SOGNO (fr. rêve; sp. sueño; ted. Traum; ingl. dream)
Filosofia. - Come ogni altro dato o funzione della vita psichica, il sogno costituisce oggetto di ricerche sul piano empirico, e il suo studio appartiene quindi di diritto, da tale punto di vista, alla psicologia sperimentale e alle scienze che, condividendone l'impostazione metodologica, sono a essa affini o con essa confinanti (fisiologia del sistema nervoso, psicoanalisi, ecc.).
La possibilità di un problema filosofico del sogno sorge quando la stessa coscienza sveglia, riflettendo sul suo contenuto e su ciò che possa contraddistinguerlo dal contenuto di sogni di cui si rammenti, viene a prospettare, come ipotesi, la possibilità che il suo contenuto di veglia non sia a sua volta che una situazione di sogno. Finché sogno, infatti, non credo, in genere, di sognare, ma di vivere una esperienza reale: la mia stessa esperienza presente, che dico reale, non potrebbe quindi essere anch'essa onirica, o nel senso che sia invece reale quella stessa che ora giudico onirica o nel senso che sia reale un'esperienza ulteriore, diversa tanto dalla mia situazione sognata quanto dalla mia situazione presente, e nella quale io sia per svegliarmi? Questo necessario atteggiamento dello spirito, per cui si scorge come la questione del sogno e della sua distinzione dalla veglia venga effettivamente a presentarsi come problema trascendentale, in quanto la coscienza che indaga il sogno è quella stessa che dubita di esser sogno, fa anche comprendere, d'altra parte, il motivo dell'impossibilità di quella ipotetica considerazione filosofica del sogno, che, s'è detto, avrebbe dovuto realizzarsi in seno alla stessa coscienza sognante. Nella sua attualità, infatti, tale coscienza non si distingue, quanto a senso immediato della sua realtà, dalla stessa coscienza sveglia; e quindi, qualora si ponesse in essa il problema del sogno (p. es. nel caso che si sognasse di sognare e di riflettere sul sogno compiuto), esso non potrebbe presentarsi che in quella stessa maniera in cui si presenta nella coscienza sveglia.
S'intende che tale distinzione metodologica di una considerazione filosofica dalla considerazione empirica del problema del sogno, appunto in quanto è, nei suoi presupposti, affatto moderna, non esclude affatto che la maggior parte delle riflessioni compiute a proposito del sogno da rappresentanti del pensiero filosofico appartenga invece alla storia della sua considerazione empirica. Così è, per non citare che un esempio tra i più antichi e noti, della concezione democriteo-epicurea secondo cui i sogni, analogamente alle sensazioni, son determinati dagli εἴδωλα, cioè dai simulacri delle cose, provenienti da esse medesime; così di tutte le teorie mistico-religiose che, considerando i sogni quale opera di potenze oltreumane, mirano alla loro interpretazione; così, infine, di tutta la scienza psicoanalitica dei sogni. Il problema filosofico della distinzione del sogno dalla veglia si è bensì anch'esso presentato assai precocemente alla coscienza occidentale: il documento più antico è costituito dal passo del Teeteto platonico in cui - senza peraltro proporre alcuna soluzione della difficoltà - si avverte come il sogno, per chi lo consideri senza uscir dal suo ambito, non sia meno reale della veglia. Il problema vien ripreso poi più volte, ma senza far gran passi innanzi (diventa anzi, in certi ambienti, quasi una specie di tema obbligato della filosofia, come risulta dal noto aneddoto di Napoleone all'università di Pavia). Esso riacquista bensì vivo interesse quando, ricondotta idealisticamente tutta la realtà nell'ambito dell'esperienza soggettiva, non può più intervenire a distinguere la veglia dal sogno quel criterio della realtà esterna, che resta invece sufficiente e decisivo dal punto di vista della considerazione empirica. Per non citare che il caso dell'idealismo italiano contemporaneo, il problema ritorna vivo nella filosofia di G. Gentile, il quale muove sostanzialmente dalla soluzione già proposta dal Kant, per cui la realtà della veglia, e l'irrealtà del sogno, è garantita dal fatto che la prima comprende, e giudica, in sé il secondo, mentre l'inverso non accade; ma approfondendola poi con l'analisi del "sentimento", cioè del senso fondamentale che il soggetto ha della realtà del proprio corpo e della natura che attraverso i suoi organi gli si manifesta, e per cui quindi, come distingue il percepito dall'immaginato, così discerne la veglia dal sogno. In altro senso, infine, il motivo dell'indistinzione tra realtà e irrealtà tipico della coscienza sognante influisce sull'uso concettuale e terminologico per cui, in sede di estetica, si tende a ravvicinare al fantasma del sogno il fantasma dell'arte, per cui pure è inessenziale la distinzione tra esistente e inesistente.
Psicologia generale. - Il sogno si può definire uno stato allucinatorio connesso col sonno: tale definizione non è peraltro specifica, in quanto esistono stati affini di coscienza, indipendentemente dal fatto del dormire. Come tale, il sogno resta tuttora uno dei problemi più complicati della vita psichica, e solo di recente si sono potute, al riguardo, compiere indagini elaborate e approfondite.
Il sogno presenta, prima facie, alcune caratteristiche ben note e facilmente descrivibili. La prima fra esse, e quella che maggiormente colpisce, è la quasi assoluta e generale indipendenza dei sogni dalla volontà del sognatore, così che il sogno viene in certo qual modo "subito" dalla coscienza sognante. Le immagini oniriche si presentano quasi invariabilmente con un carattere veridico, e solo eccezionalmente il sognatore si rende conto che quelle immagini non appartengono alla realtà esteriore; talora tale consapevolezza appare come una sorta di difesa dell'individuo di fronte a eventi onirici sgradevoli, quasi che solo un simile riconoscimento permettesse di continuare a dormire.
Un'altra caratteristica del sogno è la generale sospensione dell'attività motoria: l'individuo può sognare di compiere azioni svariate, di correre, ecc., senza che ciò si traduca in movimenti muscolari effettivi.
Nel sogno, inoltre, si ha in genere un distacco della coscienza dalle leggi di razionalità e di logica che presiedono all'attività psichica della veglia: incoerenze palesi, mancanza di legame tra le successive immagini oniriche, confusionismo e imprecisione nelle immagini stesse sono abituali, per quanto eccezionalmente si verifichino anche sogni ben coordinati, e più o meno simili allo svolgersi di un regolare evento della vita desta.
Circa lo stato dell'attenzione nel sogno, i pareri sono discordi, ritenendosi da alcuni che questa sia del tutto assente; da altri - e con miglior fondamento - che l'attenzione sia come fissata e polarizzata sulle immagini oniriche.
I sogni si possono empiricamente distinguere in quattro categorie a seconda delle fonti che ne determinano il sorgere; essi possono cioè provenire da: 1. eccitazione esterna dei sensi (obiettiva); 2. eccitazione interna dei sensi (soggettiva); 3. eccitazione interna dell'organismo; 4. eccitazione puramente psichica. Taluni distinguono anche i sogni in "rappresentativi", ossia determinati da stimoli che partono dal sistema nervoso centrale, e "presentativi", ossia determinati da stimoli che partono dal sistema nervoso periferico, e cioè, mediatamente, dalla realtà esterna.
Di ognuno di questi tipi di sogni possono darsi molti esempî: è noto, per quanto si riferisce alla prima categoria, che stimoli luminosi, sonori, olfattivi possono determinare un sogno particolare, e spesso anche inserire in un sogno, con alterazioni e trasformazioni talora notevolissime, una porzione della realtà estrinseca al sognatore. Così, p. es., la percezione di un profumo può far sognare di trovarsi in un giardino e di odorare dei fiori, ecc. Di sogni dovuti a eccitamenti organici interni sono un notissimo esempio quelli di esploratori affamati i quali sognino di trovarsi dinnanzi a tavole imbandite e a cibi appetitosi. I sogni determinati da stimoli psichici sono poi, come si sa, i più frequenti e noti. Accanto a essi vanno menzionati fenomeni affini al sogno, quali gli stati di rêverie e le cosiddette "illusioni ipnagogiche" (A. Maury), ossia quelle serie di immagini non aventi un vero carattere allucinatorio (poiché appaiono come irreali allo stesso soggetto), ma che peraltro si svolgono senza un'attiva partecipazione della volontà, frequenti negli stati di dormiveglia, e in genere per alcun tempo prima che subentri il vero e proprio stato di sonno.
Complessi e importanti sono i rapporti fra sogno e memoria. Si constata, in primo luogo, che esperienze anche insignificanti e lontane, e non più presenti alla coscienza desta, si ripetono talvolta nel sogno, e che il sognatore, una volta sveglio, può confermare non già per proprio personale ricordo, bensì in seguito a ragguagli ottenuti da persone e circostanze esterne, di averle in realtà vissute. Parecchi sogni hanno dunque un carattere "ipermnestico" (mentre in altri si considerano come non avvenuti anche eventi importantissimi); ed è caratteristico il fatto che la maggioranza delle cose che riappaiono nel sogno, e che la mente desta non ricorda, appartengono all'epoca infantile. Non meno tipica è la "scelta", che vien compiuta nel sogno, degli elementi riprodotti, scelta che come ognun sa è del tutto indipendente dall'interesse, dall'affettività cosciente, ecc., del sognatore: così un grave evento della vigilia resta completamente fuori del mondo onirico, mentre in questo compaiono particolari insignificanti e futili su cui da desti non ci si sarebbe mai soffermati. Questa strana caratteristica, come tante altre della vita onirica, è stata primamente delucidata dalla psicoanalisi (v. appresso). In particolar modo la psicoanalisi ha fornito la spiegazione logica di un altro problema relativo ai rapporti fra sogno e memoria, del fatto cioè che i sogni si dimenticano con grande facilità, anche quando all'immediato risveglio appaiono nitidamente presenti alla coscienza.
Durante il sogno, come è ormai pacifico dopo gli studî recenti, s'instaura una morale assai diversa da quella della veglia: certe esplicite tendenze della personalità desta non vi compaiono, almeno in apparenza, e per contro possono manifestarvisi sentimenti e atteggiamenti che contrastano col comportamento e con le abitudini dell'individuo desto; tale incongruenza determinò a suo tempo ampie discussioni tra alcuni dei migliori indagatori dei problemi onirici.
Uno dei punti più dibattuti relativi al sogno riguarda la rapidità effettiva degli eventi onirici in confronto a quella presunta. Fondandosi di solito sopra un celebre racconto di A. Maury (che narra di aver presenziato, in sogno, alla propria condanna alla ghigliottina e a tutte le scene inerenti sino al taglio della testa, in relazione alla caduta sul suo collo di una parte del letto), parecchi autori hanno ritenuto che i sogni dovessero essere brevissimi o addirittura istantanei, verificandosi in essi capacità di registrazione e di elaborazione, da parte della personalità psichica sognante, assai maggiori e più rapide che non nella veglia. Ma questa tesi é stata smentita sia da esperienze dirette compiute su dormienti, sia dalle seguenti considerazioni: da un lato è presumibile che le immagini oniriche si susseguano più rapidamente di quelle che sorgono, nella veglia, provocate da stimoli esterni, non più però di quelle prodotte dall'associazione d'idee e dall'attività mentale in genere; dall'altro è ben noto che anche nella veglia può verificarsi un'accelerazione di processi mentali sotto l'impulso di circostanze particolari (pericolo grave, stati febbrili, ecc.): tale accelerazione non sarebbe cioè, comunque, specifica del sogno.
Molte osservazioni sono state compiute per quanto riguarda il rapporto tra i sogni e l'età, il sesso, le condizioni mentali od organiche, lo stato di civiltà, ecc., dei sognatori. Per ciò che concerne i bambini, è certo che l'attività onirica comincia molto per tempo (l'inizio può ritenersi contemporaneo alla prima consapevole distinzione tra l'io e il mondo esterno). I sogni dei bambini sono per lo più molto semplici e a essi si applica con assoluta evidenza la formulazione di Freud, che cioè il sogno è la realizzazione di un desiderio. Nei vecchi che hanno superato i 65 anni l'attività onirica è in genere indebolita, correlativamente a tutto l'abbassamento generale della vita psichica. Per ciò che riguarda il sesso, sembra che le donne sognino con maggior frequenza che non gli uomini; o quanto meno esse ricordano i proprî sogni più facilmente e con maggiore chiarezza. Come è noto, la grande maggioranza dei sogni sono espressi in forma visiva; seguono, a notevole distanza le impressionì auditive, poi quelle gustative e olfattive.
Una considerazione particolare meritano i sogni dei nevropatici e dei malati di mente: sogni i quali spesso consentono una maggiore e più profonda comprensione dei singoli stati patologici. È noto quanto l'esame e l'analisi dei sogni vengano sfruttati dalla psicoanalisi per la diagnosi e la cura delle malattie psichiche. Molto spesso i sogni dei malati psichici sono ricorrenti, e tale carattere appare ancora più frequente allorché li si sottoponga a un'analisi sistematica.
Particolari osservazioni sono state compiute intorno ai sogni dei ciechi. Il contenuto dei sogni dei ciechi nati è - come logicamente era da attendersi - non visivo. Il carattere visivo compare invece, in modo maggiore o minore, nei sogni di coloro che son diventati ciechi a una data età. Sembrerebbe altresì, in base a varie constatazioni di ordine necessariamente estrinseco, che un'attività onirica sia da attribuire anche ad animali: la cosa è quasi certa per quanto riguarda i cani.
Una particolare categoria è quella dei sogni cosiddetti "paranormali": di quei sogni, cioè, nei quali sembrano manifestarsi facoltà di conoscenza extrasensoriale, con carattere propriamente metapsichico (vedi psichica, ricerca). La maggioranza dei sogni di tal genere è rappresentata da quelli telepatici (v. telepatia), nei quali, cioè, il sognatore percepisce stati psichici o eventi vissuti da un'altra persona per lo più a lui legata da vincoli affettivi (parenti, amici). Più rari, tra questi sogni già di per sé eccezionali, sono quelli in cui viene avvertito il verificarsi di un evento estraneo al sognatore (sogni chiaroveggenti), e quelli in cui viene visualizzato in anticipo un avvenimento futuro (sogni profetici o premonitori). Di tali sogni paranormali sono state compiute molte raccolte, descrizioni sistematiche, analisi comparative assai interessanti. Le leggi che presiedono al loro insorgere sono, beninteso, ancora da approfondire, come tutte quelle relative alla psicologia paranormale.
Teorie sul sogno. - In tutti i tempi si è cercato di dare del sogno una qualche spiegazione, e naturalmente le teorie che si sono avvicendate dall'antichità sino all'epoca attuale riflettono le credenze, il pensiero filosofico e religioso, ecc., delle epoche e dei ricercatori che le hanno formulate.
La differenza sostanziale tra il pensiero antico e quello moderno, per ciò che riguarda i sogni, è la seguente: in antico, pur tra concezioni animistiche, primitive, sostanzialmente erronee, si riteneva - come ancora oggi si ritiene presso i popoli selvaggi e semiselvaggi - che i sogni avessero comunque un significato e un'importanza. Nei tempi moderni tale concezione era stata abbandonata, e sia che si desse del sogno una qualche valutazione psicologica, sia che lo si riconducesse in tutto o in parte a stimoli somatici, si riteneva che le immagini oniriche fossero una pura attività fantastica senza connessione e senza logica, rimanendo il sogno, nella massima parte dei casi, irriducibilmente privo di senso. Le teorie moderne sul sogno possono distinguersi in tre gruppi (classificazione di Freud): 1. teorie secondo le quali nel sogno si ritrova tutta l'attività della veglia; 2. teorie che ravvisano nel sogno un abbassamento dell'attività psichica, un rilassamento delle associazioni, un impoverimento del fondo di elementi utilizzabili; 3. teorie che attribuiscono allo spirito, durante il sogno, attività psichiche particolari.
Da Cartesio in poi, moltissimi filosofi e pensatori moderni si sono occupati del problema del sogno, enunciando al riguardo le più svariate idee. Già per Hobbes i sogni provengono da stimoli organici, che giungono al cervello e lo mantengono in attività anche durante il sonno. Schopenhauer propone una spiegazione analoga, mettendo in maggiore evidenza, al riguardo, la funzione del sistema nervoso simpatico. Secondo C. A. Scherner, il sogno, proveniente sempre in gran parte da stimoli organici, è uno stato particolare di "libertà" dello spirito, dovuto a una "decentralizzazione" dei processi psichici dell'io, e a un correlativo enorme aumento della potenza immaginativa: la quale acquista inoltre, in tale stato, speciali facoltà simbolistiche (circa queste alcune sue interpretazioni precorrono felicemente quelle del Freud). J. Volkelt sviluppa e semplifica le teorie dello Scherner. La funzione "utilitaria" compiuta dal sogno, nel senso dell'"eliminazione dei pensieri soffocati nel germe", è messa in particolare evidenza da W. Robert. Per J. Delboeuf, il funzionamento dell'attività psichica rimane invece tal quale durante il sogno, pur differendo da quello della veglia date le mutate condizioni. Secondo W. Wundt le cause del sogno sono sia le eccitazioni somatiche attuali, sia quelle psichiche provenienti da preoccupazioni o da altra fonte.
La massima parte degli studiosi moderni del problema, anteriori al Freud, si son trovati d'accordo nel ritenere che "tutti i fatti ci portano a considerare il sogno come un processo organico, sempre inutile e spesso morboso" (C. Binz). Il primo tentativo coerente nel senso di riconoscere invece ai sogni una funzione e un significato si deve a S. Freud, il quale riuscì a inquadrare i fenomeni onirici in una teoria elaborata e sistematica della vita psichica. Oggi nessuna esposizione dottrinale relativa al sogno può prescindere dai punti di vista freudiani, e della psicoanalisi in genere.
Psicoanalisi - La psicoanalisi (v.) studia il sogno dal punto di vista psicologico, vuole cioè ricercare i motivi psicologici, le tendenze e i conflitti interni che vi trovano espressione. Secondo questa disciplina ogni sogno è dovuto all'azione di stimoli sia fisici (un rumore, una pressione su una data parte del corpo, uno stimolo viscerale o di fame o di sete, un dolore, ecc.), sia psichici (un moto dell'istinto, uno stato d'insoddisfazione, una preoccupazione, un dispiacere, un rimorso, ecc.) che disturbano il sonno. L'apparato psichico si trova durante il sonno in condizioni molto diverse da quelle della veglia: è chiuso verso il mondo esterno, la sensazione fisica dell'io (P. Federn) è abolita, cessa la distinzione tra reale e irreale, e gli stimoli interni che disturbano il sonno e che tendorio automaticamente a un'evasione si esprimono in forma allucinatoria, dovuta al distacco specifico dell'apparato psichico, nello stato di sonno, dal mondo esterno. Questo studio relativo alle condizioni "psico-dinamiche" e "topiche" dell'apparato psichico nello stato di sonno e durante i fenomeni onirici, caratterizzati appunto dalle allucinazioni, appartiene a quella parte della psicoanalisi che si chiama "metapsicologia".
Gli stimoli che provocano il sogno non devono essere necessariamente coscienti; anzi per lo più si tratta di stimoli psichici inconsci, la cui origine risale all'infanzia dell'individuo, e che sono stati accidentalmente risvegliati, per via associativa inconscia, da esperienze recenti vissute durante la veglia. In questo caso, che è il più frequente, le tendenze rimangono automaticamente relegate nell'inconscio in seguito a resistenze, pire inconsce, che esercitano una funzione di "censura" ("censura onirica"). S'intende per contenuto onirico "manifesto" il contenuto allucinato del sogno, tale e quale; per contenuto "latente" invece il contenuto psichico inconscio che ha subìto l'alterazione onirica, e al quale si giunge attraverso il lavoro d'interpretazione. I pensieri onirici latenti, cioè, non solo appaiono in forma allucinatoria, ossia di quadri per lo più visivi, ma subiscono le più svariate alterazioni, per cui riescono irriconoscibili all'io stesso del sognatore. I meccanismi di tale deformazione, dovuta anzitutto alla funzione della censura onirica, sono inerenti ai processi psichici dell'inconscio, diversissimi da quelli della coscienza. Così taluni elementi psichici inconsci possono venire sostituiti da altri che stanno con loro in un rapporto associativo, simbolico o allegorico (dislocazione), molti elementi psichici di origine recente o antica possono esprimersi fusi in una sola immagine (cumulo, condensazione), altre volte invece una data idea può essere espressa per mezzo di un'immagine con significato opposto, e via di seguito. Talvolta, l'evasione onirica di uno stimolo psichico che disturba il sonno può essere la causa di un altro stimolo, che a sua volta desta il dormiente (sogni angosciosi).
La comprensione e l'analisi dei sogni richiede uno studio profondo, un'esperienza di anni, intuito personale. Il processo psichico inconscio per cui i pensieri latenti subiscono un'alterazione, vien chiamato "lavoro onirico". Alcuni sogni non vanno però soggetti al lavoro onirico: così quelli, già menzionati, specialmente di bambini piccoli, che esprimono in forma allucinatoria il semplice esaudimento d'un desiderio o d'un moto istintivo.
Nel trattamento psicoanalitico l'analisi dei sogni ha un'importanza centrale.
Bibl.: C. A. Scherner, Das Leben des Traumes, Berlino 1861; F. W. Hildebrandt, Der Traum und seine Verwetung fürs Leben, Lipsia 1875; L. Strümpell, Die Natur und Entstehung der Träume, ivi 1877; C. Binz, Über den Traum, Bonn 1878; A. Maury, Le sommeil et les rêves, Parigi 1878; P. Radestock, Schlaf und Traum, Lipsia 1878; J. Delboeuf, Le sommeil et les rêves, Parigi 1885; W. Robert, Der Traum als Naturnotwendigkeit erklärt, Amburgo 1866; M. Simon, Le monde des rêves, Parigi 1888; C. M. Giessler, Aus den Tiefen des Traumlebens, Halle 1890; W. Weygandt, Entstehung der Träume, Lipsia 1893; Ph. Tissié, Les rêves, physiologie et pathologie, Parigi 1898; S. De Sanctis, I sogni, Torino 1899; S. Freud, Die Traumdeutung, Vienna 1900; ult. ed. 1932; M. Foucault, Le rêve, Parigi 1906; J. MOurly Vold, Über den Traum, I, Lipsia 1910; N. Vaschide, Le sommeil et les rêves, Parigi 1911; H. Ellis, The world of dreams, Londra 1911; W. Stekel, Die Sprache des Traumes, Wiesbaden 1911; E. Jones, Der Alptraum, ecc., Lipsia e Vienna 1912; R. Traugott, Der Traum, Würzburg 1913; W. Fischer-Defoy, Schlafen und Träumen, Stoccarda 1918; Bonjour, Les rêves, Losanna 1920; J. Varendonck, The psychology of day-dreams, Londra 1921; H. Sachs, Gemeinsame Tagträume, Vienna 1924; A. E. Hoche, Das träumende Ich, Jena 1927; J. W. Dunne, An experiment with time, Londra 1927; L. Binswanger, Wandlungen in der Auffassung und Deutung des Traumes, ecc., Berlino 1928; L. Bosman, Meaning and phylosophy of dreams, Londra 1932; H. Winterstein, Schlaf und Traum, Berlino 1932.
Oniromanzia.
Come si è detto, nell'antichità - e ancor oggi presso popolazioni di cultura primitiva - i sogni sono considerati come messaggi inviati all'uomo, per avvertirlo di determinati eventi, dal mondo soprannaturale. Poiché nel sonno, e nel sogno, "iacet corpus dormientis ut mortui, viget autem et vivit animus" (Cicerone, De divinat., I, 30, 63) è questa del sogno - e particolarmente nel caso dei "sogni reciproci" (quando A sogna di B e, spesso contemporaneamente, B a sua volta di A) - una delle esperienze su cui si fondano le concezioni animistiche (v. animismo); il sogno è, per i popoli che si trovano in tale grado di civiltà, una riprova dell'esistenza di un' "anima" abitante nel corpo, ma distinta da esso. Anche maggiore importanza assume il sognare di morti, sia dal punto di vista accennato, sia perché il primitivo sa che le anime dei defunti conoscono l'avvenire: perciò, in Grecia e in altri luoghi, madre dei sogni fu ritenuta la Terra; onde la pratica dell'incubazione La credenza, che nei sogni appaiano ammonitrici le anime dei trapassati, si trova anche in Omero (p. es., Iliade, XXIII, 65 segg.: Patroclo appare ad Achille); secondo credenze antiche, i sogni veri e i falsi escono da due diverse porte dell'Ade, o questi dopo e quelli prima della mezzanotte (cfr. anche Virgilio, Eneide, VI, 893 sem.). Ma per Omero i sogni sono anche mandati da Giove (cfr. Iliade, II, 1-35: il sogno di Agamennone; I, 63, καὶ γὰρτ' ὄναρ ἐκ Διός ἐστιν). La frequenza di questi sogni nei poemi omerici ha fatto sì che anche questo artificio fosse largamente imitato in tutta la poesia. epica. E nella letteratura e nella tradizione sono frequenti i sogni premonitori, che p. es. avvertono la madre circa il destino del figlio ch'essa ha concepito.
La credenza nel carattere profetico dei sogni rimase viva in Grecia, ove l'interpretazione dei sogni diventò privilegio d'indovini specializzati (ὀνειροπόλος, p. es. in Il., I, 63; ὀνειροκρίτης) e di essa fu attribuita l'invenzione a Prometeo (Eschilo, Prom., 485 segg.). Dell'interpretazione dei sogni si occupò una letteratura abbastanza ampia, che ha probabilmente inizio con Antifonte sofista, e della quale ci è pervenuto il trattato di Artemidoro di Daldi.
Ma la credenza nel carattere profetico dei sogni, e l'oniromanzia non furono una particolarità del mondo greco (e poi del romano); esse ebbero infatti grande importanza anche nell'Egitto antico, dove - in conformità con la grande forza che vi ebbero le credenze magiche - si vollero anche provocare i sogni, e non soltanto con l'incubazione o la preghiera rivolta agli dei, ma mediante pratiche di magia; e in Babilonia dove pure i sogni ammonitori hanno larga parte nell'epopea di Gilgamesh.
Anche nella Bibbia i sogni di presagio - generalmente di carattere simbolico - non sono pochi: il personaggio che si segnala per abilità nell'interpretarli è Giuseppe (cfr. Genesi, XXXVII, 6 seg.; XL, 5 segg.; XLI, 1 segg.). E in sogno S. Giuseppe è dall'angelo assicurato della purità di Maria (Matteo, I, 19-21).
L'interpretazione dei sogni fu in gran voga anche presso i popoli germanici, e varie tracce ne rimangono nel folklore. Anche presso popolazioni primitive la credenza nel valore delle rivelazioni avute in sogno è grandemente diffusa, ma, per grande che sia il valore dell'argomentazione di E. B. Tylor, non è legata all'animismo: p. es., in Australia, lo stregone riceve in sogno rivelazioni dall'essere celeste (Daramulun). E a concezioni primitive di carattere magico appare legata la credenza, diffusa sia presso popolazioni di cultura primitiva moderna (Marocco), sia presso popoli civili dell'antichità (Grecia, Babilonia, India antica), che il sogno "cattivo" lasci in chi lo ha fatto un'impurità, che conviene espellere con varî mezzi eliminatori, tra cui anche l'enunciazione del sogno a un animale od oggetto che poi viene allontanato, o distrutto o nascosto, ecc.
Folklore. - Nelle concezioni popolari, sopravvive l'idea che il sogno è la rivelazione del futuro, spesso in forma figurata, a opera di santi o di anime di trapassati, che si mostrano ai dormienti in sembianze visibili; e sopravvivono pure la prassi e la pseudoscienza dell'interpretazione, la quale sa stabilire innanzi tutto se il sogno sia buono o cattivo. Grande importanza si attribuisce al colore degli oggetti sognati, e principalmente al bianeo e al nero, che indicano il primo cosa triste, dispiacevole o dolorosa, e il secondo cosa lieta e attraente. Da qui una speciale nomenclatura, la quale determina ed enumera i simboli fasti e nefasti: le olive, i fichi, l'uva se sono bianchi presagiscono tristi avvenimenti; se neri, piacevoli e lieti. L'uva nera indica propriamente gioia e allegrezza; l'uva bianca lagrime e sventura. Allo stesso modo, la neve indica la desolazione; il carbone il benessere e la salute; l'argento la ricchezza; il bronzo la miseria; l'oro un evento luttuoso o un inganno vicino, le pietre preziose, poi, una prossima sventura. Altre volte il significato si desume da speciali circostanze, che sono interpretate in senso opposto alla realtà. Così il bacio, che nella vita è segno di affetto e di amore, nel sogno indica disgusto e distacco. Un garofano che sboccia è segno di mortalità di bambini; un albero che cade, della perdita del capo della famiglia, e via dicendo. Non di rado il carattere si desume dalle circostanze di tempo in cui il sogno è avvenuto. Sono veritieri i sogni del mattino; mendaci quelli fatti nel cuore della notte; sono rivelatori i sogni del venerdì e in parte quelli del lunedì e del martedì; e la credenza aggiunge che i sogni del lunedì sono belli, all'opposto di quelli del giorno successivo che sono brutti. Fra i popoli germanici grande importanza si dà ai sogni fatti nelle notti della festa di Jul (solstizio d'inverno) e specialmente nella dodicesima, che coincide con l'Epifania, e nella notte del solstizio d'estate (S. Giovanni, o "notte di mezzo estate", ingl. Midsummer night: superfluo ricordare il Sogno dello Shakespeare, se non per osservare forse che la non conoscenza del folklore ha sviato gli stranieri: quel titolo non allude alla stagione, come ha creduto, per es., G. d'Annunzio calcandolo nei suoi titoli Sogno di un mattino di primavera e Sogno di un tramonto d'autunno). Ci troviamo qui tra le feste del rinnovo dell'anno e della vegetazione, cioè in momenti particolarmente delicati e in cui è più opportuno trarre gli auspici.
Anche nel folklore sopravvive la preoccupazione di prevenire o rendere innocui i sogni cattivi (p. es., nel primo caso col riporre sotto il capezzale un paio di scarpe o l'avvolgere al polso, nell'andare a letto, la corona del rosario; nell'altro, mediante carmi e scongiuri), o quella di ottenere dei sogni (p. es., col dormire in una casa nuova) e, soprattutto, di ottenerli veridici (p. es., riponendo sotto il capezzale mazzi di erbe aromatiche o di fiori diversi).
Un'infallibile significazione hanno i sogni degli sposi, o della sposa soltanto, durante la prima notte del matrimonio; e la tradizione popolare è ricca di esempî di sogni presaghi, che avrebbero preannunziato alle spose e alle madri, spesso in forma simbolica, il concepimento o la nascita di figli famosi e delle loro glorie.
Bibl.: Articoli: Dreams, in Hastings, Encyclopaedia of Religion and Ethics, V, Edimburgo 1912; Traum, in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 2ª ed., V, Tubinga 1931; Traum, in O. Schrader, Reallexikon der indogermanischen Altertumskunde, 2ª ed., II, Berlino 1928. Inoltre, G. Pitrè, Usi e costumi, credenze e pregiudizî del popolo siciliano, Palermo 1899, IV, pp. 272-84; G. Tigri, Contro i pregiudizî popolari, Torino 1870, cap. 4°; V. Dorsa, La tradiz. greco-latina negli usi e nelle credenze della Calabria citer., 2ª ed., Cosenza 1884, p. 101 segg.; N. Lombardi-Satriani, Il significato dei sogni, in Folklore calabrese, II (1916), n. 3, p. 3 segg.; F. Lanzoni, Il sogno presago della madre incinta nella letteratura medioevale e antica, in Analecta bollandiana, XLV (1927), pp. 225-61; A. Dauzat, Légendes, prophéties et superstitions de la guerre, Parigi s. a. Su Antifonte e Artemidoro, oltre la bibl. alle singole voci, v.: R. Dietrich, Das Traumbuch Antiphons, in Philolog. Wochenschrift, 1927; S. Luria, Studien zur Geschichte der antiken Traumdeutung, in Bollettino dell'Accademia russa delle scienze, 1927; R. M. Geer, On the theories of dream interpretation in Artemidorus, in Classical Journal, 1927.