sogno
Insieme di attività emergenti durante lo stato di sonno, caratterizzate da fenomeni percettivi di varia natura, associati a emozioni e pensieri riguardanti fatti, luoghi e persone. Il s. si attiva in partic. nella fase del sonno REM (➔).
A tutt’oggi non è ancora stato ben chiarito il significato profondo del perché si sogna. In psicoanalisi, S. Freud parla di un « appagamento mascherato e allucinato di un desiderio inconscio represso», trovando similitudini tra i s. a occhi aperti (quali le fantasticherie di alcune nevrosi isteriche) e quelli notturni. C.G. Jung, invece, allarga il concetto di s., leggendolo come tentativo autonomo dell’inconscio di operare una compensazione e un riequilibrio tra le diverse rappresentazioni simboliche in esso contenute. In realtà si sogna solo per pochi secondi, in un tempo di un paio di ore al massimo, con modalità spesso più di tipo fotografico che cinematografico. Si sognano frammenti e residui del passato (recente o remoto), si associano, anche in modo apparentemente incongruo, immagini a parole. Nel s. si annullano le differenze, si alterano lo spazio e il tempo, quasi tutto sembra essere possibile, anche le cose più assurde. La mente ha bisogno di storie, di continuità narrativa; è così che si colmano al risveglio i vuoti del ricordo con materiale di fantasia personale. Infine è necessario distinguere tra il s. che realmente avviene durante il sonno, da quello che si ricorda, fino a quello che si racconta o si trascrive. La maggior parte dei s. viene ricordata in bianco e nero, più raramente a colori.
Paradossalmente, durante il sonno REM, quindi proprio quando avvengono i s., il cervello si riposa e si ‘ricarica’. Il s. toglie o aggiunge elementi inutili o importanti, con meccanismi selettivi forse in parte simili a quanto accade per i processi di memorizzazione. Esisterebbero neurotrasmettitori in grado di attivare e disattivare le fasi REM. Si hanno fasi REM (e quindi verosimilmente s.) già in età fetale. I s. cominciano a diminuire intorno ai tre anni di vita; un’altra riduzione significativa si ha intorno ai 18÷20 anni. Dopo, inizia un lento e graduale ridursi delle fasi REM e quindi di conseguenza anche dei sogni. A livello neuroanatomico, la regione cerebrale più interessata durante il s. è quella del ponte, anche se non è la sola; infatti, il s. sembra poter essere regolato e attivato in diverse aree cerebrali. Osservazioni neuropsicologiche eseguite su pazienti cerebrolesi intorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso mostrano che i s. sono presenti anche in soggetti con lesioni di quelle strutture del tronco encefalico (ponte) considerate indispensabili per indurre e mantenere il sonno REM. I s. sono invece aboliti in seguito a lesioni della corteccia associativa parieto-occipitotemporale e frontale. Inoltre, danni alla corteccia limbica impediscono ai pazienti di distinguere fra s. e realtà e possono stimolare un’attività onirica continua.