriano.
Bibl.: P. Guéranger, Essai historique sur l'Abbaye de Solesmes, Le Mans 1846; J. B. Pitra, Spicilegium Solesmense, Parigi 1852-60; C. Bellaigue, À l'Abbaye de Solesmes, in Revue de Deux Mondes, novembre 1898; L. David, Les grandes abbayes de l'occident, Lille 1907; N. Rousseau, L'école grégorienne de Solesmes, Tournai 1911; A. Gastoué, L'art grégorien, Parigi 1920; R. Agrain, La musique religieuse, ivi 1929.
Sull'interpretazione ritmica del canto gregoriano, cfr. per la teoria di Solesmes: Dom Pothier, Les mélodies grégoriennes, 1880; Dom Mocquereau, Le nombre musical grégorien, 1908, e gli studî apparsi nella Paléographie musicale, particolarmente l'Introduction générale (I), De l'influence de l'accent tonique et du cursus sur la structure mélodique et rythmique de la phrase grégorienne (III, 7 e 78), Du rôle et de la place de l'accent tonique latin dans le rythme grégorien (VII, 19 e 344).
Per le teorie diverse, cfr.: G. Houdard, Le rythme du chant dit grégorien d'après la notation neumatique, Parigi 1897; A. Dechevrens, Études de science musicale, ivi 1898; id., Les vraies mélodies grégoriennes, 1902; P. Wagner, Ursprung und Entwicklung des liturgischen Gesangs, Friburgo 1902; H. Riemann, Handbuch der Musikgeschichte, Lipsia 1905; Dom Jeannin, Études sur le rythme grégorien, 1926; id., Il ritmo gregoriano, in Riv. mus. ital., XX; id., Il mensuralismo gregoriano, ibid., XXVIII, XXIX e XXX.